Meditazione sul Vangelo di Maras Alfredo Zirondoli
Premessa
Quella che segue è una trascrizione da una meditazione di Maras sul Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore richiederà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.
“Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Ed egli disse loro questa parabola:
Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.”
Anche adesso ci sono gli scribi ed i farisei
(…) gli scribi e i farisei sono passati e passano anche adesso, perché anche adesso ci sono gli scribi ed i farisei. Tutti quelli che si sentono il dovere di insegnare e di giudicare il prossimo con una verità che non è più Amore, che non è più dolore; quando uno dice: “Tu hai fatto male” e nel dire questo non soffre, non sente che è lui che ha fatto male, non l’altro; ha fatto male, però io ho fatto male con te, io pago per te. Chi non fa così è uno scriba, un fariseo anche adesso.
Allora Gesù butta all’aria anche adesso gli scribi ed i farisei e per buttarli all’aria dice: “Dio ama di più i peccatori” e Lui, Gesù, va con i peccatori, dando l’esempio che preferisce i peccatori. Che cosa vuol dire questo? Vuol dire che anche noi dobbiamo preferire i peccatori, che i peccatori hanno ragione, vuol dire che sono loro l’ideale? Vuol dire semplicemente che bisogna amare tutti. Siccome gli uomini spontaneamente amano i giusti, Gesù dice: “Amate gli altri!” perché è spontaneo che uno ama una persona buona, brava, onesta. Allora Gesù dice: “Non pensate a quelli, pensate agli altri. Io sono negli altri, io amo gli altri, se volete essere come me amate gli altri. Non solo amate, ma ditelo a tutti, fate festa, dovete essere contenti tutti”. Cioè tutta la Chiesa, tutta la comunità, tutta l’umanità deve avere i sentimenti di Dio, che è gioia, pienezza e che è comunione totale, tutti, tutto. Ecco questo è l’ut omnes, diremmo noi, cioè tutti uno in Dio che è gioia. E quindi “son venuto perché la vostra gioia sia piena, siate uno, vogliatevi bene e la vostra gioia sia piena”.
Se qualcuno non è contento bisogna cercarlo
Questo è il messaggio di Gesù, questo è il Vangelo. La sostanza di queste parabole mi pare questa: Dio è amore per tutti e vuole che tutti siano contenti, se qualcuno non lo è bisogna cercarlo, portarlo dentro e tutti saranno contenti perché ci siamo tutti.
Facciamo qualcosa per prendere la “nostra pecora”
(…) il mondo cerca solo la bellezza, non è che cerca la verità o la giustizia; sono poche le persone che cercano questo, mentre tutti cercano la bellezza. Allora trovare un linguaggio, una presentazione, una testimonianza che sia bella. E questo è tutto il lavoro dell’apostolato, dei discepoli di Gesù. Come dice Gesù: bisogna andare a cercare le persone e prenderle, trovare il modo di prenderle. Certamente, nella parabola del pastore che ha trovato la pecora, lei era contenta di lasciarsi prendere e mettere sulle spalle del pastore, lei si è lasciata prendere e mettere sulle spalle, quindi l’avrà amata, l’avrà accarezzata, avrà fatto qualcosa per prendere la sua pecora. E questo è tutto il lavoro nostro.