Abbiamo trovato su http://www.indaco-torino.net/gens/93_01_10.htm questo interessante articolo su Piero Pasolini. Chiara Lubich incarico’ Maras di scrivere un libro su Piero.
Fede e scienza
Un convegno interdisciplinare
Sulla figura e l’opera di Piero Pasolini
I lettori di Gen’s – almeno i non giovanissimi – ricorderanno certamente l’opera di divulgazione scientifica svolta da Piero Pasolini su varie riviste e con pubblicazioni rivolte ad un vasto pubblico, nella quale con un linguaggio semplice ed accessibile a molti ha presentato il suo pensiero sul senso della realtà materiale, dell’universo e della sua evoluzione. Queste stesse colonne hanno ospitato più volte suoi articoli.
Lo scorso 20 novembre a Rimini, sua terra natale, il Movimento Umanità Nuova ed il Comitato «Amici di Piero Pasolini» hanno organizzato un convegno di studio sul tema Piero Pasolini e la cultura dell’unità, che si proponeva di presentare l’attualità del suo pensiero a poco più di undici anni dalla morte.
Presenti più di 500 persone il prof. Alfredo Zirondoli – amico personale del Pasolini che ne ha condiviso le scelte e gli ideali, nonché curatore della sua biografia – ha aperto i lavori parlando con acutezza storica e spirituale sulla persona e l’opera. È intervenuto successivamente il prof. Mario Raimondi del Politecnico di Milano che ha fatto riferimento alla visione scientifica ed al valore di alcune interpretazioni di questioni scientifiche realizzate dal Pasolini senza forzature e senza fughe dal razionale.
Sergio Rondinara della rivista «Nuova Umanità» ha successivamente illustrato come per Pasolini la scienza e la fede cristiana non avevano fra loro alcuna opposizione o incompatibilità costitutiva. Entrambi erano campi di ricerca della verità e per lui, credente, le due visioni del mondo richiamandosi a vicenda lo spingevano verso l’esigenza di formulare una sintesi.
È stato ricordato anche come qualunque argomento scientifico trattasse, c’era presente in certo qual modo, una sintesi personale tra la visione scientifica della cosa in esame e quella della fede cristiana. Non vi erano né concordismi, né tanto meno mescolanze tra questi diversi campi del sapere umano. Le sue sintesi non erano l’assemblaggio più o meno perfetto delle sue conoscenze, ma il frutto di una unitarietà tra scienza e fede dovuta all’equilibrio che egli possedeva tra visione scientifica e quella metascientifica.
Sotto questo aspetto il pensiero del Pasolini si presenta come un vero e proprio insegnamento per comprendere la ricchezza del reale, secondo cui occorre far riferimento sia al piano scientifico che a quello metascientifico, opportunamente mediati. Infatti, come è possibile formulare una spiegazione del mondo a partire dai fenomeni elementari quando il tutto è più della somma delle parti?
Qui egli scopriva il ruolo del pensiero metafisico come elemento di mediazione tra quello delle scienze naturali e quello della fede.
Con questa ricchezza dentro di sé, è stato ricordato ancora come fosse riuscito a cogliere in tutti i fenomeni dell’universo creato il senso finalistico dell’evoluzione e il suo valore universale. E con la sua visione dell’universo, che è anche una visione mistica, aveva compreso quale fosse il suo cammino, il cammino dell’umanità, che nel superare i propri egoismi si trascende per essere ricapitolata nel Cristo.
L’esigenza di una continua ricerca di sintesi fra le conoscenze dei vari campi del sapere fa del Pasolini un autentico intellettuale: colui che raccoglie nell’uno la molteplicità esistente, riconducendo i vari ambiti della realtà ad una sintesi che ne esprima il senso.
L’attuazione di questa tensione all’unità – che costituisce ogni uomo nel profondo di sé – gli ha permesso di superare in se stesso, senza negarle, le distinzioni e le demarcazioni tra i vari campi del sapere ed attivare un dialogo interiore tra scienze e fede; caratterizzandosi così come un uomo della cultura dell’unità.
Il prof Aldo Giordano della Facoltà Filosofica di Fossano (CN) ha ricordato come a livello epistemologico la lezione di Pasolini si può sintetizzare nella scoperta che il luogo per affrontare la complessità della realtà sia l’unità. Quell’unità che si realizza nella interdisciplinarietà tra scienze, filosofia e teologia, o meglio nella interpersonalità tra scienziati-filosofi-teologici. L’evento dell’unità è il vero spazio che da una parte crea la distinzione tra le discipline e dall’altra è un punto di vista che realizza la vera sintesi del sapere. «In Pasolini – ha così concluso – il pensare ha attinto l’amore».
Particolarmente significativo è stato l’intervento del prof. Coda della Pontificia Università Lateranense di Roma che ha ripreso l’argomento epistemologico per poi approdare a quello sociologico della visione del mondo del Pasolini. L’oratore ha ricordato come con grande lucidità il Pasolini criticava i vari modelli economici, che pur avendo in sé dei «germi di verità» erano soluzioni fallimentari perché antropologicamente false. Essendo la società il luogo in cui l’uomo è chiamato a trascendersi continuamente, essa non può essere regolata né da un concetto individualistico dell’agire sociale, né da un «sistema di mera giustizia retributiva». Era per lui evidente che «dare a ciascuno il suo» è tipico di una società di cannibali che si sono accordati sull’avere di ognuno per non mangiarsi a vicenda. Risultavano quindi fortemente carenti i concetti di tolleranza – a livello della ricerca della verità – e di uguaglianza a livello di prassi. Occorreva per il Pasolini un ethos del dono: «nel dono reciproco io divento tutti gli altri e raggiungo la pienezza di me stesso». In questo modo l’essere e l’agire sociale diventano antropologicamente ed evolutivamente significativi nel rapporto tra i singoli e tra i popoli, come egli stesso ha mostrato con i fatti attraverso l’impegno a favore di alcune popolazioni africane.
Nell’orizzonte di una concezione evolutiva del mondo acquistano fondamentale importanza per il Pasolini due altre realtà centrali della fede cristiana: l’abbandono e morte di Gesù crocifisso e l’Eucaristia. Qui – formatosi nell’esperienza di fede nella spiritualità dell’unità vissuta nel Movimento dei Focolari – egli fa un passo avanti rispetto alla visione di Theilhard de Chardin. Il Gesù crocifisso e abbandonato è Dio che, calandosi in Cristo nel negativo della creazione che si chiude all’evoluzione secondo il disegno divino, lo assume, lo redime, lo fa diventare materia prima della nuova creazione. Lì dove il cammino s’era ostruito, con la risurrezione riesplode lo splendore dell’ascesa verso il Cristo totale.
Inoltre sulla scia di alcune conversazioni di Chiara Lubich, il Pasolini, intuisce nell’Eucaristia quel decisivo intervento di Dio che in un contesto di autentico amore reciproco compie la trascendenza della creazione verso di Lui.
Il relatore ha concluso ricordando come per il Pasolini l’amore reciproco tra gli uomini, nell’esempio di Gesù e sotto l’impulso della sua grazia, diventa la «materia prima» che il Cristo stesso, tramite il dono dello Spirito Santo e l’Eucaristia, trasforma nel suo Corpo, in Sé, nel Cristo totale.
Gli Atti del convegno con alcuni scritti inediti del Pasolini saranno pubblicati dall’Editrice Città Nuova.
S. R.