È da tempo che io desideravo tornare a Pisa, perché ho portato io il Movimento a Pisa. Quando si è aperta questa possibilità di Lucca, ho detto “ Lucca è venuta fuori da Pisa”; e vi racconterò come. Quindi, anche se non sto bene, ma ho preso questa occasione, che sarà l’ultima della mia vita. Per lasciare scritto, inciso, quello che Chiara desiderava, cioè che ogni città dicesse la storia di come è nato il Movimento. Ecco, allora io, se siete contenti vi racconterei la mia esperienza a Pisa e da li a Lucca; e dopo tutti gli sviluppi di Eolo. Siete contenti? Quali sono quelli di Pisa, qui?
Ecco vi dicevo che tanti anni fa, subito dopo la guerra, è successo all’università di Pisa un fatto molto grave e cioè il Primario Chirurgo dell’Università di Pisa, che era fascista, è stato mandato in esilio e li lui ha elaborato una teoria strana. Quando poi è finita la guerra e l’hanno reintegrato, lui era pazzo. È venuto all’università di Pisa, ma tutti si sono accorti che era pazzo. Questa teoria che aveva elaborato era basata sul fatto che ogni malattia deriva da una intossicazione alimentare. Per cui lui non curava le persone, non operava le persone, le metteva a dieta. Naturalmente le persone morivano. E allora hanno praticamente chiuso l’Università di Pisa e hanno chiesto alla comunità internazionale italiana che venisse un chirurgo. Non una persona pazza. E questo chirurgo era a Milano e aveva in simpatia me, che ero molto giovane allora e anche appassionato della “anestesia”, che era una facoltà che stava nascendo allora. E allora il chirurgo mi ha chiesto: “vuoi venire con me, a Pisa?”. Io non sapevo cosa fosse, non la conoscevo, però ho detto “Vengo”. Abbiamo preso la macchina e siamo venuti, in macchina, da Milano a Pisa, parlando durante tutto il tempo; e lui mi ha fatto delle proposte, anche, di lavoro… e io ho sempre detto di si, perché mi piaceva l’anestesia era una cosa nuova. Poi, con l’”Ideale” ho scoperto il perché, anche, perché l’anestesista è uno che toglie il dolore, l’anestesista è uno che tiene il rapporto fra il chirurgo e l’ammalato: tutte cose ideali. Poi… io ero giovane, laureato, il più giovane laureato d’Italia e quindi ho detto “Vengo”. E siamo arrivati li, all’università di Pisa. Lo spettacolo era terribile. C’erano tre ammalati: uno aveva una rottura alla clavicola, l’altro aveva un cancro al seno e l’altro aveva semplicemente della tosse.
E nessuno veniva curato. E allora quando è arrivato questo professore da Milano, con questo giovane anestesista al seguito, subito hanno sperato nella resurrezione di Pisa. Naturalmente io avevo conosciuto da poco l’’ideale e avevo dentro di me questo desiderio grande di amare il prossimo, di farlo amare dagli altri, di portare tutti all’unità…
Siccome tra le offerte del mio direttore c’era alloggio in Clinica, gratis, il vitto gratis, io mi sono sistemato li, in questa clinica, non mi sono mosso e ho dedicato tutta la mia attività a far nascere la specialità di Anestesia anche a Pisa, che è nata, compresa poi quella della trasfusione di sangue, per cui l’Università di Pisa è risorta. Però, questa persona che ero io, un po’ così… originale, sorridente, che aveva qualcosa da dire, ha colpito tante persone, in Clinica e fuori, persone anziane e persone giovani; per cui è nata la “comunità” di Pisa: Vittorio della Torre che è qui presente adesso, Umberto Giannettoni e altre persone, alcune sono morte … io stavo sempre in Clinica; però loro venivano a trovarmi nell’ultima stanza della Clinica Chirurgica, dove io avevo un letto … stavo li, tutto il giorno, studiavo, leggevo e curavo gli ammalati. Quindi è stata una resurrezione, veramente.