1 – Meditazione di Maras sul Vangelo: “servo inutile”

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Loppiano- chiesa di San Vito

Meditazione sul Vangelo di Maras Alfredo Zirondoli

PREMESSA

Quella che segue è una trascrizione da una meditazione di Maras sul Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore richiederà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

In quel tempo disse il Signore: ‘Chi di voi se ha un servo che ara o al pascolo al suo ritorno dalla campagna direbbe a lui: ‘Su, mettiti a tavola’ o invece gli dirà: ‘Preparami la cena, mettiti a servirmi finché io abbia mangiato e bevuto e dopo mangerai e berrai tu’? E’ forse obbligato col servo perché ha obbedito agli ordini? Così anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi era stato comandato dite: ‘Siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare’”.

Questa è una delle pagine forse meno conosciute del Vangelo, in cui Gesù si rivela più vero e non nasconde la verità: noi siamo servi e quindi la cosa che possiamo fare è quella di servire; non ci crediamo meritori, cioè non crediamo di avere fatto qualche cosa perché abbiamo fatto il nostro dovere.

Ma guarda! Io ho fatto il mio dovere e non mi fanno nessun paradiso e non mi viene il centuplo…”, questo atteggiamento del servo che dice: “Ho lavorato tutto il giorno in campagna, adesso vengo a casa, troverò bene che il padrone mi chiami a cena…”. No, il padrone non ti chiama a cena, anzi ti fa lavorare di più perché tu sei un servo ed hai fatto semplicemente il tuo dovere: “Servi inutili…” abbiamo fatto quello che dovevamo fare.

Ogni tanto fa bene sentire queste parole di Gesù che ci mettono nella nostra realtà, perché siccome Gesù continuamente ci dà anche tante grazie, tanti doni, ci mette in luce, in fondo crediamo che la verità sia quella, mentre la verità è che Lui è Amore, mentre noi siamo servi, se va bene. E’ già molto essere servi. Quindi quando abbiamo fatto tutto quello che ci sembra dover fare, ci è comandata ancora un’altra cosa; quando abbiamo amato, amiamo ancora di più. “Sai cosa si fa quando si è amato? – dice Chiara – Si ama ancora di più!”. Quindi quando Dio ci chiama non è per darci un premio, umanamente, ma è per farci lavorare di più.

Quindi tutte le volte che, quando ci sentiamo chiamati da Dio, sentiamo una gioia, un fervore naturale, è perché siamo ancora tanto piccoli e allora Gesù ci colma, proprio come una mamma, di tanti favori. In realtà man mano che cresciamo ci accorgiamo che ogni volta che Dio ci chiede qualcosa di più di quello che abbiamo fatto non è mai un “paradiso” per quello che abbiamo fatto, se non così, con gran distacco, dice: “Hai fatto tutto bene, sì, però adesso vieni a fare questa cosa, importa che tu faccia questo”.

Poi c’è un’altra cosa che viene in luce ed è che Gesù ci ha anche detto: “Non vi chiamo servi, ma vi chiamo amici”. Quello che Lui vuole non è che facciamo tante cose, ma che amiamo. Allora qui si scatta su un altro piano, non quello del servizio, ma quello dell’amicizia, che è gradito a Dio, per cui vale di più la Maria che non fa niente, che Marta che fa tante cose. E’ più gradito a Gesù l’atteggiamento di uno che ama piuttosto che quello di uno che fa. Allora sul piano della “servitù”, del “servizio”, noi quando abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare siamo dei servi. Sul piano dell’amore, non si tratta di fare molto o poco, si tratta di amare; allora non siamo più giudicati come servi, ma siamo visti come amici, e cambia tutto; tutto il discorso fatto prima vale, dipende da noi se vogliamo essere servi o vogliamo essere amici.

Se siamo servi  faremo tante cose, lavoreremo per la Chiesa, lavoreremo per conquistare delle anime, lavoreremo per costruire delle opere, lavoreremo, saremo dei lavoratori e alla fine ci accorgeremo che siamo stati inutili, perché le cose che abbiamo fatto noi, intanto sono poche  e le abbiamo sempre fatte male; e se le avessimo fatte tutte bene, a Dio non interessano neanche quelle cose, perché Lui le avrebbe fatte meglio. Lui non ha bisogno delle nostre case, dei nostri ospedali o della nostra parola. Se noi invece vogliamo essere amici, o meglio, se noi vogliamo essere Lui, il Suo Corpo, il discorso è tutt’un altro, perché non siamo più, non facciamo niente, è Lui che è, è Lui che fa. E questa penso che sia la cosa migliore, anche se è la cosa più difficile, perché all’uomo è tanto difficile non fare, è tanto difficile rinunziare a pensare, rinunciare a programmare, rinunciare a vedere i frutti del lavoro, rinunciare a contare “quante” anime, “quante” persone, “quante” case, “quante” missioni. Il “quanto” è dei servi che debbono fare un certo numero di lavori.

La “qualità” è quella che conta. Non tutti capiscono queste cose. Io vedo anche fra quelli che hanno conosciuto l’Ideale, a parte le vocazioni diverse dell’Opera, ma anche tra i focolarini, non tutti capiscono subito queste cose, perché se uno non fa si sente inutile, se non fa non si sente realizzato e questo è necessario, ma perché siamo piccoli. Man mano che cresciamo ci accorgeremo che non conta niente quello che facciamo e non è affatto un segno di maturità o di realizzazione, è tutta un’altra cosa. E’ come un bambino che, intanto che cresce, deve far qualcosa e allora gli danno un giocattolo e lui lo apre o anche lo aggiusta qualche volta, ogni tanto fa qualcosa di buono, gli danno una matita e un foglio di carta e fa un disegno che tante volte è uno scarabocchio, qualche volte è anche un bel disegno, però non è che conta quel disegno lì, conta che il bambino sta crescendo…

(Gesù) aveva insegnato tutto quello che poteva insegnare e adesso li chiama “amici”. All’inizio li aveva chiamati a fare qualcosa, a lasciare tutto, a seguirlo, a fare qualcosa. Alla fine dovevano soltanto “stare”, “aspettare”, aspettare lo Spirito Santo. “Non muovetevi finché non sarà arrivato lo S.S.” e dopo han fatto tutto quello che lo S.S. voleva, e non loro volevano. “Quando sarai vecchio un altro ti cingerà e ti porterà dove non vuoi”.

Teniamolo come un insegnamento che Gesù ci ha dato oggi attraverso questo Vangelo, in modo che, anche se poi dovremo fare gli abbonamenti, i raduni, lo facciamo con distacco ed il momento in cui noi ci attacchiamo siamo i servi, i lavoratori.

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.