La rete civica Iperbole di Bologna e la Regione Emilia-Romagna hanno pubblicato una raccolta delle biografie di figure significative di donne del centro italiano femminile in Emilia Romagna, a cura di Laura Serantoni. Quattro pagine ne sono dedicate a Albertina Violi Zirondoli, mamma di Maras e Serva di Dio.
ALBERTINA VIOLI ZIRONDOLI
(1.7.1901- 18.7.1972)
…Una donna speciale nella sua normalità ………..interprete autentica dell’anima carpigiana…
A Carpi sabato 4 agosto 1945 ebbe luogo la prima adunanza del CIF (Centro Italiano Femminile); in quella sede venne designata prima presidente la maestra Albertina Violi Zirondoli. Già dal primo incontro furono compiute scelte significative : il doposcuola per i bambini che dovevano affrontare gli esami di riparazione ed un corso di insegnamento per la lavorazione delle pantofole. Nei giorni successivi : 10,11,12 agosto furono tenute tre lezioni, rispettivamente alle attività del CIF, lo Stato totalitario e lo Stato democratico; il Comitato comunale ed il suo compito; all’ultimo incontro parteciparono 80 simpatizzanti e tra queste una rappresentante dell’UDI. Nei mesi a seguire ebbero luogo iniziative di tipo culturale, come il corso di Sociologia, e di tipo pratico, come il corso di taglio e confezione di camicie da uomo, cui parteciparono 60 donne. Emerse fin da questo periodo che le donne del CIF volevano adoperarsi per la ricostruzione sociale e materiale dell’Italia, dopo le devastazioni causate dal terribile conflitto e contemporaneamente rendere le donne consapevoli del nuovo ruolo politico che esse avrebbero dovuto assumere , preparandole ad esercitare il primo grande diritto per un cittadino democratico : il diritto di voto. In questo contesto Albertina Zirondoli assunse la residenza del CIF: nell’agosto 1945 aveva da poco compiuto 44 anni; era un’insegnante con una lunga e consolidata esperienza, aveva un figlio di 19 anni; si può senz’altro affermare che ella si era preparata ad assumere questo impegno e che le donne delle associazioni cattoliche le riconobbero la capacita’ di rappresentarle. A Carpi, all’euforia espressa in occasione della fine della guerra , era subentrata la presa di coscienza della realtà: la povertà era diffusa e l’Amministrazione comunale non era in grado di rispondere appieno alle esigenze ed alle richieste pervenute dagli stati sociali più bisognosi.
Scorrendo le pagine del registro dei verbali si viene a contatto con questa realtà, alla quale il C.I.F. diede concreta risposta come per i doposcuola. Diffusi anche nelle frazioni, erano evidentemente una risposta alla necessita’ di educare ed istruire ragazzi che non avevano alle spalle famiglie in grado di seguirli e sostenerli. La refezione, con la distribuzione del latte, era un ulteriore supporto ai problemi economici delle famiglie. Anche l’organizzazione delle colonie estive, lungi dall’essere un di più per quei tempi, rappresentava un’opportunità mai avuta da parte delle famiglie povere, che spesso pagavano in natura questa vacanza dei figli, consegnando patate, farina, zucchero.
Le testimonianze documentano una partecipazione sempre rilevante a questi soggiorni sull’Appennino, la cui organizzazione non fu sempre priva di difficoltà, dato anche l’alto numero di ragazzi e ragazze presenti che nei tre turni del 1947 arrivarono a 280. Nell’archivio Gasparini di Carpi sono conservate foto di gruppo che ritraggono questi momenti : famosa e’ rimasta l’immagine di una gita sull’Abetone organizzata dalla maestra Zirondoli con la partecipazione degli scolari e dei genitori della scuola di Cibeno vecchio in Via Guastalla; in questa foto spicca un camion dei Vigili del Fuoco carico di bambini festosi. Altre opportunità furono offerte alle donne: corsi di taglio, di confezione di camicie e di pantaloni, corsi per infermiere ed ostetriche, corsi per maestre d’asilo. Sono tante le donne carpigiane che ricordano ancora oggi di avere frequentato questi corsi e di essersi avvalse della preparazione conseguita per accedere al mondo del lavoro.
Comitato per l’assistenza ai figli delle mondine
Si fondo’ pure un Comitato per l’assistenza ai figli delle mondine che si recavano in Piemonte ed un Comitato per l’assistenza alle famiglie degli immigrati. Le donne del C.I.F. inoltre si preoccuparono di avvicinare le famiglie che ospitavano bambini provenienti dalle borgate romane sinistrate dalla guerra. Pur prevalendo in questi primi anni lo spirito assistenziale, non mancarono iniziative di tipo culturale e religioso, con l’evidente finalità di offrire opportunità di crescita e di riflessione anche in tali ambiti: alla fine del 1945 furono tenuti corsi di sociologia; nel giugno del 1946 furono affrontati temi quali : il divorzio, la famiglia e la Costituente; nell’aprile del 1950 il Dott. Antonio Bassi sviluppo’ tematiche quali l’aborto procurato, la fecondazione artificiale e l’eutanasia. Quest’ultima iniziativa fu specificatamente rivolta ad ostetriche, infermiere, farmaciste ed alle dirigenti delle varie associazioni ”affinché fossero in grado di dare un buon consiglio, di dire una parola saggia”. Cercando di interpretare lo spirito con cui furono compiute queste scelte , si può senz’altro affermare che l’associazione e la sua Presidente in quegli anni si spesero a favore delle fasce più deboli della popolazione : i bambini e le donne.
La formazione professionale delle donne
L’istruzione e la formazione professionale furono i perni attorno a cui ruotavano tutte le attività; in particolare, attraverso l’istruzione, la donna poteva finalmente conquistare un’autonomia economica, premessa indispensabile per ogni emancipazione; sono numerose le testimonianze di donne che vissero questo passaggio e che ancora oggi sono grate ad Albertina Zirondoli che le sollecito’ in questa direzione. L’impegno che con grande determinazione ella profuse nelle varie iniziative non fu sempre adeguatamente compreso in tempi in cui il protagonismo e la testimonianza delle donne venivano tradizionalmente spese in ambito familiare. La sua scelta di spendersi anche all’esterno della famiglia la porto’ ad essere una componente della Conferenza di S. Vincenzo, attiva nella parrocchia di S. Francesco. La sua presenza e’ documentata sia nell’archivio dell’Associazione, da cui risulta avere anche ricoperto per un breve periodo l’incarico di presidenza, sia da un verbale del registro del CIF del 30 dicembre 1948, da cui risulta una collaborazione tra le due associazioni per la migliore riuscita della festa della Befana.
Terzo Ordine Francescano e Focolare
Albertina fece anche parte del Terzo Ordine Francescano, dove svolse la funzione di Maestra per i nuovi terziari ; anche oggi Antonietta Lodi, fedele terziaria, la ricorda come una donna che, come dice lei ”nel cuore e’ sempre stata francescana”. Nell’esprimere capacita’ di animazione sociale, culturale e religiosa Albertina Violi Zirondoli seppe valorizzare una specificità tipicamente femminile: quella di instaurare relazioni significative e durature con le persone che entravano in contatto con lei. Negli anni della ricostruzione, accanto ad altre donne operose, essa volle spendersi per preparare le giovani carpigiane ad inserirsi con adeguata preparazione professionale e culturale nel mondo del lavoro. La sua ricchezza interiore e l’attenzione alla persona le permisero di comprendere, in un contesto sociale e politico difficile, le povertà materiali e spirituali della città di Carpi e di dare a queste una risposta d’amore e di condivisione. Albertina nel corso della propria vita aderì poi al Movimento dei Focolarini trasferendosi presso la cittadella di Loppiano. E’ deceduta il 18 luglio 1972. Come ricorda Don Carlo Malavasi, sacerdote di Carpi: ”Adesso che la figura di questa donna straordinaria nella sua normalita’ e’ diventata un patrimonio collettivo, si e’ in attesa che il vescovo di Fiesole, sostenuto dal Vescovo di Carpi Monsignor Elio Tinti, apra formalmente il Processo di Beatificazione con l’istituzione del Tribunale apposito”.
Grazie Luca! 1 benedetto
De nada, querido!