Riportiamo di seguito quanto ci ha segnalato Franco Franceschini, che ringraziamo vivamente anche per la traduzione. E’ una bellissima testimonianza su Aurelio tratta dal libro:
“RACCONTO DEGLI INIZI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI IN URUGUAY”
di Guillermo Pyñeiro – 1999
(Prima Mariápoli a Cosquìn, Cordoba, Argentina, Gennaio 1964)
(…) Arrivando a Cosquìn ci alloggiarono in una specie di distaccamento militare, con dormitori lunghissimi che contenevano una gran quantità di letti, tutti diversi, distribuiti in due file lungo le pareti.
All’inizio ho cercato istintivamente quale era il migliore, ma poi ho pensato che dovevo prenderne uno qualunque, anche se non fosse stato molto buono, poiché qualcuno doveva pur dormire su quel letto, e perché no, quel qualcuno potevo essere io.
Subito mi è arrivato il centuplo poiché il letto accanto è stato occupato da Aurelio Lagorio, quel piccolo santo che ogni sera, prima di addormentarci, mi diceva: “Guillermo, dì qualche frase del Vangelo, così ci addormentiamo pensando a questo”.
(…) Ricordo che ad un dato punto, dopo cena, mentre ci trovavamo in camera, uno di noi, essendo uno molto entusiasta, disse: “Questa vita è meravigliosa… a cominciare da domani stesso voglio vivere in questo modo…”. E Aurelio che lo stava ascoltando, lo corresse immediatamente e gli disse: “Come domani? E’ necessario cominciare oggi, in questo momento, senza aspettare altro, poiché abbiamo ricevuto delle grazie e non possiamo sprecare altro tempo”
(…) Credo valga la pena raccontare un’esperienza fatta da Aurelio Lagorio.
Egli aveva vissuto con la sua famiglia qui a Montevideo fino a pochi mesi prima della Mariapoli.
La sua famiglia, che era di Novara, Italia, era venuta a vivere a Montevideo quando egli era ancora molto piccolo, di appena due anni. Invece ora la famiglia aveva deciso di tornare definitivamente in Italia.
Aurelio, che doveva dare ancora pochi esami per finire il liceo, era rimasto a vivere nel pensionato per studenti tenuto dai Padri Conventuali.
La famiglia, prima di partire, gli aveva lasciato il biglietto per Genova ed il denaro sufficiente per vivere fino alla data dell’imbarco per l’Italia.
Quando si è trattato di andare alla Mariapoli di Cosquìn, era stato costituito un fondo comune per pagare le spese di coloro che non riuscivano a farlo.
Aurelio non prese neanche un soldo da quel fondo, e disse che aveva i soldi per pagare tutte le spese.
Dopo la Mariapoli, eravamo tornati da poco a Montevideo, ci siamo accorti che Aurelio appariva più magro ed aveva un brutto colore.
Un giorno, mentre eravamo dai Conventuali, ho detto ad Aurelio: “Mi accompagni fino al bar dell’angolo per prendere una Coca Cola?”
Egli accettò con piacere e, una volta dentro al bar, gli ho detto: “Non vuoi mangiare un rinforzo?” (rinforzo da noi, è un piccolo pane farcito con burro, prosciutto e formaggio). Gli portarono il rinforzo e lo mangiò così svelto che quasi non avevo avuto il tempo di accorgermi che glielo avevano portato. Gli ho chiesto: “Non vuoi mangiarne un altro?” “Beh”, mi rispose subito senza indugio. Lo mangiò così svelto come l’altro. Così ci siamo accorti che stava facendo la fame.
Dagli altri compagni di pensionato abbiamo saputo che per poter andare in Mariapoli, per non essere di peso agli altri, aveva speso quasi tutti i soldi che i genitori gli avevano lasciato per mantenersi.
E’ stata un’esperienza che ha veramente molto colpito tutti. Tra i suoi compagni di studi e noi abbiamo risolto quel problema fino al giorno in cui a bordo dell’enorme transatlantico “Augustus” è partito per Genova per riunirsi con la sua famiglia che lo aspettava.
Nel salutarci disse: “Vi porto tutti nel mio cuore, non mi separerò mai da voi”. Come è risaputo, dopo poco tempo dal suo arrivo in Italia, andò a Loppiano per fare quell’esperienza di vita evangelica che prepara per entrare in focolare. Stando lì, all’età di 22 anni, in un incidente d’auto ha consegnato la sua anima a Dio, lasciandoci un meraviglioso esempio di vita e di amore fraterno.
Lo ricordiamo sempre con il massimo affetto, perché sappiamo che dal Cielo egli compie ciò che ci disse salutandoci quando stava per imbarcarsi per l’Italia: “Vi porterò tutti sempre con me e non mi separerò mai da voi”.
E’ un giovane amico che abbiamo in Cielo a cui dobbiamo ricorrere spesso e con la massima fiducia.
Prima di partire per l’Italia, noi due abbiamo fatto un patto, per mezzo del quale ci ripromettevamo di ritrovarci in Italia come massimo entro 10 anni.
Il patto lo abbiamo fatto nel 1964, e casualmente a motivo di un corso per Volontari che ebbe luogo a Clusone, piccola e bella città incastonata nelle Alpi, nel 1974, io mi sono ritrovato in Italia.
Con il gruppo di volontari, siamo rimasti due giorni a Loppiano. Erano trascorsi esattamente 10 anni da quando avevo fatto il patto con Aurelio.
Con il cuore in pena sono andato al cimitero e in piedi davanti al loculo che conserva i suoi resti mortali, ho sentito affiorare le lacrime agli occhi. Gli ho detto: “Amico caro, sono qui per compiere il patto di amicizia che avevamo convenuto”.
Non era il modo che ciascuno di noi aveva immaginato per il nostro ritrovo, ma se questo era il modo che Dio aveva pensato…era bene così.
Mentre sentivo scorrere le mie lacrime, vedevo la sua foto sulla lapide, sorridente come faceva sempre, con il suo ampio sorriso che mi trasmetteva e mi faceva sperimentare la sua eterna felicità.
Questo è solo un aneddoto successo con uno dei primi che ha conosciuto il Movimento qui in Uruguay ed il primo ad essere chiamato alla Mariapoli Celeste.