La storia di Eolo Giovannelli (scritta da Maras) – 1a parte

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Eolo Giovannelli

Eolo Giovannelli

1a parte.

Premessa

Tre focolarini, di Igino Giordani

Tre focolarini, di Igino Giordani

La storia di Eolo Giovannelli è già presente nel blog come PDF sotto la voce “Amici di Maras”, ma la sua figura è talmente bella e esemplare che la riproponiamo a puntate per poterla assaporare nel miglior modo possibile.  Nel 1962 Igino Giordani aveva pubblicato il libro dal titolo “Tre Focolarini” che comprendeva tre storie, quelle di: Andrea Ferrari, di Tarcisio Pacati e per l’appunto quella di Eolo Giovannelli. Nella stesura del libro, Giordani aveva chiesto a Maras Alfredo Zirondoli, che aveva conosciuto molto bene Eolo, di scrivergli la storia. Infatti Maras, durante il suo soggiorno a Pisa quale medico anestesista e assistente universitario, aveva avuto modo di conoscerlo attraverso un profondo ascolto e gli aveva fatto conoscere la spiritualità di Chiara. Chi meglio di Maras poteva farlo? Al punto che poi Igino Giordani è intervenuto soprattutto nella forma, infatti riconosciamo qua e là il suo tipico linguaggio forbito. Quindi il contenuto del racconto si può considerare a tutti gli effetti opera di Maras, ed è bello come lui stesso si definisce: “giovane medico”.                   

L’incontro

Un giorno della primavera del 1956 fui invitato a parlare a un raduno di Focolarini, a Firenze. Una cinquantina, uomini i più: giovani, di varie classi sociali, raccolti nella sala di conferenze d’un istituto scolastico religioso, sulla rampa d’una collina. Mi si disse che sarebbe stato presente anche Eolo.

«Eolo? Chi è?». Mi fu spiegato che era un giovane paralitico; sarebbe stato portato a braccia, e messo su quel divano.

Provai un senso di disagio, come se quel convegno della carità dovesse divenire uno spettacolo della misericordia e su quello spiegamento di giovinezza dovesse calare una coltrice da ospizio.

Senonché, proprio l’aspetto di quella gioventù, nelle cui pupille rideva il cielo, così come sulla collina brillava il sole, servì a ricordarmi che in ogni creatura deve vedersi Gesù. Non eravamo adunati per imparar questo? per vivere questa realtà?

L’attesa prese un color di festa, e volli sapere… Ma – … Ecco Eolo! – Un fardello, mareggiando sulle teste dei convenuti, fu con disinvolta speditezza fatto passare attraverso la sala per essere depositato sul divano, presso il pianoforte. Quell’ingombro di indumenti e braccia si dispiegò agli occhi di tutti, appena i giovani si furono ritirati nei loro sedili; e scoperse il volto sorridente di un giovinetto, un fanciullo, dai tratti delicati, che sprizzava intelligenza dagli occhi spiegati a una bontà angelica. Non potetti trattenermi dal correre a salutarlo. E mi accolse come se mi conoscesse da sempre: di quella conoscenza che pare essere avvenuta al di là del tempo, nella comunanza dell’Amor divino.

C’era tanto amore in quegli occhi luminosi che invase anche me e tutti: sì che l’invalido stette in mezzo a noi, dal fondo del silenzio, nella validità portentosa d’un datore di vita. Vidi che tutti gli volevano bene e che egli voleva bene a tutti: si sentiva della famiglia e non mostrava il minimo imbarazzo, anzi non il minimo pensiero, della propria disgrazia. Era a suo agio: e, reciprocamente, anche gli altri si sentivano, verso di lui, in tutta libertà, come se la paralisi che immobilizzava quella giovinezza ventenne non valesse più di uno dei tanti indifferenti connotati, onde l’uno era diverso dall’altro.

Uno diverso dall’altro, e pure tutti eguali nella personalità di Cristo: il solo che valesse. E in Cristo Eolo non era invalido, non era menomato: era un prediletto: ne era la rappresentanza privilegiata.

Supino sul divano, come ostia sull’altare, appariva offerto a Dio e per Lui ai fratelli: e in quella oblazione, rapito, sprigionava una serenità di paradiso, con un sorriso verginale, che faceva sentir presente Maria.

Video della 1a Mariapoli – 1957 – Fiera di Primiero – Eolo è al minuto 5.45!

arte

La fanciullezza

Eolo era figlio d’un muratore, Pompeo Giovannelli, e d’una donna del popolo, Italia, da cui era nato, a San Macario, in provincia di Lucca, il 1° luglio 1934. Solo otto anni più tardi venne alla luce una sorellina, Milvia.

Quei due nomi piuttosto difficili, Eolo e Milvia, rivelano nei genitori, pur operai, un gusto della cultura: e un gusto aristocratico. E i genitori furono i primi educatori di Eolo. Lavoratori probi, instancabili, abitavano – e abitano – una casetta di loro proprietà, con un orto, che papà Pompeo, nei momenti di libertà dal lavoro, coltiva con perizia. E’ un uomo di poche parole, impiantato su alcuni principi di giustizia e dignità, colorati di socialismo, per il quale non frequentava ordinariamente la chiesa. La madre, di carattere vigoroso, si prodiga nella casa per i suoi e fuori di casa per i disgraziati.

Fu lei soprattutto che educò il ragazzo. Un ragazzino vivace, ma obbediente e affezionato.  Se gli donavano una caramella, prima ne portava una metà alla mamma. Alla scuola studiò, ma non troppo: quel tanto da passare normalmente a giugno. Sensibile, appena fatte le elementari, desiderò d’essere di giovamento ai genitori poveri: e prese a carreggiar legna dai boschi e a raccoglier castagne per venderle, felice di riportare qualche spicciolo a casa e vedere la fronte della mamma spianarsi e il babbo guardarlo con una carezza. Un anno che le nevicate provocarono lo schianto di numerose chiome di pini, Eolo, col permesso dei proprietari, raccattò tanti rami divelti da assicurare legna da ardere per l’intera annata, alla famiglia. Aveva allora dodici anni. Saltava come un cerbiatto; s’arrampicava sugli alberi; correva avido di vita, a piedi nudi, anche d’inverno, non soffrendo né per il freddo né per il caldo. «Era d’acciaio», dice la mamma, rievocando quell’adolescenza lieta e vibrante. Libero d’animo, con certa fierezza popolare, non accettava doni.

Veniva su abbastanza religioso, non perdeva mai la Messa e il Vespro domenicali: per il resto viveva la vita di tutti gli altri ragazzi.

Igino Giordani (Foco)

Igino Giordani (Foco)

L’infortunio

A dodici anni e mezzo si collocò, quale apprendista, nell’autocarrozzeria dei fratelli Arrighi, in località detta Picciorama, fuori Lucca, a 10 km. di distanza da casa sua, sulla strada di Pescia. Intelligente, volonteroso, presto imparò del suo mestiere più di quanto l’età comportasse. Il capo dell’azienda ne era soddisfattissimo, e poté rendere alla mamma di Eolo la testimonianza che il suo figliolo a tredici anni lavorava più e meglio di altri a diciotto anni.

Gli Arrighi gli vollero perciò un gran bene, come a un figlio; e quando egli rimase vittima dell’infortunio, ne furono costernati quanto i genitori e, per i lunghi anni della degenza, vennero di continuo a trovarlo.Per il resto era un ragazzo come tanti, con abitudini e difetti dei coetanei. Al pari di loro, anche lui coltivò l’usanza dell’incontro serale con una ragazzetta, che lo attendeva all’uscita dal lavoro.

Tutto faceva prevedere che sarebbe venuto su come un bravo operaio, in una esistenza normale, a mò dei tanti lavoratori della contrada lucchese.
Senonché, a quattordici anni, quando la vivida intelligenza e la ricca vitalità gli animavano le cose e gli uomini dei bagliori creativi dell’ideale, e godeva il fascino della forza e della bellezza e le speranze lo gremivano di luci, successe la disgrazia.

Un giorno scoppiò, nella fabbrica, un gasogeno, e una scheggia, proiettile rovente, colpì Eolo nella colonna vertebrale, spezzandola. Cadde fulminato, e parve morto. Non si risvegliò che più tardi, all’ospedale, dove si scoperse fatto oggetto di cure e di pietà da medici, infermieri e conoscenti, tra i cui volti apparivano di continuo gli occhi arrossati della mamma e del papà.

Cosa mirabile!  Quel colpo veemente di fuoco e d’acciaio, che lo aveva abbattuto, ora, nella degenza sofferente, gli si stava configurando come l’intervento subitaneo e potente di Dio. Come aveva sentito dire del Dio terribile apparso, tra fulmini, ai profeti, ecco che il Signore s’era presentato anche a lui, per strapparlo a quella vita facile, che si dispiegava come una marcia della frivolezza, e rimenarlo a un sentiero aspro, che saliva, come a un Calvario.

La calamità aveva così, nello spirito del ragazzo, acceso il problema di Dio. Volle guarire, anche per mutar tenore di vita.
Sul principio credeva di poter guarire. I medici invece credevano che sarebbe morto da un momento all’altro, non dandogli più di quindici giorni.
La sua fame di vita si rivelò anche in questo: che all’ospedale volle ricevere Gesù nell’Eucaristia, e pregò il babbo che facesse la comunione con lui. Il babbo, che da quindici anni, e cioè dal giorno delle nozze, non si era più comunicato, per aderire alle preghiere incalzanti del ragazzo, ricevette anche lui Gesù.

Cessate le febbri, Eolo parve migliorare. Ma risultò paralizzato dal collo alle piante, sì che i suoi dovevano imboccarlo. Fu una sorpresa tremenda. Con sforzi di volontà eroici, riuscì piano piano a recuperare l’uso delle braccia; e sperò di recuperare anche l’uso delle gambe. I conoscenti lo esortavano e lo illudevano. Senonché, non vedendo la guarigione, egli via via venne chiudendosi in un cerchio di cupo silenzio, minacciando di recidersi le vene, se entro sei mesi non si fosse alzato da letto.

Non si rassegnava al pensiero che la sorellina Milvia dovesse crescere con un invalido in casa e che i genitori, già così tribolati, dovessero affannarsi con un malato permanente. «Voglio morire! – diceva – Perché i nostri defunti non mi ottengono la morte dal Signore? »
Tornò a casa. Ivi la solitudine crebbe. Ivi l’attesa dell’imprevedibile, nel dubbio, nella sofferenza, lo rese nervoso, esigente. Se la sorellina Milvia commetteva qualche piccola mancanza, egli si metteva a farle prediche a non finire, tanto che la madre, un pò per ridere un pò per piangere, lo chiamava «Padre Lombardi».  E alludeva al celebre predicatore.

(Continua)

 

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.

Comments

  1. Eric Mattern Lut De Sutter says

    Incroyable, Eolo et cette vidéo de la Mariapoli ’57!!!
    Grand merci!!