14 – Meditazione sul Vangelo: “Io e il Padre siamo una cosa sola”

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Loppiano (Incisa Valdarno-Figline)

Loppiano (Incisa Valdarno-Figline)

Meditazione sul Vangelo di Maras Alfredo Zirondoli

PREMESSA

Quella che segue è una trascrizione da una meditazione di Maras sul Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore richiederà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

“Gesù passeggiava nel tempio, sotto il portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: ‘Fino a quando terrai l’animo nostro sospeso? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente’. Gesù rispose loro: ‘Ve l’ho detto e non credete, le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perché non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce ed io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola” Gv. 10, 23-30.

Gesù parte da un fatto

C’è una situazione molto strana in questo brano, che si trova anche in altri punti del N.T. e cioè Gesù dice: “Siccome voi non ascoltate la mia voce, non siete dei miei”. Non parte dalla teoria per dire chi sono i suoi, ma da un fatto. Anche San Giovanni, in una sua lettera, afferma: “Voi siete usciti dal nostro gruppo, quindi non siete mai stati dei nostri”. E Gesù: “I miei sono quelli che ci sono adesso; voi non mi capite; non siete dei miei”.

E’ tragico per chi non è dentro. Ma chi è dentro? Quelli che il Padre ha predestinato? Che sono stati battezzati? Scelti? Chiamati? No!  Gesù dice: “I miei sono quelli che adesso mi conoscono”.

Pensate ai Giudei: “Noi siamo il popolo eletto. Il Cristo deve venire per noi”. E dopo, invece, chi sono quelli di Cristo? Sono i pagani, i gentili. Perciò non conta avere tutti i dati in regola, essere la stirpe eletta, aver ricevuto tante grazie. Conta amare adesso, dare la vita per gli altri, per Cristo. Questi sono i cristiani.

Il mondo sempre più dà valore alla prassi, alle cose pratiche. Chi sono allora i cristiani adesso? Sono i battezzati, come si credeva un tempo? Chi è il corpo di Cristo adesso? E’ la chiesa cattolica, come si credeva un tempo? Sono tutti cristiani i battezzati soltanto o sono quelli che in buona volontà ed in buona fede amano quel Dio che conoscono, che può non essere quel Dio cristiano? Chi sono i cristiani? Quelli in grazia di Dio? Quelli che, battezzati si sono poi dimenticati? Che hanno i documenti in regola all’ufficio parrocchiale e che poi vivono secondo la carne?

Loppiano (College)

Loppiano (College)

Sono quelli che, anche se non conoscono il Cristo, cercano di uscire da sé

Oppure sono quelli che, anche se non conoscono il Cristo, anche se non sono stati battezzati, non vivono secondo la carne, secondo i propri desideri, ma cercano di uscire da sé, in una ascetica difficile, dura, anche perché fatta da soli? Sono questi? Cristo è venuto per il popolo eletto o è venuto per quelli che lo seguono? Cristo è venuto per tutti, però quei tutti che poi lo seguono. Quindi il Cristianesimo è veramente una risposta a questa esigenza che ha il mondo di oggi di vedere le cose praticamente.

Praticamente chi è in grazia di Dio? Chi si è confessato o chi ama? Chi ha vissuto i Comandamenti e poi non segue Gesù, come il giovane ricco o chi segue Gesù?

Se noi non lo seguiamo, non importa se siamo cristiani, battezzati, focolarini: son tutte cose che non importano niente. Per il mondo valgono, ma per Dio non valgono.

Non possiamo vivere di inerzia

Noi non possiamo vivere di rendita: ieri ho amato, quindi oggi ho diritto di far parte del corpo di Cristo. Se io oggi non amo non faccio parte del corpo di Cristo.

C’erano le vergini prudenti e quelle stolte. Erano tutte vergini. Cos’è che ha fatto dire: voi siete prudenti e voi stolte? Se nell’Attimo Presente avevano l’olio o non l’avevano. Ma io sono vergine!!! Tu non hai l’olio! Non hai l’unica cosa che interessa a me in questo momento. Non hai l’amore ora. Ma ce l’avevo prima! Non l’hai adesso. L’avrò dopo: vado a comprarlo! Io lo voglio adesso. Un richiamo all’Attimo Presente sapendo che noi non possiamo vivere di inerzia, come invece vivono tutte le cose umane. Noi tante cose le facciamo per inerzia. Abbiamo cominciato bene poi ad un certo punto andiamo avanti perché gli altri ci aiutano o perché ci siamo fatti un nome, una fama cristiana, siamo brave persone. Lo eravamo; lo siamo ancora adesso? Solo Dio lo sa, solo Gesù può dire: Voi siete i miei! Noi con grande timore cerchiamo di vivere l’Attimo Presente al seguito di Gesù con quello sforzo attuale, con quella scelta di Dio attuale, senza la quale noi non siamo vivi, non siamo cristiani, quindi siamo morti. Abbiamo imparato a fare tante cose: sorridiamo, non rispondiamo ad un’offesa. Ma è carità o buona educazione? Tante cose le impariamo anche sul piano umano, ma poi andiamo avanti con queste o con la carità di scoprire attimo per attimo, attraverso il dolore, qual è la volontà di Dio?

L’umanità in potenza è la Chiesa

L’umanità in potenza è la Chiesa. La Chiesa non è un gruppo di persone fuori dal mondo. La Chiesa è tutta l’umanità, perché Gesù è venuto per tutti. Ciò non è attuato, ma in potenza lo è Gesù che ha voluto che fosse annunciato il suo Vangelo per far presto questo passaggio dalla potenza all’atto. Non è una realtà divisa, ma è una realtà che ha da una parte tutta la vita concentrata (Gesù, apostoli, la Chiesa), ma che dall’altra ha contatto continuamente con gli altri e quindi la Chiesa coincide nel disegno di Dio con tutta l’umanità. Allora quelli di Cristo sono tutti, naturalmente tutti che vogliono, però tutti da parte di Dio che non esclude nessuno. Siccome Gesù è venuto per tutti gli uomini, tutti sono di Cristo.

Di fatto vediamo che non tutti conoscono Cristo. E allora alcuni sono più di Cristo perché sono coscienti, altri lo sono meno, perché meno coscienti. Noi diciamo: cristiani e non cristiani. Ma questa è una parola umana, una distinzione umana. Il limite non è dato da un’etichetta, ma dalla vita che c’è dentro una persona e solo Dio conosce quanta vita c’è dentro. Cioè quanta vita buona c’è dentro una persona. E solo Dio conosce questo. Se questa persona che è buona, fosse vissuta in un ambiente cristiano, avrebbe conosciuto Cristo. E questo noi non possiamo saperlo, solo non dobbiamo mettere dei limiti.

Noi viviamo una vita per il nulla

Cito una poesia che ha scritto un comunista e dice (pressappoco):

La vita di un comunista è un rischio più della vita di un cristiano,

perché un cristiano sa che c’è il paradiso e quando muore prega e sa che risorgerà.

Un comunista invece sa che non c’è niente;

vive la sua vita e quando muore sa che il suo venerdì santo non ha una Pasqua.

E’ molto più eroico un comunista che un cristiano”.

Ho pensato molto a questa cosa. E’ bello, ma è vero che il cristiano sa che c’è la Resurrezione? E’ vero finché non muore; ma quando muore, muore. Gesù quando grida l’abbandono non sa che c’è la Resurrezione. Quindi c’è il rischio anche per il cristiano. Adesso noi crediamo nella Resurrezione perché non moriamo, ma quando uno sta morendo non lo sa: sa solo che muore. Gesù che cosa ha fatto? Ha gridato l’abbandono ed ha detto: “Io mi fido di te, Padre, che non esisti”. Infatti quando ha detto: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” voleva dire: Non c’è niente, perché Dio era lui. Sentirsi perciò abbandonato, lui, sentirsi che lui moriva voleva dire: Non c’è niente. Allora ha detto: Io mi fido di te; un Tu che non c’è. Non lo sentiva; non c’era per lui. Ma c’era! Sì, però lui non lo sentiva.

Pensiamo ai santi ed ai cristiani. Un cristiano quando muore sente che muore. E se riesce a credere che c’è un Dio, sente che questo Dio lo giudicherà. Ci sono dei cristiani che sono morti gridando, nella notte oscura: “Signore, abbi pietà di me!”. Andavano ad un giudizio ad un processo che li condannava. Quindi è più eroico andare verso il nulla o andare verso qualcuno che ti condanna? Senti che muori, non c’è niente, e se ti ricordi che tutta la vita hai vissuto da cristiano, di fede, abituato a credere che c’è un Dio, credi che questo Dio ti giudica.

Allora pensavo che è ancora più eroica la vita di un cristiano. Perché è un rischio. E uno rischia tutta la vita ed alla fine gli va male, non perché si annulla, ma perché si incontra con uno che lo giudica e Dio lo giudicherà perché ha fatto male.Noi siamo peccatori e Dio ci giudicherà. Allora ci vuole tale allenamento ad amare che in quel momento noi, se siamo abituati ad amare, ameremo e questo amore ci farà passare sul giudizio, saltare, anche se c’è. C’è la morte.  C’è il giudizio.

Il rischio è la caratteristica del cristiano, la sua dignità così bella che anche altri sentono che è bello rischiare. Per quelli che non conoscono il cristianesimo i cristiani non rischiano niente perché muoiono e vanno in Paradiso; mentre noi viviamo una vita per il nulla.

 

 

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.