Premessa*
Commento di Maras al Vangelo di Matteo 13,24-30: “Poi Gesù raccontò un’altra parabola: – il regno di Dio è come la buona semente che un uomo fece seminare nel suo campo. Ma una notte, mentre i contadini dormivano, un suo nemico venne a seminare erba cattiva in mezzo al grano e poi se ne andò. Quando il grano cominciò a spuntare e a formare le spighe, si vide che era cresciuta in mezzo al grano anche erba cattiva – I contadini gli domandarono: – Vuoi che andiamo a strapparla via? – Ma egli rispose: – No! Perché così, rischiate di strappare anche il grano buono insieme all’erba cattiva –.
E’ il mistero del regno dei Cieli sulla terra. Su questa terra la Gerusalemme celeste è sempre la Gerusalemme terrestre. Soltanto alla fine del tempo ci sarà l’unità fra cielo e terra e la Chiesa sarà santa, una. Adesso la Chiesa è divisa, non è santa, noi che siamo Chiesa, l’Opera, non siamo santi, non siamo uniti come dovremmo. E quindi quando uno prende coscienza di questa realtà, capisce che non possiamo mai dividere il bene dal male finché siamo su questa terra, e non siamo soprattutto noi che dobbiamo farlo, ma è il padrone, Dio alla fine del tempo, Lui ha tutti gli elementi per giudicare qual è l’erba buona e l’erba cattiva e quanto, essendo cresciuti insieme si saranno fatti patire a vicenda, perché questa è la realtà, che l’erba buona prende lo stesso nutrimento dell’erba cattiva e quindi, se l’erba avesse dei sentimenti, l’erba buona soffrirebbe a causa dell’erba cattiva; noi abbiamo dei sentimenti naturali e soprannaturali e noi sentiamo questa sofferenza di vivere mescolati uomini nuovi e uomini vecchi, questa mescolanza che non è soltanto che uno è l’uomo nuovo e l’altro è l’uomo vecchio, ma dentro di noi c’è l’uomo nuovo e l’uomo vecchio contemporaneamente, successivamente e tante volte ci viene da dire: “Perché non ammazziamo l’uomo vecchio?”. E questa è una domanda molto ingenua, la possono fare i bambini, ai quali si può rispondere: “Bisogna ammazzare l’uomo vecchio”. Ma non è possibile perché l’uomo nuovo e l’uomo vecchio sono la stessa cosa, sono modi di essere diversi della stessa persona.
L’impossibilità di separare l’uomo vecchio e l’uomo nuovo
L’uomo è, vecchio o nuovo, ma è. Se io ammazzo l’uomo vecchio, ho ammazzato l’uomo nuovo, perché in me non c’è l’uomo vecchio o l’uomo nuovo, ci sono io che posso essere vecchio o nuovo a seconda che amo o non amo.
Quindi questa impossibilità di separare e sentire in me questa mescolanza che poi non la sento solo io, la sentono anche i santi, anche San Paolo avverte in sé stesso qualcosa che gli fa fare quello che non vorrebbe e che non gli fa fare quello che vorrebbe e questo fa soffrire.
E questa domanda: “Perché non tiriamo via l’erba vecchia, perché non tiriamo via l’uomo vecchio?” Non è possibile, è perché dobbiamo arrivare alla pienezza dei tempi, quando si capirà che funzione ha avuto il diavolo, che funzione ha avuto l’uomo vecchio, il male per santificare i buoni, per far venire fuori il bene. Noi dobbiamo veramente amare tutti e amare anche noi stessi, non dico essere indulgenti, essere larghi con noi stessi ed essere severi con gli altri, però avere la stessa misura con gli altri e con noi, sapendo che appunto il dover essere è che noi vorremmo essere già santi. Dio ci ha chiamati e quelli che ha chiamato li ha santificati, Dio si, ma noi no, cioè Dio ha fatto la sua parte, ma noi non ci siamo lasciati santificare ancora e come non ci siamo lasciati santificare noi ancora, non si sono lasciati santificare gli altri ancora. Quindi gli altri e noi siamo la stessa cosa. Dio sta cercando di penetrare e noi stiamo cercando di aprirci, ma molto lentamente, a questa sua azione della grazia, che ci rende nuovi, pur continuando a vivere con le stesse forze con cui vivevamo prima da uomini vecchi e con cui viviamo anche adesso che siamo una mescolanza di vecchio e di nuovo.
Io ricordo che, quando ho preso coscienza di questa impossibilità di dividere proprio con un taglio netto, non dico il male dal bene, sì il male dal bene sì, ma le persone, me-gli altri, voler sapere chi sono i buoni… eh, questo mi ha fatto soffrire perché sentivo che passavo da una fase di infanzia a una fase di maturità. Non ci si può fidare di nessuno, Gesù sapeva bene che non ci si poteva fidar di nessuno perché li conosceva tutti, però li amava tutti, dava fiducia a tutti.
Quindi, questa sospensione in fondo che ci fa domandare: son forse io Signore l’erba cattiva? Certo. E cosa devo fare? Ti basta la mia grazia – dice San Paolo. Ma tirami via questa spina dalla carne, te l’ho chiesto tre volte: ti basta la mia grazia. Ma io in me ho una legge che mi divide, una legge di morte: ti basta la mia grazia. E gli altri sono così, non possono essere diversi. Allora l’amore diventa puro. Non amo delle persone che sono buone, sante… amo delle persone che sono una mescolanza di vecchio e di nuovo. A volte viene in luce un po’ di più il nuovo, a volte viene in luce un po’ di più il vecchio, ma non è mai il 100%.
Qualcosa di straordinario
Qualche raro momento d’unità, quando noi diciamo, c’è “Gesù in mezzo a noi”, io vedo tutto positivo, e gli altri vedono positivo me, e sono quegli attimi in cui noi non siamo più su questa terra, anche se ci siamo coi piedi, ma in realtà noi viviamo un’altra vita. E noi abbiamo avuto tanti di questi momenti. E’ per questo che le persone di fuori trovano in noi qualcosa di straordinario, perché fuori non c’è questa esperienza, capita una volta nella vita che uno trova realizzato pienamente sé stesso in un altro e questo in Dio, cioè non umanamente, io ho trovato l’anima gemella, ho trovato l’amico o l’amica, no, si trova in Dio e capita raramente questo fuori dal Movimento dei Focolari, dall’Opera di Maria. Nell’Opera capita molto spesso, però troppo poco per quello che noi vorremmo. Noi vorremmo continuamente che ci fosse questo 100%, questo “Gesù in mezzo a noi” e invece Gesù in mezzo è una grazia quando c’è. Però, diciamo la verità, c’è stato tante volte, fra due, tre, quattro, dieci, cento, duemila (in Mariapoli).
Quindi questo che noi vorremmo che fosse la vita ordinaria, invece è una cosa straordinaria che non possiamo pretendere, dobbiamo chiederla, desiderarla, ma non possiamo pretenderla. Quindi, quando c’è, dobbiamo esser riconoscenti a Dio per una cosa che non ci meritiamo. Ecco perché la nostra vita dovrebbe essere una gratitudine continua per quelle cose che Dio fa completamente gratuite per noi, perché la situazione reale è quella che diceva Gesù: noi siamo un miscuglio di zizzania e di grano buono. Tutti nello stesso campo. Ci ha seminato Dio, ma ci ha seminato il diavolo. Se qualche momento ci sembra che il diavolo non c’è più realmente, perché c’è Gesù in mezzo, ecco, quel momento lì è un miracolo, è un miracolo. Se si ripete sempre abbastanza spesso, è sempre un miracolo, come la Eucaristia si ripete ogni giorno, ogni volta che il sacerdote consacra, fa un miracolo, ma fa un miracolo, non è normale che il pane diventi il corpo di Cristo e il vino diventi sangue di Cristo. Ma… basta dire quelle parole … sì, però è un miracolo.
Un miracolo
Anche noi basta metterci uniti, a un certo punto succede un miracolo e c’è Gesù in mezzo e non si sente più questa divisione, questa dissociazione, che prima invece sentivamo. Ma è normale che il miracolo duri un attimo, quindi è normale che dopo non c’è più. E lo stare a sognare una cosa che è passata, è esser fuori dalla realtà. Vuol dire che io adesso devo costruire questa cosa che c’è stata ma che adesso non c’è più. Devo costruire e non so se ci sarà perché è un miracolo ed io i miracoli non li faccio. E nessuno i miracoli li fa. Li fa Dio.
Se noi siamo realisti, se noi abbiamo la situazione reale, ci viene dentro un senso di riconoscenza grandissima per Dio, di gratitudine e anche una forza per prendere le situazioni così come sono e amarle, non dico di cambiarle, perché è Dio che le cambia, noi basta che le amiamo e naturalmente l’amore trasforma, però non amarle per cambiarle, ma amarle perché Dio è amore e se siamo figli di Dio dobbiamo amare come Lui che è amore. E questo allora è difficile. Ci sono dei momenti nella vita in cui è più facile perché abbiamo più grazie, quando siamo piccolini, dei momenti in cui abbiamo meno grazie perché siamo un po’ cresciuti. Anche nella vita spirituale, nell’inizio ci sono tante grazie e crediamo che sia normale aver Gesù in mezzo così spesso, sentirlo Gesù in mezzo, dopo sempre meno. E dopo, quel Gesù in mezzo che ci dà la certezza di essere buoni, santi, prediletti, quel Gesù in mezzo non lo sentiamo più, per cui noi ci sentiamo invece peccatori, non santi, e ci sembra di essere andati indietro, invece è andato avanti… finché si arriva a un punto che per i santi è la notte oscura e per noi anche, ma chissà come sarà per noi la notte oscura, perché sarà diversa, perché abbiamo una strada diversa, comunque notte sarà, con oscurità o senza oscurità, notte sarà. Poi Chiara dice: “La mia notte non ha oscurità”. Poi lei stessa dice: “Ma com’è difficile abbracciare questa notte senza oscurità”. (Continua)
*PREMESSA
Questo testo è una trascrizione da un commento di Maras al Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore domanderà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.
Grazie per questa “perla”. A noi…..viverla…..
Sapienza pura per farci caminare in avanti.
Grazie.
Grazie, rileggere queste meditazione mi porta ai tepi di Loppiano, dove aspettavamo con ansia quei momentil di paradiso che sperimentavamo nella meditazione di ogni giorno
Beati voi, caro Jorge!