29bis – Commento al Vangelo: “Amate anche i vostri nemici”

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Maras con alcuni Focolarini

Maras con alcuni Focolarini

Meditazione di Maras

Ma a voi che mi ascoltate io dico: Amate anche i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano. Benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi fanno del male”. (Luca 6, 27-28)

Premessa *

Segue da “29 – Commento al Vangelo

…Ecco, Gesù, quando viene, porta il Paradiso. Il cristianesimo non diventa più soltanto l’attesa di una cosa futura, ma diventa così presente che il futuro è presente; c’è il futuro, ma è presente, è vicino. Quindi, tutto questo elenco di cose da fare, che è tanto lungo e di cose tanto difficili che potrebbe spaventare, se invece Gesù si facesse presente Lui già in questa vita con la sua ricompensa, se non si facesse presente Lui con il suo Paradiso, che è Lui che porta con sé tutto; Gesù vuol dire tutto. Allora la vita viene suddivisa, come il tempo, in momenti di luce e momenti di tenebra, c’è il giorno e c’è la notte; però dopo torna il giorno e torna la notte; non sono poi lunghe 12 ore. Però, questo, io ho visto che è possibile viverlo se siamo insieme, altrimenti uno deve aspettare troppo, perché a parte i Santi, gli altri cristiani normali, si scoraggiano di fronte a tanti anni tutti di ascetica e la mistica non viene mai. L’ascetica, la fatica della salita, in attesa di una mistica, cioè di una unione con Dio che verrà dopo tutta questa salita. Adesso Dio ama ciascuno, però noi dobbiamo renderci conto che ci ha amato in modo straordinario Dio, dandoci un Ideale ed un’Opera nella quale siamo già nella vita eterna e lo sentiamo; nella quale Gesù ha già realizzato il piano di Dio su di noi, nell’attimo presente.

Infatti, tante volte quando c’è Gesù in mezzo, noi ci sentiamo arrivati, ci sentiamo realizzati, ci sentiamo completi, contenti, perfetti. E Chiara Lubich un giorno lo diceva, che se noi morissimo in quei momenti di unità, andremmo in Paradiso, perché ci siamo già. In cui il Paradiso non è una cosa futura, ma una cosa presente. Però, contemporaneamente, siccome non siamo ancora santi, ci sono dei momenti di purgatorio, dei momenti di tenebra, perché dobbiamo maturare. Ma una cosa è maturare da stamattina a stasera ed una cosa è maturare da dieci anni fino adesso. Si vive l’attimo presente, ma quando l’attimo presente è sempre tenebra, tenebra per anni, ascetica, ascetica per anni, io capisco che i Santi sono pochi. Perché chi ha il coraggio di andare avanti per anni, da solo, con penitenza, con prove, poi quando arriva “è arrivato”; ma sono pochi.

E quando leggevo le vite dei santi, io dicevo: “Non sono fatto per questa strada”, perché vedevo che non avevo il coraggio, la forza, la perseveranza di fare quelle penitenze che loro avevano fatto. S. Margherita da Cortona aveva fatto una vita cosiddetta di peccato, perché in quel tempo era molto più grave quello che faceva di quello che sarebbe adesso, però lei dopo ha fatto tante di quelle penitenze, così terribili… io non avrei avuto la forza di farle… e dopo di questo è arrivata all’unione con Dio.

Quindi sentire che era vero che ci si guadagna a perdonare, ci si guadagna ad essere misericordiosi, allora uno lo fa più volentieri, perché anche se costa sempre, saper per esperienza che ci si guadagna. Perché questo sarà perdonato diventa presente: è perdonato, è stato perdonato, mi è dato, mi è stato dato tutta la vita. Io posso dire, se guardo la mia vita ideale, che ho sempre ricevuto. Ho anche dato certamente, ma ho anche ricevuto ed è di più quello che ho ricevuto. La misura ricolma, abbondante: “Vi sarà versato in grembo”. Ecco io ho ricevuto tutto questo, sotto forma di riconoscenze, di affetto, di stima, di posizione. Ho perso tutto, ma posso dire che ho trovato tutto, che ho una posizione di fronte al mondo che molti vorrebbero avere.

Quando io mi incontro con le persone del mondo della mia età, con le quali eravamo bambini insieme o studenti e che dicono: “Tu, cos’hai fatto?”. Io mica dico: “Ho fallito”. Io dico quello che ho fatto, non quello che ho fatto io, ma quello che ha fatto l’Opera per me. E loro mi vedono così arrivato, così grande che dicono: “Beato te! Tu hai proprio preso la strada giusta”. Perché veramente io ho ricevuto il centuplo che loro non hanno avuto. Loro possono avere una macchina o due macchine, ma io ne ho tante di macchine. Loro possono avere una moglie, quattro, cinque figli, quindi una famiglia. Ma io di affetti, di figli spirituali…. Però, realmente, io mi sento di aver dato vita a qualcuno e non solo a tre, quattro persone come può aver fatto qualcuno dei miei colleghi. Io posso, quando parlo con queste persone e parlo in maniera da stolto, come dice S. Paolo, mettere in luce tutti i talenti, perché era l’unico modo per farsi capire dagli altri. Quando io parlo con gli altri: “Io ho fatto una città. Io ho fondato un giornale”. Noi, con tanta semplicità, possiamo dire quello che è vero, che siamo stati presi da Dio, messi in mezzo ad un’abbondanza di tutto: di vita, di opere, di realizzazioni. Di fronte agli altri è vero che abbiamo ricevuto cento, e anche di fronte a noi. Guardate quante cose ho io: solo a Loppiano ci sono 10 casette; e poi tutte quelle del Movimento; tanti mi invitano a casa loro continuamente. Il centuplo c’è. E’ il Vangelo che si realizza. Quindi è difficile questa ascetica, ma è anche logico per avere questa mistica, cioè questo centuplo reale, visibile, che il mondo vede e che è quello che converte il mondo. Perché in fondo il mondo non crede ai cristiani perché li vede lì, tutti con la testa storta, che si superano, che abbracciano la croce. Ma non vede persone risolte e risorte, cioè che sono morte e risuscitate; persone così che sono ancora in macchina, come diceva Chiara. Lei diceva la “giaite”: uno che è sempre Gesù Abbandonato, ma non viene mai fuori Gesù. E allora è sempre lì in macchina che sta soffrendo, soffrendo: “Cosa fai? Soffro. Ma non sarà il momento di essere contento?”. Quando uno è contento gli altri si accorgono che quella persona è realizzata. Ma se non è contento, quella persona non convince nessuno ed il mondo non vuole essere cristiano perché vede un aspetto del cristiano che non è quello vero. Il cristianesimo è questo centuplo. Quindi, ripeto, anche questo Vangelo di Luca in cui sono elencate tutte queste cose da fare, io capisco che se viene letto nelle chiese tante persone diranno: “E’ difficile”, ed altre diranno: “Se è questo il messaggio di Gesù, allora…”. Come diceva S. Teresa: “Se tu tratti così i tuoi amici, ne hai così pochi, si capisce”. Però se poi vediamo che cosa dà chiedendo queste cose, che cosa c’è in fondo a questo amare i nemici; uno diventa figlio di Dio, dell’Altissimo; ha il merito e il guadagno di sentirsi figlio di Dio, quindi al di sopra di tutte queste piccole cose come: “E’ mio, è tuo; ti ho dato 100 mi hai dato 20…”. E’ al di sopra, è un’altra cosa. Questo veder le cose dall’alto, vi assicuro, succede. Quello che a noi ci dà la pace è questo star fuori dalla mischia delle cose, non perché non vogliamo la mischia, ma perché Dio è fuori e noi siamo figli di Dio, quindi siamo dentro come Gesù, che si è messo dentro nel mondo, è morto, ma è risuscitato, non è mica rimasto nel mondo, non è rimasto a soffrire. Gesù ha sofferto quei dati anni e poi ha anche gioito, è stato con sua madre 30 anni, anzi 33, poi con Lazzaro, con San Giuseppe prima, poi con i suoi discepoli. E quindi ha avuto una vita piena, anche umanamente realizzata. E poi, dopo la morte, la resurrezione ed in paradiso col corpo: è questa la vita vera, la vita durevole, la vita che continua.

Maras con alcuni Focolarini nel 1982

Maras con alcuni Focolarini nel 1982

Quindi Gesù è una persona realizzata, che ha un momento di prova, ma poi ha tutta l’eternità per godere il risultato di questa prova, di questo esame. Allora, se noi viviamo bene queste cose, ripeto, se noi le viviamo insieme, a corpo, non singolarmente, abbiamo presto, molto presto anche la ricompensa. E ci accorgiamo che questo non è un comando negativo, come quando Gesù dice: “siate puri, siate obbedienti, siate misericordiosi…”. Le beatitudini non sono una cosa negativa, ma sono una cosa positiva. Perché Gesù chiede la mitezza, la misericordia? Per possedere la terra. Perché Gesù chiede di amare la persecuzione? Per avere il regno dei cieli. Ecco. Perché non dovete aspettare niente di ritorno? Per amare, perché se tu ami e aspetti che l’altro ti ami, non lo ami. Se tu dai qualcosa a prestito e poi aspetti che ti ritorni, magari con un grazie, con una riconoscenza o un interesse sopra, in realtà hai amato te stesso e se tu non ami non sei figlio di Dio, non ti senti libero, sei sempre attaccato ad aspettare il ritorno. Sei libero, e se sei libero sei figlio di Dio. La cosa più bella è sentire che uno è figlio di Dio, libero, libero figlio di Dio. E quelli che non fanno così, Gesù li chiama i peccatori, i pubblicani che hanno tutta una legge di interesse che non è legge del Vangelo. Il Vangelo non ha niente a che fare con questi interessi. Non ti do perché tu mi dia, ma ti do perché ti amo. E se tu poi mi dai, io devo essere così meravigliato di questo centuplo che arriva da ringraziare Dio e te. Mentre se io invece aspetto un ritorno, dico: “E’ giusto!”. E questo non dà gloria a Dio e non da neanche gioia a tutti e due. Mentre invece quando è tutto nuovo, allora c’è un grazie reciproco e ci si sente riconoscente verso l’altro. E questo dà gloria a Dio, perché Dio fa così. Dio dal di sopra fa cadere la pioggia sui buoni e sui cattivi e poi spuntano i frutti e Dio è contento, come può essere contento Dio. Egli vuole che i frutti ci siano e quando non ci sono non gli importa niente, non è che gli manca qualche cosa. A Dio non manca niente, ai cristiani non manca niente.

Allora teniamo come conclusione quest’ultima frase di Gesù: “Con la misura con cui misurate sarete misurati” subito e anche alla fine della vita. Io lo vedo questo: quando un focolarino parla male di un altro focolarino, immediatamente io lo valuto poco, lo valuto male, immediatamente. Quando un focolarino mi parla bene di un altro focolarino, immediatamente lo valuto bene. Non è che ci si aspetta la fine del mondo; subito, da come tu parli sei giudicato, da come ti esprimi si capisce chi sei.

*PREMESSA: Quella che segue è una trascrizione da un commento di Maras al Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore domanderà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.

Comments

  1. Sandro Sgriccia says

    Grazie infinite per questa ricca riflessione sulla Vita… anche in riferimento al passaparola di oggi sulla valorizzazione dei propri talenti!!

    A ben risentirci!