Le tappe della vita di Aurelio viste attraverso un accenno biografico della vita del papà e quanto egli narra di lui:
Genova 1° Aprile ’68
In casa solevano chiamarlo ELIO, tralasciando il prefisso AUR che completa il nome di battesimo impostogli, in testimonianza dei sentimenti che sempre animavano il papà e la mamma in attesa della sua venuta. Essa infatti trasse loro una nuova sorgente di luce che ne rischiarò sin dal principio l’oscurità morale in cui da oltre un anno vivevamo in seguito alle tragiche vicende dell’immediato dopo guerra.
In linea paterna, Aurelio discende da nonni molto religiosi; Ernesto, di origine genovese, Caterina, di origine senesi.
In linea materna, egli discende da rude progenie piemontese di buoni cristiani e ardenti patrioti.
Papà crebbe dunque in un ambiente molto religioso e ricorda l’epoca della sua Prima Comunione, che fece a 13 anni, dopo un mese di esercizi spirituali compiuto presso i Padri Barnabiti di Perugia, come la più felice della sua vita. Rammenta che nel momento in cui ricevette il SS. Sacramento provò una gioia così intensa e profonda che si sciolse in lacrime e singhiozzi di felicità. Lo stesso giorno aveva ricevuto una effige di S. Pio X, con la benedizione e firma autografa del Pontefice datata dal Vaticano il 5 Settembre 1911, che conserva ancora.
Poi, trascorsa una adolescenza un pò movimentata in un ambiente scolastico estraneo alla vita religiosa, lentamente andò scostandosi dal buon cammino e, preso dagli entusiasmi patriottici che per alcuni anni precedettero la prima guerra mondiale, finì col trascurare ogni pratica religiosa e a 18 anni si arruolò, in tempo per compiere gli ultimi 14 mesi di guerra al fronte come soldato semplice in una batteria del 1° reggimento Art. Campale. Nel 1919 usci sottotenente d’art. di Complemento dalla accademia di Torino.
Il matrimonio con Paola avvenne nel 1941. Il 19 settembre 1943 nacque Caterina battezzata poco dopo a Volterra. Dopo la guerra, date le circostanze e la ristrettezza economica, l’avvenire della piccola famiglia non si prospettava roseo, ma all’annuncio di una nuova nascita ebbe inizio la fase di rinnovamento spirituale, che permise di formare nuovi piani per il futuro.
La nascita di AURELIO, 28 Maggio 1946, tracciò e illuminò il cammino da seguire. Nel 1948 tutti e quattro emigrarono in Uruguay. Il 2/5/49 nacque il terzo angioletto Mabel.
ADOLESCENZA DI AURELIO
Dalla fiorente giovinezza della mamma, Aurelio aveva ricevuto sin dalla nascita una sovrabbondanza di vitalità che manifestava con impetuosa, allegra vivacità.
Raramente piangeva. Si manteneva serio il tempo necessario e sempre breve che impiegava nelle mille scoperte che gli offriva la quotidiana esistenza. Per il resto era sempre giocondo e già proteso ad amare tutti e tutto con imparziale dedizione. A sette anni, dopo una adeguata preparazione spirituale, compiuta negli anni anteriori presso i Padri Gesuiti della “Capilla Jackson”, fece la Prima Comunione.
Nello stesso anno 1953, si arruolò nei Boys Scout cattolici di Montevideo e fu alfiere del vessillo di “Maria” con il motto di “Siempri listo”, ossia, sempre pronto per Maria. Partecipandovi assiduamente e senza la minore interruzione, fino ai 12 anni.
Alla morte prematura del Parroco della “Capilla Jackson” Rev. P. Sanino; capo del gruppo di B.S., ne vegliò la salma con un altro compagno in posizione di “attenti” per oltre cinque ore della notte, senza accusare il minor accenno di stanchezza fisica, pur esprimendo con gli occhi e con il suo lieve sorriso la mestizia di quell’improvviso distacco dal suo amato Padre Spirituale.
Nel 1958, al termine delle scuole elementari, vinse una borsa di studio con la quale poté entrare nel liceo italiano di Montevideo che frequentò sempre con esito; a 15 anni ottenne la ammissione al corso biennale “preparatorio” alla facoltà di chimica industriale; facoltà universitaria alla quale si iscrisse a Genova nel 1964, non appena rimpatriato. Nello scorrere di quegli anni non deviò mai un attimo dal cammino che dall’infanzia gli aveva additato “Maria”.
Nel 1963 conobbe l’Ideale dell’Unità di Chiara Lubich e nel 1964 partecipò alla prima Mariapoli che si svolse a Cordoba (Argentina). In famiglia guardavamo al suo entusiasmo per il Movimento dai Focolari con ammirato stupore, ma senza comprenderlo come avrebbe egli desiderato.
Nondimeno egli sapeva sin d’allora trasmettere a chiunque lo trattasse la dolcezza del calore con cui diffondeva il suo amore. Quando rimpatriammo nel 1963, lo lasciammo solo a Montevideo. So di certo che quel primo distacco gliene lacerò il cuore, ma allontanandoci dal molo dove lo avevamo lanciato affinché mi fu possibile con gli occhi, mi apparve sereno, incoraggiante, sorridente.
Egli trascorse il secondo ed ultimo anno di “Preparatorio” nel “Pensionato para estudiantes universitarios” dei RR. Padri Francescani di Montevideo. Si fece amare e stimare dai superiori e da tutti i compagni del pensionato.
Aurelio aveva appena 13 anni quando un giorno, accortosi che soffrivo seriamente per alcune contrarietà morali, mi disse “Papà, non è la causa del tuo tormento cui devi ostinatamente pensare, bensì comprendere da chi essa proviene e con qual fine ti fu destinata. Se riesci a scoprire l’origine e il movente, l’accetterai senza condizioni e troverai conforto, offrendo la tua sofferenza in espiazione di errori che puoi aver commesso in passato”.
Quando dall’Uruguay tornò finalmente a casa, felice di rivederci ed esultante per aver con sé il diploma di studi col quale poté iscriversi alla facoltà di Chimica, ebbe immediata la sensazione che la nostra situazione economica lasciava molto a desiderare. Senza mai far parola, trovò subito il modo di aiutarci dando in famiglia tutto quanto guadagnava nella vendita capillare di Enciclopedie, antologie e libri vari della editrice Curcio e di altre case del genere. E tutto questo faceva col suo inestinguibile sorriso, pur venendo due volte al giorno a trovarmi all’ospedale, dove rimasi per oltre due mesi, sovente in compagnia di giovani suoi amici, e sopratutto, coi vuoi nuovi compagni Focolarini, tra i quali D. Vita Chiesa.
Altrettanto e in maggior parte offerse tutto di sé nella lunga assistenza che mi prodigò durante i quattro mesi d’invalidità che soffersi per la frattura di una gamba in un incidente stradale. Poiché a quell’epoca egli era già Focolarino in formazione, fece sì che anche dai suoi compagni di Focolare mi fosse data in gran copia la testimonianza pratica e spirituale del grande AMORE che tutti li anima in Cristo e in Maria, verso il fratello sofferente. Fu allora ch’ebbi la gioia di conoscere Alberto, Francesco, Mauro, Riccardo, Nando, e molti altri carissimi di cui mi sfugge il nome.
Quando un giorno mi comunicò di voler trasferirsi a Loppiano, né io né la mamma sollevammo la minor obiezione e ne fu felice. Non dimeno io ebbi a dirgli che mi sarei preoccupato per il passo che stava per fare dovesse in seguito pregiudicare o quanto meno ritardare il coronamento dei suoi studi universitari. Ma egli mi rispose in termini ancor più lapidari di quelli che ora trascrivo il più fedelmente possibile: “Papa, quanto di più vasto ed utile nel campo scientifico potrei riuscire ad apprendere nel corso di lunghi anni di studi universitari, restando a Genova, sarebbe ben poca cosa rispetto a quanto d’immensamente superiore penetrerà nella mia mente e nel mio spirito, per Grazia di Dio, nei due anni che passerò a Loppiano”.
Infatti, io sono convinto che in detti anni AURELIO riuscì a superare sé stesso, raggiungendo la meta che in quel momento aveva prevista. Ne ricevo conferma attraverso le edificanti testimonianze già date dalle alte gerarchie e dai suoi stessi compagni della Mariapoli di Loppiano e dalle altre comunità di altre Mariapoli. Perciò, di fronte alla fulminante notizia della sua improvvisa NASCITA, come ha detto il suo fratellino Chico, forse ispirato da Lui stesso, io ho dovuto dire in cuor mio: “SIGNORE, SIA FATTA LA TUA VOLONTA”.