Maras aveva inciso alcune esperienze e riflessioni
mentre si trovava in Sicilia nel settembre 2008
Premessa
I testi che riproponiamo qui di seguito, sono già presenti in questo blog, distinti sotto varie voci: scritti, storia, esperienze. L’intento ora è di metterli nel loro giusto contesto, in quanto non sono scritti, bensì delle trascrizioni di esperienze, riflessioni e pensieri di vari periodi della vita di Maras che egli stesso ha inciso col suo piccolo magnetofono. E soprattutto perché è stato un atto d’amore che Maras ha fatto per rispondere all’insistenza di un amico che gli aveva suggerito di farlo. Questo è avvenuto nel settembre del 2008 mentre si trovava in Sicilia ed era ammalato già da alcuni anni. Quindi l’incisione è di pochi mesi prima che lasciasse questa terra, che come ricorderete, è avvenuta il 31 dicembre 2008. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato, non di scritti, che volutamente abbiamo lasciato tale e quale. Come pure l’ordine progressivo nella registrazione.
Per facilitare la lettura abbiamo suddiviso tutti questi testi in tre puntate.
SECONDA PARTE
Con una signora e suo figlio handicappato… a Carpi
Quando ancora esercitavo l’attività medica a Milano, un giorno sono andato a trovare la mia famiglia che abita in Emilia e lì mi hanno detto che c’era una donna che continuava a chiedere a mia madre…quando viene suo figlio…perché vorrei fargli visitare mio figlio che non sta bene…ecco….mia mamma ha insistito e allora io sono andato da questa donna…naturalmente immaginavo che fosse una persona normale ammalata, e invece mi sono trovato di fronte a un ragazzo poco più di trenta centimetri di lunghezza tutto attorcigliato su se stesso, incosciente, con una testa enorme e una lingua che usciva dalla bocca per cui respirava male e io ho chiesto: ”ma quanto tempo è che è così?”…dalla nascita però per me è la mia vita e io lo tengo con me, guai se morisse!…perché per me è la vita!…e allora io non sapevo cosa fare…gli ho mosso un po’ la testa…così la lingua è arretrata e allora ha respirato meglio e lei ha detto..: ”vede che respira meglio…vede la ringrazio molto…è questo che desideravo…che stesse meglio perché… e ha ripetuto …questo mio figlio…che poi mi ha detto che aveva 19 anni…se questo mio figlio morisse io muoio anch’io!
Allora io non potendo fare niente col ragazzo ho pensato cosa potevo fare per la madre e allora sul piano umano c’era poco da fare vero!…ma ho cercato sul piano soprannaturale se lei avesse dei motivi religiosi anche per vivere, ma in casa non c’era nessun segno…né un Crocifisso ne un’immagine della Madonna …e allora le ho chiesto però…ma lei crede in Dio?…è diventata seria…mi ha detto forte “No!”, non è possibile che se Dio esiste faccia soffrire così mio figlio! …allora questa porta si era chiusa per me, mi sono avviato verso l’uscita e lei mi ringraziava continuamente e mi ha chiesto che cosa…quant’era che poteva dare a me per la mia prestazione…naturalmente io non ho detto niente…e allora lei ha preso un vasetto di fiori, una piantina che c’era sulla scala,-mi ricordo una scaletta di legno-e me l’ha data….questo è per lei…allora io giunto alla porta dell’uscita ho detto: ”guardi vuole fare qualcosa per me?…ma certo! Ma certo!
Dica ogni sera un’Ave Maria per me! …lei non ha battuto ciglio, però io avevo l’impressione che aveva capito e sono andato via, sono tornato a Milano. Dopo circa un mese, ricevo una lettera e in questa lettera c’era scritto…poche righe…lei diceva: mio figlio è morto, io sopravvivo, grazie di avermi insegnato a pregare.
In clinica a Milano
Sempre in quel periodo un giorno il primario chirurgo mi chiama, ero in ospedale e mi dice: guardi è arrivata una contessa, lui era tutto emozionato chissà perché?, per questa contessa evidentemente, bisognerebbe operarla subito, però ha un’occlusione intestinale, non sappiamo di che origine, è proprio in condizioni così gravi che temo che non sopravviva all’intervento, ma comunque lei non gli dica niente a questa donna perché lei non sa niente, gli dica soltanto che gli fa una puntura per togliere il dolore e basta poi quando lei dorme la portiamo in sala operatoria…la operiamo, e a me è sembrata un po’ strana la cosa…comunque lui mi ha detto: faccia, faccia, faccia presto perché è urgente, uscendo ho trovato il marito di questa donna, un tipo, un conte…una persona un po’ originale, aveva la “caramella” all’occhio…(monocolo) e poi si capiva che lui non voleva che la moglie non sapesse niente, per cui mi seguiva continuamente finché sono arrivato nella stanza della moglie e si è messo davanti alla porta e però io vedendo questa donna in queste condizioni, tra l’altro era tutta truccata, e questo impediva di vedere la reale situazione delle mucose, della pelle, delle unghie soprattutto e poi questa aria così allampanata diceva: ”e allora mi tolga il dolore, mi faccia questa puntura” e allora ho capito che lì bisognava dire la verità, era una donna adulta con famiglia…non si poteva ingannarla in questo modo…allora ho detto al marito…guardi vorrei rimanere solo con l’ammalata e l’ho invitato a uscire come pure anche c’erano due crocerossine private e poi c’era un’infermiera privata anche quella…,delle… abat-jour…tutte accese…era un’atmosfera falsa, fatata però di qualcosa che non era possibile…allora appena sono rimasto solo, ho detto “senta signora lei sa che adesso facciamo questa puntura però bisogna vedere l’origine di questo dolore che lei ha all’addome quindi bisognerà fare un’operazione…”no !”… dice! ”no! operazione! Nessuno me lo ha detto….ma come mai?….e io ..signora nessuno glielo ha detto ma è la verità…ecco e lei dopo un poco di agitazione…”ma i miei figli non sanno niente …e poi si è messa a piangere e io assistevo impotente però sapevo che il tempo passava…avrei dovuto mandarla in sala operatoria e comunque non l’ho più lasciata , l’ho messa sul lettino….lei continuava a piangere….siamo andati in sala operatoria…che lei non sapeva che sarebbe stata operata e quindi si guardava intorno …come dire….mi avete ingannata…e soprattutto il direttore vedendola sveglia mi ha detto…”faremo i conti guardandomi…faremo i conti dopo”, per fortuna hanno aperto e hanno trovato un’aderenza, una briglia che era la conseguenza di un vecchio intervento fatto a lei e in fondo bastava risegare cioè tagliare questa aderenza e poi tutto si è canalizzato e quindi lei è stata bene, quando è uscita erano tutti contenti …però io dovevo partire di urgenza per un altro ammalato che era in un’altra clinica e quindi il direttore non mi ha potuto parlare…(faremo i conti…)
Quando sono tornato lei era già uscita perché appunto stava bene, ma c’era nella mia stanza un mazzo di fiori…un bellissimo mazzo di fiori con un bigliettino e diceva: la ringrazio perché mi ha insegnato che bisogna dire la verità, e ai miei figli dirò la verità.
Questo ha servito anche a me perché non è stato facile mettermi in contrasto con il direttore, c’era da perdere il posto però ho capito che io dovevo prendere una linea rischiare tutto ecco, perché questa donna in fondo aveva diritto di sapere ciò che la concerneva…soprattutto se c’era un pericolo di morte
La foto di Albertina
Da molte parti mi chiedono se la foto della copertina del mio libro su Albertina “Una storia che continua”, sia una vera foto o se è un montaggio? La risposta è: è una vera foto…tale e quale….ma di fronte alla diffusione di questa foto, che non solo è sul libro ma è sui manifesti che annunciano incontri su Albertina o su pezzi teatrali che vengono fatti sempre sulla storia di Albertina…..ultimo quello a Carpi….”La storia di Albertina nel suo secolo, nel suo paese”. Ecco di fronte alla….(questo naturalmente si moltiplica in tutti i continenti)…questa foto ormai è dappertutto anche nella lapide che copre il corpo di Albertina a Loppiano. Allora mi sono domandato…come mai? E a me è venuto in mente che forse è il caso di raccontare un episodio che riguarda proprio questa foto. Eravamo tanti anni fa con mia madre in colonia…una colonia montana sull’appennino tosco-emiliano e c’erano bambini e bambine sui 7-8 anni e un giorno una bambina…viene tutta felice da mia mamma e le dice: signorina! –la chiama così lei-guardi cosa mi ha mandato la mia mamma! E fa vedere una piccola macchinetta, una macchina fotografica, ma molto piccola proprio…adesso noi rideremmo a pensare di fare delle foto con quella macchina lì, ma lei era molto contenta…vorrei fare una fotografia a lei-mia mamma era sempre schiva…non amava essere fotografata- per cui ha detto subito no! La bambina però ha insistito…si signorina e allora di fronte a questa insistenza …mia mamma non doveva dire soltanto un no! Ma motivarlo, però la bambina non le ha dato tempo e si è messa a piangere e di fronte a questo pianto che era molto eloquente evidentemente per un rifiuto avuto che lei riteneva un atto d’amore per la maestra…allora lei ha detto si, e ha guardato attorno e c’era un torrente: Scoltenna e che faceva una cascata, cascatella anche se poi era profonda, e poi riaffiorava e passava in mezzo ai sassi e c’era un sasso più alto degli altri, e allora mia mamma si è tolta le scarpe e ha attraversato il torrente e si è seduta su questo sasso, e la bambina ha fatto la foto, contentissima, ecco. è stata messa insieme alle altre quando è stato fatto il resoconto della colonia de C.I.F…era una colonia del C.I.F. ed è rimasta lì insieme alle altre foto proprio come una cosa dimenticata ed è rimasta lì per 32 anni, nessuno sapeva di quella foto nessuno la prendeva in rilievo, ma nessuno la conservava in maniera adeguata… quando poi mi è stato chiesto di fare il libro…io ho cercato qualche foto…pochissime perché non c’è n’erano molte ho tirato fuori anche questa foto ed era proprio non conservata bene….però era una delle foto e l’ho messa fra quelle che il libro avrebbe usato…poi quando si è trattato di fare la copertina del libro…tanti si sono messi all’opera….però io ho preso questa foto di cui avevo il negativo solo e ho detto ..proviamo a vedere questa? E guardando questa foto trasformata in positivo, veramente era una foto che mi sembrava desse l’idea non solo di mia madre , ma anche del momento in cui lei aveva fatto un atto d’amore a questa bambina di cui tra l’altro non ricordo il nome, poi mia madre è morta e questa bambina adesso sarà anziana….però la foto c’è e allora abbiamo messo sulla copertina questa foto….che ripeto è andata in tutto il mondo….anche sulla lapide del loculo che al cimitero racchiude la salma di mia madre e questa foto forse perché è frutto di un atto di amore reciproco fra la bambina e mia madre….io mi ricordo quando mia madre disse si! La bambina fece un grido…ìììììì …prolungato perché evidentemente lei ci teneva a fare questa foto quindi è nata da un piccolo atto di amore reciproco e quindi anche se mia madre non c’è più…se questa bambina non sappiamo chi sia neanche il nome ecco se per anni non si è tirata fuori questa foto, l’ amore resta sempre, e questo mi sembrava importante che spieghi forse in qualche modo il successo di questa foto che continuerà ad andare in tutto il mondo perché ormai è convalidata…è la foto di ALBERTINA.
Sull’insoddisfazione
Può capitare che seguendo l’insegnamento di Chiara, cioè vivendo tutta la nostra giornata puntati verso Dio e verso l’amore del prossimo, poi arrivi a sera stanco però contento di aver fatto la volontà di Dio, può però capitare che si arrivi alla sera non soddisfatti e allora bisogna chiedere aiuto alla Misericordia di Dio perché colmi quelle mancanze quelle lacune che non ci hanno permesso una linearità nella nostra giornata, ancora qualche volta invece, lo dice Chiara, che pur avendo fatto con perfezione la volontà di Dio attimo per attimo… tutti proiettati verso Dio e verso il prossimo… può capitare che non si è soddisfatti e non si sa perché, non si sa cosa è che non andava bene… però c’è questa insoddisfazione, dice Chiara, che probabilmente è il segno che noi facciamo parte di una creazione non ancora completa, cioè Dio non è ancora tutto in tutti e San Paolo dice appunto… si aspetta la rivelazione dei figli di Dio, perché i figli di Dio ricapitolano tutta la creazione ecco allora, lo Spirito Santo però dice San Paolo “con gemiti inenarrabili cioè incomprensibili, raccomanda, chiede a Dio di portare avanti questa opera… anche se noi non possiamo fare più di quello che facciamo… ecco noi possiamo soltanto sentire questo disagio che non dipende da noi, dipende dal fatto di essere incorporati in un fatto molto, molto più grande che riguarda tutta la creazione e che appunto San Paolo sintetizza con questa frase… tutta la creazione aspetta la rivelazione dei figli di Dio.
(continua)