Maras: essere una vera famiglia

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Dicembre 86

Può accadere talvolta che in comunità religiose maschili ci si senta fra “fratelli” nel senso restrittivo della parola, cioè fra uomini sempre pronti a consigliarti, a esortarti, ad ammonirti, a dirti quale è la volontà di Dio, a ricordarti gli impegni presi, ad amarti – certo – ma nel tuo “dover essere”, a perdonarti – anche – ma perché tu non ricada.

E allora può venire spontaneo desiderare una famiglia dove una madre ti ascolta senza replicare, ti ama come sei, ti perdona sempre.

Non parlo di una famiglia naturale, penso invece alla famiglia della quale ha parlato Gesù quando ha detto che chi fa la volontà di Dio è fratello, sorella, madre.

Gesù parlava alle folle ma non voleva certo escludere, da questa vita di famiglia con Lui, le future comunità religiose!

Ma dove trovare – per uno che vive in una comunità maschile – chi sarà per lui sorella e madre?

Non si tratta certo di persone o comunità miste.

Aprendosi allo Spirito Santo, sull’esempio di tanti fratelli maggiori – i santi – che ci hanno preceduto, si trova senz’altro nella comunione con la Chiesa tutta la varietà e la completezza di una famiglia soprannaturale.

E ci sono anche famiglie religiose che, pur distinte all’interno, hanno un’unica spiritualità che li accomuna.

Ma questo non sempre è sufficiente.

Occorre forse chiedere allo Spirito Santo – lo Spirito di Gesù e di Maria – che all’interno di ogni singola comunità maschile o femminile si trovi (anzi ciascuno sia per l’altro) ciò che ha promesso Gesù: fratello, sorella, madre.

Impossibilità agli uomini? Ma non allo Spirito di Dio che vivifica universalizza e trasforma. E d’altronde, senza di Lui, “nihil est innoxium”; è “lettera” che restringe soffoca e uccide.

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