29 – Commento al Vangelo: “Amate anche i vostri nemici” – Maras – 1a parte

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Maras al Genfest, con Don Foresi e Lionello Bonfanti

Meditazione di Maras

Ma a voi che mi ascoltate io dico: Amate anche i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano. Benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi fanno del male”. (Luca 6, 27-28)

Premessa *

Uno resta male perché l’altro ha fatto qualcosa di sbagliato: è quel risentimento che tante volte noi sentiamo perché non siamo Gesù. Noi restiamo male, allora dobbiamo superarci e col superamento noi perdoniamo. E l’altro sente benissimo il superamento e quindi non sente l’amore, lui si sente condannato e poi perdonato. Ma il suo peccato… sente benissimo che noi ce lo ricordiamo. Questo che vale per giudizio vale anche per la misericordia. Essere misericordiosi vuol dire avere una carità che tutto copre, tutto spera, tutto sopporta, tutto crede e quindi praticamente non vede, non pensa il male dell’altro, non valuta il peccato dell’altro. Credo sia difficile essere Gesù, ma è l’unica maniera per non essere dissociati fra due tendenze opposte che portano l’una a essere caritatevoli e l’altra ad essere caritatevoli verso il mondo. E questa dissociazione per cui tante volte si dice: “Bisogna essere giusti o misericordiosi; bisogna giudicare e non condannare” rende impacciato l’uomo. Si vede tante volte anche tra i cristiani, anche persone impegnate nel mondo, nella politica, nella amministrazione della giustizia, per esempio: giudici, magistrati che sono impacciati.

Nessuno di noi è Gesù, con gli altri siamo Gesù

Essendo cristiani non sono uno, per cui non sanno se devono giudicare o non giudicare, se devono prendere una responsabilità o non prenderla. Gesù non ha mai avuto di queste esitazioni; Gesù è sempre stato uno perché era l’Amore, l’Amore incarnato. Adesso noi arriviamo ad essere Gesù a poco a poco e tutti insieme, essendo tutti insieme. Nessuno di noi è Gesù, con gli altri siamo Gesù; uno con gli altri; in unità, con Gesù in mezzo siamo anche ognuno Gesù, ma in unità. E non in un momento, ma con un allenamento faticoso; una ascetica (una ascetica è anche una cosa difficile) che anche si vede: si vede che uno si sta superando. Non importa. L’importante è che gli altri coprano e quindi nell’insieme il corpo appare uno. Altrimenti bisognerebbe proprio essere santi, già santi ed arrivati. Allora nel santo vive Gesù e questo santo è una persona equilibrata e non dissociata, una persona immediata, diretta che ha subito la parola da dire o il silenzio, ma non è mai impacciata, non è mai divisa, non è mai complicata. Al di fuori di questa santità che si raggiunge alla fine della vita o comunque a metà della vita per i santi, al di fuori di questo io conosco solo la strada dell’unità che ci permette di essere semplici, cioè diretti senza queste complicazioni che vengono dal non saper cosa fare. Perché nell’unità questa complicazione viene sciolta proprio nell’unità. Uno dice all’altro c’è un lavoro che si fa prima, per cui dopo uno sa cosa fare. Mi ricordo tante volte a contatto con le persone fuori, con le situazioni del mondo vengono dei problemi, anche ci domandano di risolvere questi problemi, ma non sappiamo risolverli. Ci mettiamo insieme, andiamo in focolare, parliamo, facciamo un colloquio, vediamo le cose in unità, alla fine vien fuori la luce. Dopo noi usciamo e diciamo a quelle persone che ci hanno chiesto la soluzione del problema, la soluzione. Questo, più siamo maturi, più lo facciamo rapidamente. Ai primi tempi, quando non ancora maturi, lo facciamo in maniera un po’ impacciata. “Aspetta che vado a domandarlo”. Meglio così piuttosto che dare subito una risposta sbagliata. Io tante volte ho fatto una telefonata per vedere le cose in unità; questo ci permette a noi di essere Gesù. Allora anche se non siamo santi riusciamo a dare l’altra guancia quando ci danno il primo colpo; riusciamo a non pretendere la restituzione di una cosa che abbiamo prestato.

Mi ricordo una volta che una persona mi aveva chiesto dei soldi a prestito ed io glieli avevo dati e poi continuavo ad aspettare che me li desse indietro ed ero così teso che non facevo più unità, con questa preoccupazione. Andando in focolare non avevo l’anima libera per fare unità quando invece ho capito che dovevo dirla, dovevo metterla in unità col focolare, dopo non mi interessava niente se non me li avesse dati o no, perché tanto non erano più miei i soldi ed anche il prestito non ero io che lo avevo fatto; ed infatti una volta non me li hanno dati indietro. Ma non ha cambiato niente. E questo è bene per tutto quello che noi facciamo: i rapporti con le persone fuori, i nostri parenti. Per esempio: noi abbiamo una certa valutazione dei nostri genitori e dei nostri fratelli: sono poveri, hanno bisogno di me se io non vado a casa, se io non scrivo, se io non mando soldi… E’ una preoccupazione, se io questa cosa la vedo in unità, dopo Gesù mi dice: “Aiuta i tuoi genitori!”, oppure: “Mettili nel cuore di Gesù, non aiutarli”. Io sono tranquillo, non di una tranquillità umana, perché mi dispiace, però non sono agitato; se invece non l’ho visto in unità con i miei fratelli, col mio responsabile, io sono agitato. Proprio perché tutti gli aspetti della vita sono dei problemi per il cristiano, che solo Gesù può risolvere. Gesù noi lo siamo insieme, non da soli; dopo ognuno di noi ha il modo di agire di Gesù, la grazia di Gesù e la semplicità di Gesù.

Ecco, noi abbiamo i nostri nemici. Per esempio: anche questa forza di amare i nostri nemici non basta che uno dica: “E’ mio nemico, lo amo”. Bisogna amarlo, soffrirla questa cosa che è mio nemico. Perché è mio nemico per un difetto che io ho? O è mio nemico perché io sono Gesù? Gli sono sembrato Gesù? Allora è nemico di Gesù, non è nemico mio. Ma se io ho in me Gesù, quello che hanno perseguitato e che vogliono perseguitare io lo vedo insieme agli altri. Tante volte noi abbiamo fatto degli sbagli, volendo fare bene, che, giustamente gli altri ci hanno rimproverato; e noi mettendo in unità questi sbagli col focolare, abbiamo capito che veramente abbiamo sbagliato noi e quindi è giusto che ci arrivi il rimprovero e allora non ci fa più male, anzi, ringraziamo quello che ci ha rimproverato perché ci ha insegnato qualcosa. Io ho visto qualche volta convertirsi delle persone nel momento in cui mi rimproveravano perché io gli ho detto: “Guarda che hai fatto proprio bene, grazie!” ed era sincero questo grazie perché mi aveva insegnato qualcosa. Naturalmente lui, che si aspettava una reazione diversa, quando ha visto questo atteggiamento mi ha detto: “Ma tu chi sei?” me ne ha dette di tutti i colori e più me ne diceva e più lo ringraziavo. Alla fine gli ho spiegato che lo ringraziavo perché aveva regione lui. Dopo è diventato uno del Movimento. Ecco è tanto importante essere insieme, perché queste promesse che Gesù fa al futuro: farete, avrete, riceverete… Quando invece Gesù si realizza nel presente, per es.: non giudicate e non sarete giudicati; se uno è solo pensa dopo la vita della vita: io adesso non giudico ed alla fine della vita non sarò giudicato; questo è il massimo cui può aspirare un cristiano di questo mondo che crede nella vita eterna e fa di tutto della vita al di là, come se la vita eterna fosse la vita al di là, mentre la vita eterna è già cominciata qui, però è così mescolata di elementi terrestri che noi crediamo che la vita eterna è solo quella al di là, mentre S. Caterina, che era una santa, diceva: “La vita durevole – non la vita eterna –è già cominciata”. E’ cominciata e continuerà, solo che là sarà stabile, qui cambia continuamente.

Maras e Aurelio Lagorio - Loppiano

Maras e Aurelio Lagorio – Loppiano

… si era preso i peccati degli altri

Allora uno pensa che al di là riceverà la ricompensa, mentre se noi abbiamo Gesù in mezzo, vediamo che la ricompensa la riceviamo subito. Perché Gesù non viene solo alla fine della vita e non viene solo alla fine del mondo come dice l’Apocalisse. Gesù ha detto: “Io vengo presto” e viene tutte le volte che due sono uniti nel Suo nome. E lì, subito, uno ha il centuplo, ha il “vi sarà dato”, il “vi sarà perdonato”, “riceverà misericordia”. Il paradiso che facciamo qualche volta fra noi è veramente un ricevere da Gesù quello che noi abbiamo perso per Lui o dato per Lui. Il vero purgatorio per esempio…. Sapete che nella vita di Focolare c’è il purgatorio (1 – vedi “ora della verità”) ed il paradiso (1 – idem), ci sono momenti in cui riceviamo un merito, ci viene dato atto di una cosa buona che abbiamo fatto… Adesso non è sempre così, perché noi tante volte abbiamo veramente bisogno di purificazione. Ma qualche volta il rimprovero avviene per una cosa buona che si è fatta e quello è il vero purgatorio, quello che Gesù ha sentito. La purificazione che Gesù ha sentito non era per i suoi peccati, ma perché era giusto, perché era buono; perché essendo buono, onesto, perfetto, Santo, però uno con gli altri, si era preso i peccati degli altri. E tante volte i focolarini, insomma tutti quelli dell’Opera quando sono bravi prendono un rimprovero proprio perché hanno fatto una cosa per amore, perché per amore arrivano in ritardo a casa. Mi ricordo che la prima volta che sono stato con una persona fuori, e mi era costato tantissimo stare con questa persona fuori… Tra l’altro faceva freddo a Milano ed io non riuscivo più a non tremare, mi battevano i denti dal freddo. Allora tenevo la bocca aperta, perché il mio amico non si accorgesse che io avevo freddo e lui continuava a parlare, a parlare ed è venuto tardi e sono arrivato a casa alla sera in queste condizioni. E mi sono preso un rimprovero perché ero arrivato tardi. Ecco, io ho sentito che era giusto, perché avevo fatto una cosa per amore e quindi ero anche purificato. Naturalmente un’altra volta ho anche capito che potevo fare più in fretta: potevo sì stare con quell’amico, però anche arrivare a casa in tempo. Dovevo far contento anche il responsabile di focolare e non solo il mio amico. Soprattutto il mio responsabile di focolare perché il mio prossimo primo è chi mi ama di più; quindi io devo far contenta più Chiara, che una persona che passa per strada. Ma sono due prossimi, sì, ma Gesù ha detto che c’è tutta una gerarchia di prossimità: c’è il primo prossimo, è chi mi ama di più. Lo dice nella parabola del Samaritano: chi è il prossimo per il Samaritano? Quello che ha avuto misericordia di lui. Quindi, chi è il mio prossimo? E’ Gesù il mio prossimo, quello che mi vuole bene per primo. Gesù ha avuto misericordia di me e concretamente si è servito di Chiara Lubich, dei Focolarini, delle persone che mi stanno vicino, non vicino fisicamente, ma vicino coll’anima, che mi vogliono più bene, sono i miei primi prossimi. Quindi io devo far contento il mio primo prossimo, piuttosto che la persona che mi passa vicino. Passa una persona vicino a me sul treno, ma il mio cuore è da Chiara, al Centro dell’Opera, è nei focolarini. Quindi è vero che io quella sera sono stato fuori, per un atto di carità, però potevo pensare che il mio responsabile di focolare mi aspettava a casa ed era preoccupato che io non arrivavo.

Le purificazioni avvengono per il bene

Le purificazioni avvengono per il bene che abbiamo fatto e così il centuplo avviene per il bene che abbiamo fatto già in questa vita, se noi viviamo il Vangelo insieme, a corpo mistico; cioè se Gesù è presente fra noi, Gesù non viene solo alla fine della vita, viene subito. E Lui porta con sé la ricompensa, come dice l’Apocalisse: “… e porto con me la mia ricompensa”.

Ecco, Gesù, quando viene, porta il Paradiso. Il cristianesimo non diventa più soltanto l’attesa di una cosa futura, ma diventa così presente che il futuro è presente; c’è il futuro, ma è presente, è vicino. Quindi, tutto questo elenco di cose da fare, che è tanto lungo e di cose tanto difficili che potrebbe spaventare, se invece Gesù si facesse presente Lui già in questa vita con la sua ricompensa, se non si facesse presente Lui con il suo Paradiso, che è Lui che porta con sé tutto; Gesù vuol dire tutto. Allora la vita viene suddivisa, come il tempo, in momenti di luce e momenti di tenebra, c’è il giorno e c’è la notte; però dopo torna il giorno e torna la notte; non sono poi lunghe 12 ore. Però, questo, io ho visto che è possibile viverlo se siamo insieme, altrimenti uno deve aspettare troppo, perché a parte i Santi, gli altri cristiani normali, si scoraggiano di fronte a tanti anni tutti di ascetica e la mistica non viene mai. L’ascetica, la fatica della salita, in attesa di una mistica, cioè di una unione con Dio che verrà dopo tutta questa salita. Adesso Dio ama ciascuno, però noi dobbiamo renderci conto che ci ha amato in modo straordinario Dio, dandoci un Ideale ed un’Opera nella quale siamo già nella vita eterna e lo sentiamo; nella quale Gesù ha già realizzato il piano di Dio su di noi, nell’attimo presente.

Infatti, tante volte quando c’è Gesù in mezzo, noi ci sentiamo arrivati, ci sentiamo realizzati, ci sentiamo completi, contenti, perfetti. E Chiara Lubich un giorno lo diceva, che se noi morissimo in quei momenti di unità, andremmo in Paradiso, perché ci siamo già. In cui il Paradiso non è una cosa futura, ma una cosa presente. Però, contemporaneamente, siccome non siamo ancora santi, ci sono dei momenti di purgatorio, dei momenti di tenebra, perché dobbiamo maturare. Ma una cosa è maturare da stamattina a stasera ed una cosa è maturare da dieci anni fino adesso. Si vive l’attimo presente, ma quando l’attimo presente è sempre tenebra, tenebra per anni, ascetica, ascetica per anni, io capisco che i Santi sono pochi. Perché chi ha il coraggio di andare avanti per anni, da solo, con penitenza, con prove, poi quando arriva “è arrivato”; ma sono pochi.

*PREMESSA: Quella che segue è una trascrizione da un commento di Maras al Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore domanderà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

(continua)

1) “Ora della verità”: https://www.cittanuova.it/lora-della-verita-3

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.