Scritti di Eolo Giovannelli

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Eolo Giovannelli e Igino Giordani

Eolo Giovannelli e Igino Giordani

Scritti di Eolo Giovannelli

Premessa

Sempre su questo blog potete trovare la storia dei Eolo Giovannelli che abbiamo pubblicato in varie puntate. E tratta dal libro Tre Focolarini scritto da Igino Giordani nel 63 per Città Nuova Ed.. Una delle tre figure era proprio Eolo Giovannelli e lautore si è valso della collaborazione di Maras ( in realtà si può considerare a tutti gli effetti  scritta da Maras) che aveva avuto modo di avvicinare questo giovane rimasto paralizzato a causa di un incidente, di stargli vicino e fargli conoscere lideale di Chiara Lubich. Il suo cammino spirituale è stato impressionante e merita di essere conosciuto. Pensiamo sia utile, oltre la storia, pubblicare anche alcuni suoi scritti che, comunque, facevano parte del libro citato.

 Prima parte

LETTERE

  1. Maria a Colle, 19 settembre1956

Carissima D.,

vorrei dirti come ho cominciato la mia nuova vita qui [scrive poco dopo il ritorno dalla prima Mariapoli a Fiera di Primiero]: e veramente è stata una bellissima esperienza. Mi sentivo anche tanto libero ormai e pronto a far solo la Sua volontà: la scelta l’avevo fatta.

Qui in casa, poi, ho fatto più tagli possi­bili da quella che era la mia vita passata e questo con la sorpresa e la gioia della mia mamma.

Questi primi venti giorni di nuova vita sono stati assai belli; anche se ho avuto delle pause, sono state brevi e non mi sono fermato a contemplare quello che non avevo fatto, ma ho cercato di fare anche per quel tempo perso. Scrivo più che posso, ma certo che le mie giornate hanno bisogno d’un maggior equilibrio: tutto quello che facevo prima non posso farlo ora perché molto era vanità, e così nella mia vita ci sono molti vuoti pericolosi.

Ora più che mai sento la mia responsa­bilità, ora più che mai voglio essere in ogni momento figlio di Dio, e questo essen­do con Gesù. Certo, D. che non dimenti­cherò mai quelle ore di Mariapoli, e ti confesso che malgrado tutti i distacchi dei giorni precedenti, solo allora ho sentito di aver scelto soltanto Gesù e che ormai tutto il resto non mi importava, e quando anche fossero tornati i fantasmi del passato – ed è inevitabile che tornino – ormai sono pronto a vincerli sempre.

Ciao, spero ci vedremo presto, ho una gran sete di quel che mi dicevi quella sera, ho sete dell’ideale!…

Salutami e ricordami   tanto   a   tutti a Roma.

  1. Maria a Colle, 25 settembre 1956

Carissimo A.,

eccomi ancora a te per dirti le mie ulti­me novità di qui.

[Si riferisce alla scelta di un dono che alcuni amici – laici e sacerdoti attirati dalla serenità della sua vita – avrebbero voluto fargli. Eolo, consultandosi coi Focolarini, aveva pensato ad una automobile speciale, con comandi a mano].

Per primo posso dirti che la nostra idea sulla macchina è rimbalzata: nessuno l’ha accettata. Prima mi trovai davanti alla sor­presa di D., poi le proteste dei miei e infine la non approvazione del N.. E così sono passato di dolore in dolore perché per me le cose viste insieme fra noi sono di un valore senza eguali. Ti confesso che da giovedì avevo pensato tanto a quella mac­china perché per me voleva dire la libertà di movimento, che è uguale a «Focolare». Ci avevo pensato molto e per questo quan­do ieri sera ho capito che dovevo “donarla”, quasi mi veniva da piangere, ma subito dopo felice che Gesù si prendesse anche questo che per me cominciava ad essere un po’ un attaccamento. E, rimasto solo, due lacrime son venute giù, ma nello stesso istante anche un sorriso dall’anima per questo mio Gesù che non vuole intrusi, che mi vuole tutto ed io tutto Suo voglio es­sere.

Ciao A., a tutti il mio saluto.

 

  1. Maria a Colle, 23 gennaio 1957

Carissimo D.,

la febbre mi ha lasciato e io vengo a dirti le impressioni che la mia anima ha avuto dopo la tua notizia.  [Si riferisce a quanto l’amico (sacerdote) gli aveva scritto circa la possibilità che il Papa aveva accordato a un chierico, affetto da paralisi progressiva, di diventare – ciononostante – sacerdote.]

E’ stato un colpo, una cosa tanto stu­penda che mi ha riempito l’anima in questi ultimi giorni. Avevo pensato poco al sacer­dozio, prima mi ero sempre sentito negato e per questo non avevo mai potuto promet­tere, anche in cambio della mia guarigione di farmi sacerdote.

Ti dico questo perché a Lourdes (1953) un religioso mi chiese di far questa pro­messa alla Madonna, ma allora sentii addi­rittura una ribellione dentro di me.

Al ritorno dalla Mariapoli invece vi ho pensato alcune vol te sentendo nella mia ani­ma una vocazione che solo la scoperta di Dio aveva messo in luce. Ma erano stati pen­sieri passeggeri, anche perché la mia prima vocazione è sempre stato il «Focolare»; poi nelle mie attuali condizioni fisiche non mi sembrava possibile. Ed ecco ora la tua lettera a darmi speranza.

Caro D. non so quanto sia profonda la mia vocazione, perché fino ad ora non avevo potuto pensarci; certo è che ho scelto Dio nella mia vita e questo è già un po’ una vocazione.

Ti dico che leggendo la tua lettera il pensiero mi è andato subito a Gesù sull’al­tare.  Pensa che meraviglioso!

Ho una gran voglia di vederti per par­lartene, vedere cosa posso fare ora, e tante altre cose.  Intanto sono felice!  Ciao D..

Maras, che ha fatto conoscere l'Ideale dell'Unità a Eolo, tra Chiara Lubich e Don Foresi

Maras, che ha fatto conoscere l’Ideale dell’Unità a Eolo, tra Chiara Lubich e Don Foresi

 

  1. Maria a Colle, 4 marzo 1957

Carissimo B..  [E’ un amico che sta cercando la sua strada.],

mi ha fatto proprio tanto piacere che tu mi abbia scritto. Ciò che mi dici è tanto vero perché la scoperta dei valori della vita è una delle cose più positive e che ci portano come conseguenza a darci del tutto a Dio, seguendo quel filo d’oro che è la Sua volontà, il Suo disegno su di noi.

Lui, certo, creandoci ci ha visti, ci ha dato una vita in tutta la pienezza che Dio sa dare, e io penso quanti non vogliono accet­tare questa pienezza, vivendo così nell’ir­realtà. Ma noi l’abbiamo bene scoperta la realtà e sappiamo che sola vale. Ci pensi, a quei poveretti che in questi giorni passano ore e ore per le sale da ballo, a tirarsi dei frammenti di carta e che vedono in questo i valori della vita. Eppu­re un giorno pensavo come loro ed ero come loro! Quali grazie Dio ci fa! E come vorrei essere totalmente Carità (Gesù) per portare a tutti un pò della nostra gioia e far loro scoprire i capolavori delle loro anime, la realtà della Vita. Ma insieme, uniti, lo faremo.

Salutami tutti a Milano.

In Gesù e Maria.

 

 

  1. Maria a Colle, 22 settembre 1957

Carissimo T., [Scrive all’amico col quale divideva la stanza durante il soggiorno nella Mariapoli],

son già passati più di venti giorni dal mio arrivo a casa e ancora non ti ho scrit­to!  Ma son certo che tu comprenderai tanto più che noi sappiamo bene dove ritrovarci sempre, perché le nostre anime hanno, in ogni attimo della nostra vita un’unica meta: Gesù. Il nostro appuntamento di sempre è presso Lui, nell’abbandono come nelle gioie. E non potrebbe esse­re altrimenti avendoLo scelto come nostro Tutto.

Caro T. ti ricordo spesso e ricordo an­che i giorni passati assieme. Io vorrei ringraziarti per quello che hai fatto per me col tuo amore costante e sollecito. E vera­mente in Mariapoli ho capito come l’amore che c’è fra noi comprende in sé tutti gli amori e così tu, essendomi fratello, nello stesso tempo sapevi donarmi anche un amore di madre, perché nell’aiutarmi in tutto ciò di cui avevo bisogno realizzavi per me solo quello che l’amore di una mamma può fare. Ritornando dalla Mariapoli, ho sentito un grande sbalzo e allora più che mai ho capito l’unità che c’era fra noi. Bene: ora tutti e due siamo al nostro posto di batta­glia, lanciati in una vita che è solo dona­zione. Siamo chiamati a portare quell’amo­re che nulla chiede e tutto dà.

Io conto anche sulla tua unità, come tu puoi contare sulla mia, ed è così che tro­viamo la forza di andare avanti.

Caro T. ora termino inviandoti i saluti di tutti di qui e di Firenze, e tu salutami tanto tutti.

 

  1. Maria a Colle, 26 settembre 1957

Carissima L.,

al ritorno dalla Mariapoli mi sono trovato ad amare sempre senza aspettarmi nulla… Però è bello, perché è questo l’amore che Gesù vuole da noi, perché ci ha chiamati a portare la Sua luce e noi dobbiamo farlo a costo della nostra vita. Il resto ci sarà dato in soprappiù.

Son contento che tu abbia ricevuto Città Nuova, perché è molto importante per noi che siamo lontani dai Focolari avere un giornale che ci unisce. E dobbiamo amarlo tanto proprio perché è espressione di unità. Riceverlo come una lettera personale e leg­gerlo con l’amore con cui ascolteremmo un focolarino – perché così ci verrà veramente la luce.

Ed io vorrei dirti che ti sono tanto vici­no, unito a te più che mai ora, sapendo che Dio ti ama e cioè: con tanto dolore. L’osti­lità in mezzo a cui vivi non fa che renderti sempre più simile a Lui e questo è tanto bello perché noi non abbiamo scelto che di vivere Lui: non importa come. Certo se tu amerai fino in fondo ogni croce dell’attimo presente (e viverla attimo per attimo è molto più semplice di quanto noi crediamo), certo che avverranno cose belle sia in famiglia, che sul lavoro o in par­rocchia.  E così ci aiutiamo a vicenda. In Gesù.

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.