28 – Meditazione: “…chi invece crede nel Figlio, possiede il Padre…”

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crocifisso 1

Prima Lettera San Giovanni cap. 2 – 22,23: “Chi dice la menzogna è l’anticristo e l’anticristo nega che Gesù è Cristo; e chi nega il Figlio non possiede neanche il Padre, chi invece crede nel Figlio, possiede il Padre …”.

 Premessa*

PRIMA PARTE
Quindi la vita è rimanere nel Padre e nel Figlio e questo rimane se le parole che sono state annunciate sono state accolte e rimangono così, non vengono cambiate. “Questo ve lo scrivo perché qualcuno cerca di traviarvi; invece ciò che voi avete ricevuto con l’unzione rimane in voi e non avete bisogno che nessuno vi insegni altre cose, se siete fedeli a quello che vi è stato detto all’inizio. Perché è proprio questa unzione, e se siete fedeli a questa unzione, questa unzione è vera, vi dice la verità e non mente e voi state saldi in Lui che non mente. Quindi, figlioli, rimanete in Lui, perché noi possiamo avere fiducia quando Lui apparirà, affinché noi non veniamo svergognati da Lui alla sua venuta”.

Giovanni dice che: “Chi nega il Cristo (chi nega che Gesù è Cristo, quindi chi dice che Gesù è soltanto uomo) è menzognero (cioè dice la menzogna) ed è anticristo (perché solo lui, il diavolo, nega il Padre e il Figlio)”.  Ora la funzione del diavolo, che è chiamato lo spirito della menzogna, lo scopo suo è questo, di dire che Dio non è, quindi, di negare Dio, tutto ciò che è Dio, quindi: Padre, Figlio, Spirito, tutto e chi crede a lui, evidentemente non crede a Dio: “Se poi nega che Gesù è il Cristo, nega anche il Padre e non lo possiede”. Ora tutto il messaggio di salvezza non è soltanto un annuncio, è una realtà che viene data; attraverso le parole viene data la possibilità di salvarsi. Quindi se uno non crede che questa salvezza viene da Dio, che questa è la vita eterna e che quindi Gesù è soltanto un uomo … bravo, eccezionale, un super uomo, superstar, tutta questa eresia che si ripete sempre in ogni tempo in maniera nuova, sotto forma artistica, forma letteraria, sotto forma esistenziale, emotiva tante volte, però distrugge il Figlio di Dio, esalta l’uomo e distrugge il Figlio di Dio, quindi questo non è vero e viene dal diavolo; quindi ogni tentazione in questo senso, di fare di Gesù un uomo perfetto, ma non Dio è una cosa molto pericolosa.

Le tentazioni che sono più sottili

Perché il diavolo, visto che non riesce a negare Gesù perché è un fatto storico, cerca di negare che è Figlio di Dio. E il diavolo c’è, proprio c’è e noi ce ne accorgiamo, vivendo per Dio ci accorgiamo che c’è il diavolo; quelli di noi che prima non ci credevano al diavolo, se si sono messi a vivere per Dio si sono subito accorti che c’è il diavolo, perché noi abbiamo delle tentazioni così sottili a volte, così luminose, che non possono venire da uomo, e soltanto stando attenti, mettendo “Gesù in mezzo” (1) ci si accorge che questa è una tentazione; perché, siccome è così sottile, prima non l’avevamo perché eravamo molto più preda del diavolo, prima eravamo isolati e quindi ci cadevamo senza accorgercene; quando abbiamo cercato di vivere secondo Dio e quindi  di dire di no al diavolo, il diavolo, evidentemente, cerca di farsi più forte e più fino. Ed allora arriva con delle tentazioni che, se noi non siamo attenti, diciamo: “Adesso, andando avanti capisco di più; prima queste cose non le capivo, adesso le capisco”. Invece sono le tentazioni che sono più sottili e noi non capiamo quelle cose, sentiamo delle cose che sono più luminose, ma non vengono da Dio.

Ora noi ci siamo messi su una strada molto difficile perché andando avanti, va avanti anche il lavoro del diavolo e soltanto se c’è unità sempre più forte, noi scopriamo il diavolo che è sempre più intelligente. Adesso, io non vorrei spaventarvi, però vorrei anche dirvi quello che vi succederà, che più andremo avanti, ci accorgeremo di avere il diavolo vicino; non lo sentiremo, forse, come l’hanno sentito alcuni santi. Forse noi non la sentiremo così, però vedremo gli effetti; ci sentiremo deboli, ci sentiremo attirati da una cosa molto luminosa e la tentazione è sempre questa: di mettere in luce l’umano, siccome non si può distruggere la presenza di Gesù, la realtà di Gesù storico e i suoi effetti sociali anche adesso si cerca di distruggere il fatto che è Figlio di Dio. E quindi una cosa che adesso è di moda, è di spiegare tutto con fatti psicologici. Ogni fatto della vita soprannaturale, siccome ha un riflesso umano, ha degli effetti anche psicologici: delle emozioni, del modo di comportarsi, ma non è solo questo, mentre invece, molti vorrebbero spiegare tutto con la psicologia, con la psicanalisi. Ed ho visto quanto è pericoloso questo, perché nei nostri rapporti, da questi più semplici fra noi a quelli più alti, c’è tutto un riflesso umano che è anche visibile. E molti vorrebbero prendere solo questo come misura del rapporto, mentre questa è la conseguenza del divino, uno vorrebbe fermarsi lì: “Facciamo solo questo”.
Sarebbe come dire un’unità fatta di sorrisi e di parole o di gesti. “Facciamo una bella unità” perché diciamo tutti le stesse cose, ci sorridiamo tutti, è quell’amore fatto di cose esterne; stando insieme, evidentemente, si crea una aria bella. Il che è anche vero, ma non è quella l’aria nostra, è che cercando Dio tagliando tutto il resto, come conseguenza viene anche che si sta bene, che c’è anche fra noi una bella amicizia. Ma non è soltanto una bella amicizia perché molti veramente credono che, ad esempio, a Loppiano noi abbiamo lasciato il mondo perché si sta più comodi fra noi e, cercando di non andare contro l’altro, di cercare sempre ciò che unisce, alla fine si crea un’unità e questa è l’unità, è la pace. Questo è distruggere il divino, perché è vero che si crea la pace, l’unità, ma non si crea così, non è soltanto perché noi ci ritroviamo fra noi e cerchiamo di evitare il negativo, cerchiamo di trovare il positivo, ciò che ci unisce, che automaticamente nasce “Gesù in mezzo” (1); Gesù in mezzo è una grazia che viene dall’alto e che è frutto di una rinuncia, di un prender la croce e non soltanto di cercare il positivo, è il prendere la croce, la croce che è data dal fratello, la croce che è data dal mio uomo vecchio. Tutte queste cose qui superandole, trasformandole, cade una grazia che è Gesù in mezzo, per cui dopo si sta anche bene. Ma il momento in cui ci si riposa su quello star bene, cade tutto, non c’è più Gesù in mezzo, si sta subito male e non ci basta il letto, non ci basta il cassetto, non ci basta l’orario, il cibo che, in fondo, è assicurato, non ci basta niente. Perché? Perché la nostra vita è Cristo.

Se manca la sospensione non c’è più il divino

Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il quale non aveva dove posare il capo, tra l’altro. Quindi i momenti in cui noi abbiamo tutto, non abbiamo più Gesù in mezzo, perché se ci dimentichiamo che Lui non aveva dove posare il capo, quindi questa insicurezza, tutte queste cose ci lasciano sospesi, se manca questa sospensione non c’è più il divino.

Allora, tutto questo per dirvi che quando uno nega la divinità di Gesù, si mette in una situazione che è diabolica. Ecco, se noi crediamo nel Cristo, cioè nella divinità di Gesù, possediamo il Figlio e il Padre, quindi dentro di noi vive la Trinità: vive il Figlio, vive il Padre, vive il Rapporto e quindi c’è tutto un universo che vive dentro di noi. Se noi non abbiamo questo universo, questa vita dentro, vuol dire che non crediamo abbastanza al Cristo, crediamo forse all’uomo.

Croci proprio terribili

crocifisso 2Io questo lo dico perché mi rendo conto come è facile credere nell’uomo, soprattutto quando l’uomo è buono, è bravo, è sano; nessuno di noi è proprio un delinquente, un brigante; non è difficile credere che la persona con la quale vivo non mi ucciderà di notte e quindi crediamo. Però se la fede si ferma lì non è divina, quindi ci vuole continuamente un aggiornamento dentro, andare al di là di tutto quello che vediamo e sentiamo e sappiamo. Se noi facciamo questa cosa, sentiamo una vita dentro che è proprio quella della Trinità, cioè una vita molto dinamica, molto aperta, fatta anche di croci, ma di croci proprio terribili. Un attimo di angoscia, poi un attimo di sospensione, poi una luce. È una cosa molto forte e questa poi la mettiamo in unità e allora ci diranno: “No, questo è un po’ troppo; questo è un po’ troppo poco; questa è una tendenza un po’ personale”. Su questo noi siamo lavorati e purificati dall’unità; siamo purificati sulla vita che c’è. E’ l’albero che porta buon frutto che viene potato. Noi siamo potati sulla vita e non è che dobbiamo dire: “Allora io non dico più niente”. No. Devo dire e dicendo mi continuano a dire che è troppo poco. Ne sentirete di tutti i colori, ma è tutto vero perché ognuno di noi è anche un particolare e il divino dentro prende la forma della nostra umanità. È come in una canna d’organo, l’aria che soffia dentro è sempre la stessa, però a seconda della canna viene fuori un suono diverso. Quindi anche la vita che c’è in noi, lo S.S. che vive in noi, a seconda della canna, che è ognuno di noi, dà un suono diverso. Però tante volte il suono non è dato dalla canna, è dato perché c’è dentro qualcosa nella canna, che la canna dell’organo è sporca. Se non è pulita dentro, se ci sono delle ragnatele o delle incrostazioni, allora, viene fuori un suono che non è colpa della canna, è colpa che è sporca. Ora, tante volte noi non siamo quelli che dovremmo essere, perché siamo sporchi, siamo impuri, siamo da purificare. Ed allora mettendo in comunione ci dicono tutto quello che non va e quindi noi continuiamo a ricevere purificazioni o dagli altri o dall’interno o dalle circostanze; io vedo che di purificazioni ne prendo continuamente durante la giornata, anche se ufficialmente non c’è nessuno che me le fa. Però, ugualmente, da come voi vi muovete, da come le cose si mettono durante il giorno, dalla pace che sento o che non sento, io continuamente sento che c’è qualcosa da purificare.

Ci appoggiamo sull’umano

Perché questa vita ci deve essere dentro. Se non c’è dentro questa vita siamo persone che non crediamo abbastanza al divino ed allora ci appoggiamo sull’umano, ci riposiamo sull’umano o crediamo all’umano: l’umano nostro o l’umano degli altri o l’umano delle strutture. Perché noi siamo dentro un’umanità che è strutturata in un certo modo, con leggi sociali, con leggi di educazione, con tante cose fatte dagli uomini nelle quali ci possiamo sentire scomodi, ma anche comodi e sulle quali noi possiamo riposarci come sulle persone che abbiamo vicino; la stessa cosa, come sul nostro umano, possiamo riposarci: “Guarda che bravo sono diventato, adesso non faccio più quei peccati, son cresciuto”. Il momento in cui uno si riposa su questa cosa, non crede più in Dio, crede in sé stesso e quindi dopo gli capiterà un ruzzolone, un qualche cosa perché non ha creduto in Dio e quindi non ha dentro la vita, la quale lo purificherebbe continuamente, invece non ha la vita che lo purifica, deve essere purificato da qualcosa di fuori. Lo dice molto chiaramente: “Se voi mantenete quell’annuncio che vi è stato dato da principio, voi rimanete nel Figlio e nel Padre”. Siamo dentro quindi nella comunione, cos’è che avviene? Avviene questo, ma anche nella vita è essere dentro, ogni momento della vita è essere dentro, nella Comunione Eucaristica è in maniera garantita che noi entriamo nel seno del Padre col Figlio; ma anche fuori dalla Comunione, che poi la Comunione Eucaristica è un tipo di comunione, la comunione fra noi è un altro tipo di comunione, è la comunione. “Perché noi abbiamo avuto la promessa della vita eterna”. La vita eterna non vuol dire la vita che ci sarà dopo, vuol dire la vita nella quale siamo che dura eternamente. Ora, o noi siamo nella vita che durerà o noi non siamo nella vita. Non possiamo sperare nella vita eterna se noi non siamo nella vita adesso e la vita adesso è questo rapporto con la Trinità. La vita eterna, questa vita continuerà finché in Paradiso i nostri occhi saranno purificati, ecc. Quando l’anima coglierà il divino, noi vedremo questo rapporto nel quale siamo dentro, fra il Padre, il Figlio e lo S.S. e Maria e i Santi e tutti. Ma questa cosa avverrà se già c’è adesso, allora si svelerà, toglierà il velo, ma se non c’è, è inutile tirare via il velo; si toglie il velo non si vede niente.

Il superiore è un moderatore

“Se voi veramente avete questa unzione (cioè, se avete la grazia, se state in Dio), non avete bisogno che nessuno vi insegni”. E, lo abbiamo detto già, quando dicevo che, ancora nell’A.T. è scritto: “Saranno tutti ammaestrati da Dio” e non dagli uomini e Gesù dice: “Avete un solo maestro, Gesù Cristo, il Figlio di Dio”. Un solo maestro. Noi non insegniamo, cerchiamo di tirare fuori la verità che c’è in ognuno. Sant’Agostino dice che la verità, cioè Dio, abita in ognuno, nel più profondo, e siccome sopra c’è tanta roba, il maestro, o l’amico, il fratello deve aiutare con l’amore a tirare fuori quella verità che viene fuori dal profondo, tirando via quelle montagne di uomo vecchio che c’è a volte, oppure di egoismo.

Ma nessuno insegna niente, è solo Dio che insegna. Allora cosa fanno i superiori? I superiori purificano, i superiori chiariscono, potano, mettono d’accordo. I superiori sono chiamati nella Chiesa moderatori, cioè tagliano un po’ di qua, un po’ di là, fanno tacere uno, fanno parlare l’altro, mettono insieme le cose, ma non è che suscitano la vita; nessun superiore suscita la vita, è Dio che suscita la vita. Non è il Papa che suscita la vita nella Chiesa, è Dio che la suscita; il Papa la ordina, la indirizza, il Papa può dire: “Facciamo questo perché adesso va bene questo”. È così vera questa cosa che quando cambia il Papa, cambia la linea, viene in luce un’altra cosa e tutta la Chiesa si muove in un altro senso.

Cos’è il superiore? Non è uno che dà la vita, è uno che la ordina. Dà la vita propria, sì, ma quella vita di Dio, della Chiesa non la dà il Papa. Il Papa fa la sua parte, come Gesù, in fondo, ha fatto la sua parte. Non è che Gesù ha fatto tutto, ha fatto tutto quello che poteva fare, poi ha lasciato che gli altri, attraverso lo S.S., portino avanti la Chiesa e portino avanti la loro santificazione, perché lo S.S. è lo spirito santificatore per quelli che verranno dopo, a cominciare dagli apostoli fino agli ultimi e fino alla fine del mondo. Quindi il superiore è un moderatore e quindi ci dovrebbe essere tanta vita a ogni livello, in un focolare, in un gruppo di lavoro ed il responsabile del lavoro, del focolare dovrebbe ordinare questa vita e dar un indirizzo; ma dare un indirizzo non vuol dire che fa tutto lui, vuol dire che quella vita che c’è, orientata, va così. Di fronte a Chiara, come di fronte ad ognuno che vive, la verità esce fuori, non sta nascosta sotto una montagna di egoismo o di tiepidume, vien fuori, perché a contatto con la vita, la vita viene suscitata; ma se non c’è la vita non si suscita.
(continua)

*PREMESSA: Quella che segue è una trascrizione da un commento di Maras al Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore domanderà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

(1) In Mt. 18,20 si legge: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome Io sono in mezzo a loro”. Il “nome” nel mondo ebraico indica ‘la persona stessa, nella sua interezza’”, quindi equivale a: ‘in Me’; ‘stanno in Me’, ossia ‘mettono in pratica il suo e nuovo Comandamento dell’amore scambievole’: “Amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi”. La misura dell’amore scambievole è in quel “come”. Ed è la premessa per la Sua Presenza (‘in mezzo’).

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.

Comments

  1. Bellissima meditazione…vera Sapienza…Quanto fa bene!

  2. Lucas MAGNUS says

    Grazie di questa seconda meditazione di Maras che avete pubblicato. Mi è piaciuto molto anche questa dopo quella della zizzania. ,E profonda anche questa e mi sembra altrettanto attuale per quello che abbiamo da vivere…