Testimonianza di Lino Marengo

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Ho sentito parlare per la prima volta di Maras quando sono arrivato a Loppiano nel 1982 da dove lui era partito pochi mesi prima per occuparsi della scuola di formazione per i Focolarini che doveva iniziare a Montet in Svizzera.

Un focolarino colombiano mi aveva parlato di lui e della sua mamma Albertina, ora Serva di Dio.  La figura di Albertina mi aveva subito colpito perché era una madre che aveva trafficato i suoi talenti per il bene del figlio. Non si era ribellata alla volontà di Dio quando era stato attirato dal Movimento lasciando una carriera promettente e la famiglia, non si era persa d’animo e lo aveva seguito, un po’ come Maria seguiva Gesù.

Mi ricordava la mia mamma, che tanto aveva sofferto per la mia partenza per Loppiano, non capendone le ragioni, ma che poi si era adoperata soprattutto con mio padre perché accettasse questa mia scelta compiuta a soli 22 anni.

Nel 1983 sono stato trasferito a Montet per il 2° anno di formazione ed è lì che ho potuto conoscere Maras personalmente. Maras mi attirava perché avevo la sensazione di essere di fronte ad una persona carismatica, molto attenta alle necessità di noi giovani focolarini. A Montet in quei tempi c’era poco di attraente, non era come a Loppiano dove la comunità era più numerosa e viva, e con tante persone che arrivavano in visita. C’era una grande casa, prima adibita a convento, e che ora ospitava il Centro di incontri e di formazione. Da poco era iniziata l’attività di lavorazione di artigianato in legno e c’era un piccolo atelier di affilatura di utensili per la falegnameria.  Io, essendo perito meccanico, sono stato inserito in questo atelier, ho conosciuto un datore di lavoro svizzero e ho iniziato a lavorare anche all’esterno di Montet nella sua officina. Ciò mi ha permesso, grazie al mio stipendio, di fermarmi nella cittadella anche oltre il periodo di formazione.

In questo contesto di “convento” la figura del Maras ha giocato un ruolo fondamentale per noi giovani focolarini, perché con le sue meditazioni quotidiane ci radicava nell’essenziale della nostra chiamata. Le sue erano esperienze di vita vissuta, tutte incentrate sul Vangelo e alla luce della spiritualità di Chiara Lubich.

Io ho avuto la fortuna di poterlo accompagnare alcune volte a Roma quando Chiara chiamava i Focolarini che facevano parte del Consiglio di Coordinamento dell’Opera. Erano viaggi ricchi di comunione intervallati da momenti di silenzio, di preghiera e di ascolto di musica classica.

Io fino ad allora non avevo una gran passione per la musica classica, ma grazie a lui mi sono fatto una cultura che mi ha arricchito e che mi è servita anche in seguito.

Era un po’ “aristocratico” e ci teneva moltissimo alle buone maniere e a come si stava a tavola. Ogni volta che invitava qualcuno a pranzo doveva essere tutto perfetto, in modo che l’ospite si sentisse atteso e accolto come in famiglia.

Amava l’arte e incoraggiava noi Focolarini a dare spazio al nostro estro artistico supportandoci negli eventi che organizzavamo per feste tra noi o per i visitatori.

Quando gli ero vicino mi sentivo amato come la persona più importante della sua vita, la stessa sensazione che avevo incontrando Chiara, ma non ero solo io a viverla.

Maras ha conosciuto prima la mia famiglia ed in seguito anche la mia futura moglie, verso la quale ha sempre avuto un atteggiamento di profondo rispetto. Io andavo a trovarlo tutte le volte che potevo: Torino, Roma, Firenze, Parma…

Nel 1986 sono arrivate le prove per Maras, grandi prove spirituali prima, fisiche poi, provocate spesso da incomprensioni, malintesi, insinuazioni… Mai però ho sentito da lui giudizi o risentimenti nei confronti di chiunque. Avvertiva piuttosto l’intervento di Dio che voleva manifestargli la sua predilezione. Mi parlava spesso di Albertina e di come la sentisse vicina, come lo accompagnasse nel “portare i suoi pesi”.

Alle prove spirituali si sono aggiunte poi quelle fisiche: segnali di stanchezza, malessere diffuso e infine la scoperta di un Mieloma multiplo, tumore molto invasivo e invalidante.

Ho avuto la grazia di rimanere in contatto con lui negli ultimi anni della sua vita tramite telefonate e visite, in particolare quando era in ospedale. Ricordo una delle ultime volte che l’ho visto, era in ospedale, oramai il tumore era allo stadio finale, non camminava più, ma era ancora lucido.

Rimasti soli mi disse: “sono alla fine, grazie per ciò che hai fatto per me, sento però che devo chiederti scusa per non averti amato abbastanza o di averlo fatto per me…” Vi lascio immaginare la mia reazione alle sue parole… Ci siamo lasciati che ci saremo rivisti in Paradiso e che lui e Albertina mi avrebbero aiutato a raggiungerli.

Moltissimi erano i suoi rapporti con i Focolarini e con persone anche al di fuori dell’Opera.  Ricordo che aveva seguito fino alla fine un malato di Aids che grazie a lui si era riavvicinato alla fede.

Di episodi di amore concreto verso persone in difficoltà ce ne sarebbero da raccontare tanti, l’ho visto fare pazzie per salvare la vocazione di qualche focolarino in crisi.  Ricordo quando abbiamo rincorso un Focolarino che era salito sul treno per tornare a casa… abbiamo cercato di andare con l’auto più veloce del treno per poterlo raggiungere. Lo abbiamo trovato, parlato con lui e riportato a Montet.  Ricordo inoltre che Maras difese strenuamente un altro Focolarino e convinse i responsabili a dargli un’altra chance trattenendolo nella scuola di formazione un anno in più. Questi si è rivelato poi un Focolarino particolarmente capace a cui, nel tempo, è stata affidata la responsabilità di vari incarichi.

Questi fatti sono rimasti nel cuore di molti e sicuramente in cielo, dove spero un giorno di poterlo raggiungere.

Grazie Maras!

Lino

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.