Il Prof. Riccardo Zerbetto è un’autorità planetaria nel campo della neuropsichiatria. In una newsletter pubblicata su internet un mese dopo la morte di Maras, il 31 gennaio 2009, gli dedica questa bellissima e lusinghiera testimonianza, e una magnifica poesia (che definisce “scritto”), delle quali lo ringrazio sentitamente:
” – Una menzione, infine, alla scomparsa di una persona a me molto cara. Un maestro di cui mi sento debitore come a pochi: Alfredo Zirondoli. Chi era costui? Un medico anestesista e dotato di rara sensibilità artistica e spirituale. Come sapete, mi professo di religione … omerica (o forse meglio dire sofoclea). Ma prima di questa passione (… presenile a detta dei maligni) ho avuto trascorsi buddhisti-zen e, prima ancora, di orientamento cristiano. Non ho avuto (fortunatamente, dico io) una educazione religiosa. Questo mi ha permesso di addentrarmi nel mondo della rivelazione come ad un continente relativamente sconosciuto. Ed è stata una autentica esperienza trasformativa la lettura (giovanile) dei sacri testi (che ancora sono in grado di infliggervi potendoli citare con una certa dimestichezza …). Questa esperienza mi ha portato a fare una scelta relativamente “radicale” in questo ambito. In questo contesto ho conosciuto e seguito per anni l’esempio ed il carisma di questo personaggio straordinario. Il suo nome “nuovo” era Maras, condensazione di Maria assunta… buffo no? Certamente, per una mentalità ordinaria ma forse un po’ distratta. Perché il significato di questo termine rimanda ad un dogma indubbiamente intrigante della fede cristiana: il fatto cioè che la Vergine-Madre sia stata assunta “con il corpo” in cielo. Una primizia di quella “resurrezione dei corpi” che rappresenta forse l’ardimento teologico più estremo (… sino a rasentare la follia) per la fede cristiana. Non sono un “praticante”, ma il fascino di questi “grandi sistemi” non mi abbandona. Come non mi ha mai abbandonato il sentimento di profonda gratitudine per questa persona che nella sua vita ha incarnato (anche se dolorosamente …) questo messaggio. Un pensiero che mi sono concesso la libertà di richiamare in un mio breve scritto nella rubrica “i fatti della vita”. Nel nostro stile … non corriamo il rischio di dirci le cose … più personali? anche se varcando la soglia di quel pudore dell’intimo che ci priva spesso della fragranza e dello spessore delle cose che più contano. “
Personalmente, trovo questa testimonianza, tra il resto, schietta e simpaticissima, e la poesia che segue di una profondità commovente:
La poesia del Prof. Riccardo Zerbetto su Maras
MARAS
Non ci sei più
E non voglio cedere alla consolazione del dopo
Alla beata speranza dell’oltre
Per blandire la crudezza della tua scomparsa
Tra noi
Noi che restiamo
Privi ormai della tua voce
E di quell’ascolto di abissi
A cui il tuo cuore
Come pochi
Sapeva aprire
Ci mancherà
E già ci manca
Il sapere che ci sei
Perché il solo saperlo
Ci accompagnava
Come presenza amica
E mancherà
Il tuo saper accogliere
E dare forma
Alle storie di molti
Storie intessute di colori ed ombre
Di paludi sconfinate
E squarci di ebbrezza
Di invincibile benevolenza
E di silenzioso ardimento
Ma la tua storia …
Troverà un giorno
A chi potersi dire?
Una storia impervia
Insostenibile
Storia di un corpo
Assunto in cielo
Con il suo odore
Di rinascente incanto
E il sapore acre
Di una morte annunciata
E a quello stesso Corpo
Fu legato il tuo nome
Per sempre
Come un’elezione
Come una condanna
Perché risuonasse
Ogni volta
Come un rintocco
Quella promessa disperata
Di una vita
Oltre la morte
E che fosse del corpo
E non solo dell’anima
molto bella, per chi lo ha conosciuto, e sono certo di dire che vale la pena dare tutto come lui mi aveva detto: “non ho fatto grandi cose, ma ho sempre cercato di amare tutti”…