Meditazione sul Vangelo di Maras Alfredo Zirondoli
PREMESSA
Quella che segue è una trascrizione da un commento di Maras al Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore richiederà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.
“In quel tempo mentre il popolo si domandava chi era Giovanni e se fosse lui, per caso, il Messia, Giovanni disse: ‘Io vi battezzo con acqua, ma viene adesso chi è più forte di me, al quale io non sono degno di sciogliere il laccio delle scarpe. Egli vi battezzerà con lo S.S. e con il fuoco’. Ora mentre tutto il popolo era nel Giordano e Giovanni battezzava, venne Gesù e si fece battezzare anche lui e mentre pregava il Cielo si aprì e sopra di lui scese lo S.S. sotto forma di colomba e si udì una voce dal Cielo che diceva: ‘Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto’ “. (Luca 3,15)
Una continuazione dell’Epifania
Il battesimo di Giovanni era molto importante perché aveva il valore di chiamare tutti a penitenza, a pentirsi per ricevere Gesù, quindi Gesù non doveva battezzarsi perché non aveva niente di cui pentirsi e poi Gesù era lui. Però Gesù si è fatto uomo in tutto, è venuto in questo mondo sotto la legge e quindi anche lui si è fatto uno di tanti e ha fatto quello che tutti facevano. Naturalmente, siccome era il figlio di Dio, Dio lo ha manifestato: “Venne una voce dall’alto che disse: ‘Questo è il mio figlio prediletto’ quindi amato più di tutti, più di tutto e in Lui mi sono compiaciuto”. Il Padre dice: “Io sono contento di te, io mi trovo espresso in te, io sono in te, tu sei in me; tu sei la mia vita, io sono il principio della vita che tu esprimi”. E’ un momento molto solenne dell’umanità perché i presenti hanno sentito questa voce. Quindi è stato una continuazione dell’Epifania, della manifestazione di Gesù che quando era piccolo si è manifestato ai Magi ed all’inizio della vita pubblica si è manifestato alle folle.
Il battesimo è un intervento di Dio, nella persona che è preparata
Ed era una voce dall’alto che tanti hanno sentito. E questa diceva: “E’ mio figlio”. Cosa che nessuno poteva immaginare. Non c’era il concetto che il Messia era il Figlio di Dio. Non poteva essere una suggestione, perché nella suggestione uno può immaginare qualcosa che desidera, loro aspettavano il Messia, potevano immaginare un Messia, ma non che era il Figlio di Dio, perché nessuno lo aveva detto. Il figlio diletto, prediletto, il figlio unico, oggetto di tutta la compiacenza, di tutto l’amore soddisfatto del Padre, il Padre è soddisfatto del Figlio. Quindi Giovanni ha battezzato Gesù con un battesimo di acqua, che aveva il valore di essere un segno visibile della penitenza che gli altri avevano fatto. Giovanni aveva, però, detto: “Verrà uno che battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Quindi Gesù che è venuto sotto la legge, è venuto a fare le opere che la legge chiedeva, battezzerà poi in altro modo. Anche Lui battezzerà con acqua, ma con tutto un altro valore, non è soltanto un segno di una trasformazione che l’uomo fa, il pentimento è l’uomo che lo fa, è l’uomo che si converte, ma è il segno di un lavoro che Dio fa. Perché il battesimo è un intervento di Dio, nella persona che è preparata. Ma non è la preparazione della persona che la trasforma, è l’opera di Dio che la trasforma, la persona preparata che non si oppone a questa trasformazione.
E mentre Gesù pregava una voce si fece udire. Questo atteggiamento di Gesù che prega è molto importante perché si presenta come uno di tutti ed è il Padre che lo mette in luce, però prega. Lui non dice: “Io sono il Cristo” questa preghiera che è però espressione esterna di questa unità che Lui aveva col Padre di questa concentrazione. Infatti: “Tu sei il Figlio prediletto”, significa il figlio unico, io sono tutto in te. Tu sei me, concentrato. Tu sei il mio amore concentrato. La preghiera è proprio il segno di questo raccoglimento, di questa unità chiusa, aperta poi a tutti, però anche chiusa perché l’unità è sempre una cosa che ha due poli, come il neon luce che nasce da due poli: Dio e l’anima, oppure il Padre e il Figlio e da questo rapporto che è unico nasce una corrente di amore che lega i due poli e poi viene vista fuori come luce, il rapporto non si vede. Solo i due poli lo capiscono pienamente questo rapporto. E questo è vero per il Padre e il Figlio, è vero fra due anime fra di loro, due persone fra di loro, fra una persona e Dio. Il rapporto che nasce da due e poi diventa uno e che è anche tre perché c’è anche la luce che nasce dai poli. C’è il Padre e il Figlio e lo S.S. che li unisce. Ci sono io, te e lo S.S. in mezzo a noi. C’è l’amore mio per il Padre, l’amore del Padre per me e l’amore che passa tra il Padre e me, che non è il Padre, è un altro, è un terzo elemento, sono sempre tre per essere uno, anche se partono da due. Tutta la natura, tutta la creazione ha questa impronta di Dio che è uno e tre, però nell’incarnazione diventa due, che è tre e diventa uno.
Non è vero che uno ha tutta la ragione e l’altro tutto il torto
Se perdiamo la visione unitaria vediamo sempre il mondo diviso in due: noi e voi, io e te, i buoni e i cattivi, i grandi e i piccoli, i giusti e gli ingiusti. Dio non ha creato queste due cose, il mondo non ha la grazia, non vede l’uno anche se ci sono dei segni di unità e trinità. Nella nostra vita quotidiana ci sono sempre tre momenti in ogni cosa, se invece non si ha la grazia, la luce di Dio, si vedono sempre due cose. Si vede che c’è il bene e il male, mentre non è vero che c’è Dio e il diavolo, mentre il diavolo è una creatura di Dio. Ed anche: il bene è, il male non è. Il male è un bene deformato, è un bene mancante. Mettere il bene ed il male sullo stesso piano è una visione manichea. Non è vero che l’uomo deve scegliere fra due cose che hanno lo stesso valore. L’uomo deve scegliere il bene, se sceglie il male l’uomo non si realizza, l’uomo non fa una cosa umana positiva. Sempre ci sono questi due elementi che per un cristiano sono il segno dell’uno, per un non cristiano sono un segno di divisione e allora c’è la guerra, la lotta, c’è la ragione ed il torto tutto da una parte, mentre non è vero che uno ha tutta la ragione e l’altro tutto il torto, non si può mai tagliare a metà. E Gesù ha preso questa dualità che c’è nel mondo e l’ha resa una. Leggendo il vangelo ci si rende conto che Gesù ha usato il linguaggio del tempo che è quello di dire: io e te, sì sì no no, odio e amore … però Gesù l’ha unificato. In Lui non c’è il sì sì no no, c’è il sì, non è che Gesù ha detto di no. Ha detto sì e il che vuol dire di no a tutto quello che non è Dio, ma non è sullo stesso piano. Gesù ha parlato di amore e odio però Lui ha amato, non ha odiato. Ha odiato il male, ma il male non ha una realtà oggettiva ontologica, non ha un essere. Quindi la vita di Gesù spiega come Lui ha unificato in sé, perché Lui era l’uno e quindi questi due poli che ci sono sempre nella creazione e ci sono sempre nel rapporto, li ha unificati. Ecco Lui era in preghiera e si presentava con atteggiamento di umiltà. Quindi non viene con atteggiamento trionfale, spettacolare, con atteggiamento di re, ma come uno di tanti, tanto umile. E’ la base perché il Padre lo metta in luce, chi si mette all’ultimo posto Dio lo mette al primo posto; Gesù poi lo dirà nel suo insegnamento perché l’ha fatto Lui. Lui si è sempre messo all’ultimo posto ed il Padre lo ha sempre messo al primo posto. Il mio Figlio prediletto, l’unico, l’oggetto di tutto il mio amore, di tutta la mia compiacenza, di tutta la mia soddisfazione. Ecco cosa è questo battesimo con S.S. e fuoco che Gesù verrà a portare. E’ lo S. S. che darà a quelli che credono in Lui, che poi farà un segno esterno attraverso l’acqua, ma a questa acqua è legata una virtù, una capacità di trasmettere una grazia dello S.S. per fondere ognuno nel Corpo di Cristo, cioè incorporarlo in Cristo; il battesimo è l’incorporazione, far corpo con Cristo. Questa grazia che è S.S. ed è fuoco perché purifica, rinnova. Chi ha ricevuto il battesimo da piccolino non se ne accorge, ma quando lo riceve da adulto prima deve essere rinnovato, deve cambiare vita, deve accettare Cristo, deve lasciare il mondo, le sue pompe, le sue tentazioni, deve fare tante cose prima di essere battezzato. Quando uno è battezzato da piccolo lo fanno i padrini a nome suo, ma poi lui nella vita dovrà aderire a quello che hanno fatto i padrini ed anche lui dovrà rinnovarsi, purificarsi, dovrà sentirsi bruciare da questa nuova vita che porta in lui una dimensione più grande di lui. Quindi è molto bello, ma anche molto difficile vivere il battesimo perché poi il battesimo vuol dire l’Eucarestia, vuol dire diventare Cristo, vuol dire diventare Dio. Il battesimo è ordinato all’Eucarestia, quindi il primo momento in cui è incorporato e dopo viene continuamente trasformato, nutrendosi dell’Eucarestia fino a diventare ciò che l’Eucarestia è, Dio, il corpo di Cristo.
Se noi l’aspettiamo tutto il giorno…
Ecco, questo Gesù apparso così umilmente, era Gesù di cui Isaia aveva predetto: “IL Signore dice così, questo è il mio servo, cioè colui che farà in tutto la mia volontà, quello che io sostengo, quello che io appoggio, quello che io amo. Il mio eletto, quello di cui l’anima mia gioisce. Ho posto il mio spirito su di Lui. Egli battezzerà in S.S. e fuoco perché ce l’ha lo S.S. Egli annunzierà il diritto alle nazioni, egli porterà la legge dell’amore, la legge dell’amore reciproco che rivelerà alla fine della sua vita Gesù, ma è legge che lo unisce al Padre, amatevi scambievolmente. Non griderà; non farà rumore; non farà udire la sua voce in piazza; non spezzerà una canna un po’ incrinata, la salverà; non spegnerà la candela che sta per spegnersi; proclamerà il diritto con fermezza e non si fermerà finché non avrà stabilito il diritto sulla terra. Questo uomo che è venuto così umilmente è colui che porterà la legge e proclamerà il diritto attraverso la sua chiesa, finché il mondo finirà. Io il Signore ti ho chiamato – dice a suo figlio – ti ho preso per mano, ti ho messo come mediatore fra il popolo e me, luce per le nazioni affinché tu apra gli occhi ai ciechi, affinché tu liberi i prigionieri e che tu porti fuori alla luce tutti coloro che abitano nelle tenebre. Questa era la profezia fatta su Gesù che il popolo conosceva molto bene. Quindi si capisce molto bene quando la voce dall’alto dice queste parole era il momento di riconoscere che quello era Gesù, che quello era il Messia. L’unico che l’ha capito era Giovanni, gli altri hanno sentito, sul momento avranno anche capito, ma poi l’hanno dimenticato. L’hanno capito poco perché erano poco preparati. Giovanni che aveva tutta una vita di preparazione non solo perché era stato santificato ancor prima di nascere dall’incontro con Gesù che era in Maria. Quindi Giovanni era nato bene, ma poi tutta la vita ha fatto una vita di penitenza, austera, di rinuncia e quindi era preparato a conoscere Gesù. Al Giordano si sono incontrati e certamente conosciuti. Giovanni che era preparato l’ha conosciuto in tutto il suo essere di Messia e ha quindi capito la voce che diceva: “Questo è il mio Figlio prediletto”, anche perché l’aspettava. Aveva detto: “Verrà uno dopo di me che è più grande di me”. Quando uno aspetta una persona al momento dell’incontro la riconosce, se uno non l’aspetta non la riconosce. L’attesa è una preparazione che uno deve fare per l’incontro. Questo vale sempre nel nostro rapporto con Gesù, nella Messa, la visita … se noi l’aspettiamo tutto il giorno; così se aspettiamo una persona che venga, quando questa persona viene, c’è qualcosa in noi. Se invece non l’aspettiamo siamo un po’ presi alla sprovvista, siamo un po’ distratti e non ci accorgiamo che questa persona è venuta. Allora è un motivo di meditazione anche per noi che questo popolo eletto che conosceva le Scritture, nonostante fosse stato descritto tutto così chiaramente non capisce, non si trasforma. Quindi questo uomo che è venuto per aprire gli occhi ai ciechi e per liberare i prigionieri lo fa con quelli che vogliono aprire gli occhi e con quelli che vogliono essere liberi, ma se uno non vuole è inutile per lui che Gesù sia venuto. Ma per questo, voler tener aperti gli occhi è uno sforzo, un atto di volontà perché può durare tanto questa tenebra. Ed è difficile tenere aperti gli occhi nella tenebra, sforzarsi di vedere quando non si vede.
E’ un sì che bisogna dire nell’intimità
Cosa vuol dire per noi questa cosa? Intanto vuol dire che anche noi bisogna essere sempre pronti a riconoscere questo Gesù, anche se viene in maniera molto nascosta, non trionfalista. Essere sempre attenti allo Spirito Santo che ci dice: “Questo è mio figlio! Questo è Gesù! Questa è la voce Sua”. In fondo quando noi abbiamo conosciuto il Movimento, tutti quelli che noi abbiamo conosciuto, non c’era nessun segno esterno che ci dicesse che era una cosa da Dio, che era una cosa bella, importante, però l’abbiamo sentito dentro, perché in qualche modo eravamo preparati, eravamo poveri, perché non eravamo soddisfatti ed abbiamo conosciuto che quella focolarina , focolarino era Gesù per noi e ci diceva una parola nuova, ci diceva: “Vieni e seguimi e ti farò pescatore d’uomini!” oppure: “Ti darò in eredità tutte le genti, verrai in croce con me”. E questo, Gesù continua a dirlo. Ecco, poi questa stessa cosa Gesù continua a dirla in noi rispetto agli altri, cioè noi siamo oggetto dell’amore di Dio e Dio dice di noi: “Tu sei il figlio che io amo” e vuol poter dire: “In te mi sono compiaciuto” perché veramente la dice in Gesù, ma in Gesù lui vede riassunti tutti. La dice di Gesù: “In te mi sono compiaciuto” ma non vuol dire te storico, ma te con la tua missione, quindi con tutti quelli che tu chiamerai, che tu incorporerai e quindi con tutti. Dio vuol poter dire: “Io mi sono compiaciuto in te”. E quindi bisogna proprio che noi siamo il meno possibile indegni, che Dio dica questo perché gli altri poi vedano in noi Gesù, perché se non lo vedono non lo seguono. Ci vorranno anche delle cose esterne come è stato Giovanni che chiama, penitenza per prepararci, però poi l’incontro con Gesù è sempre molto silenzioso, è molto intimo. E’ un sì che bisogna dire nell’intimità con lui in modo poi che, essendo, gli altri ti seguano e seguendoci possiamo anche chiamarli. Tutto ciò che è manifestazione esterna, di propaganda, di apostolato ricorda più Giovanni che Gesù. Gesù è e gli altri vengono, lo seguono perché sentono l’amore e dopo Gesù dice anche: “Se volete seguirmi, prendete la croce. Volete seguirmi? Si fa così. Ogni giorno prendete la vostra croce”. Gesù, infatti, ha battezzato pochissimo, erano gli apostoli che battezzavano, naturalmente all’inizio è succeduto a Giovanni ed ha detto le stesse parole di Giovanni: “Convertitevi e fatevi battezzare” ed ha fatto gli stessi gesti: battezzava con acqua, con un valore tutto diverso. Però dopo l’ha fatto fare agli altri; la missione di Gesù è al di là del gesto della parola, Gesù è. E gli altri capiscono anche se non parla, quelli che vogliono capire; quelli che non vogliono capire, non capiscono anche se Lui parla. Gesù parla molto poco, anche di fronte a Pilato. E soprattutto quando era già morto, il centurione ha detto: “Questo è il figlio di Dio”, quindi ha capito di più dalla morte di Gesù che dalle sue parole.
Certo è che Maras era unico nel dare l’Ideale commentando il Vangelo! E’ un dono poter partecipare di nuovo a distanza di anni a queste sue meditazioni spontanee, ma frutto dell’unità, di “Gesù in mezzo”!
Grazie Michel, anch’io spero di parteciparvi al massimo!
Grazie Luca, non conoscevo questo blog, è un bellissimo ricordo di Maras anche oggi
Grazie a te carissimo Didier ! L’idea di fare qualcosa di bello per Maras scaturi’ da un momento di unità con Piergiorgio nel tuo ex-focolare di Nantes!