Presentazione del Campo Santo di Loppiano da parte di Maras ad un gruppo di focolarini.
Premessa
Questo testo è una trascrizione di una conversazione tenuta da Maras. Si tratta quindi di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore domanderà un supplemento di attenzione.
Mi sembrava bello, dato che ci siamo trovati qui, di fare una piccola storia di questo luogo che per noi è venuto in luce con la “partenza per il Cielo” di Aurelio Lagorio. Prima non ci accorgevamo neanche che ci fosse, poi Aurelio partì e Chiara desiderò che fosse sepolto qui. Naturalmente io sentivo la stessa cosa. Non sapevo neanche dove fosse il Camposanto a Loppiano (Cittadella di testimonianza del Movimento dei Focolari a Loppiano di Incisa-Figline in Val d’Arno, FI).
Quando stavo venendo in macchina da Roma a qui, mentre Chiara aveva pregato perché guarisse (dopo un incidente accadutogli il giorno prima), io sentivo che sarebbe morto e sarebbe rimasto qui perché era il primo “seme” di Loppiano. Però con l’intelligenza e la memoria io dicevo: “Chiara ha detto che il primo seme è Eletto Folonari”, però era più forte la realtà che sentivo dentro che la prima pietra era Aurelio. All’ultimo momento della sua agonia Chiara ha detto: “Portatelo a Loppiano” ed allora ci siamo interessati dove era il Camposanto.
Ci siamo accorti che c’era, ma così abbandonato…, intanto era molto più piccolo che adesso, era la metà, non c’erano quelle due costruzioni là in fondo, c’era solo dell’erba e qualche lapide anche rotta.
Da allora è stato popolato: è arrivata Araceli, è stato portato qui Andrea dopo che per dieci anni era stato sepolto a Milano. Sono arrivate tante altre persone e adesso siamo tanti.
Globalmente l’impressione del Camposanto è proprio quella di un Campo Santo. E’ bello che in italiano ci sia questa parola proprio qui a Loppiano dove si parla di Campo Verde, Campo Azzurro, Campogiallo, … Camposanto. Un campo è un luogo dove vi abitano persone vive come a Campogiallo, a Campo Azzurro e al Camposanto abitano persone che, sulla terra, sono considerate morte, ma abitano questo luogo che è Santo in attesa della Resurrezione. Mentre in tutti gli altri posti si assiste a spostamenti, persone vanno, altre vengono e non si ha l’impressione di qualcosa che aspetta la Resurrezione, ma piuttosto che si aspetta sistemazione, che è diverso; qui si ha l’impressione di una cosa che è ferma … che è in attesa di qualcosa che avverrà.
Qui abbiamo celebrato anche la Messa qualche volta. Mi ricordo in particolare il secondo anniversario di Aurelio che abbiamo avuto l’idea di dire la Messa qui e dato che la cappellina era troppo piccola e non si poteva stare, l’abbiamo detta qui all’aperto e abbiamo chiesto il permesso al vescovo. Tutto era stato preparato per dirla all’aperto, il desiderio era di dirla proprio qui vicino a lui. Diciamo la Messa e incomincia a piovere, poche gocce, ma hanno consigliato di portare l’altare qui sotto e poi, poiché le gocce erano poche, le persone sono rimaste e non sono andate via perché pioveva. Poi ha smesso e proprio il tempo sufficiente per darci l’idea di avvicinarci a lui. Per tanto tempo venendo qui non riuscivamo mai a dire il “requiem aeternant”, dicevamo il gloria. Per spiegarmi questa cosa ricordo una volta dicevamo, in fondo l’Eterno Riposo lo chiediamo per noi, ma per lui che c’è è Gloria al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo che l’hanno portato nella Gloria, noi siamo sicuri che c’è e per noi chiedevamo ci fosse concesso alla fine della vita il riposo eterno e la pace perpetua che lui aveva già conquistato, era quindi inutile chiederla per lui, ma per noi.
Di Aurelio si potrebbero dire tante cose. Pensando poco fa alla domanda che mi avete fatto: “Che cos’è Aurelio oggi?”. Aurelio è quello di prima però maturato, come un fiore che diventa frutto. Si può paragonare la sua vita fisica così piena di giovinezza, di iniziativa, di creatività, di sorriso come un fiore. Adesso a distanza di anni vediamo quanti frutti ha portato la sua vita e la sua morte, quante grazie ha mandato alle persone qui e altrove. E quindi resta l’idea di un fiore, però dà anche l’idea di un frutto. Questa sua presenza, che non è un ricordo (il ricordo è quello di Aurelio che si muoveva, che sorrideva, che lavorava in tutte le iniziative a scaricare le balle, alla cernita degli stracci, a fare raduni), è l’impressione di un’altra presenza. Questa presenza è proprio legata al Risorto che non si potrebbe avere se Gesù non fosse risorto. Aurelio partecipa di questa resurrezione. Gesù è totalmente risorto anche con la carne. Aurelio ne partecipa parzialmente, in attesa della sua resurrezione; e dovunque è Gesù, dovunque è Dio ci sono le anime, quindi Aurelio è dovunque è Dio. Però siccome noi l’abbiamo conosciuto nella carne Lui si rende presente a noi attraverso il ricordo e lo sentiamo che ci avvolge, che ci consiglia, che ci consola.
Questo capita per tutti, non c’è notte che io non sogni Albertina, ma non è un sogno, è un convivere con lei. Le prime volte c’è un po’ di emozione, poteva essere anche una suggestione legata alla sua partenza così tragica, ma adesso è una cosa molto semplice, molto serena. Non è che la sogno come era. La sogno tutta diversa da come era e per me è sempre o un motivo di consolazione o un motivo di purificazione o di conversione tante volte. Comunque è una presenza e questo avviene di notte, ma anche di giorno e così avviene di tanti altri in proporzione di quanta unità abbiamo fatto su questa terra. Così si capisce quando Gesù dice: “Porto con me la mia ricompensa”. La ricompensa proporzionata al bisogno che uno ha, di quanto uno l’ha aspettato il suo ritorno è un dono. E così pensavo tante volte alla gioia della Resurrezione; questa gioia l’hanno goduta soprattutto quelli che avevano maggiormente sofferto per la sua morte. Se uno non aveva sofferto per la sua morte, non aveva goduto della sua Resurrezione.
Ritornando ad Aurelio non è tanto un ricordo, il ricordo va affievolendosi perché passando il tempo quello che era legato alla sua persona, alla sua immagine (se io vedo la foto o il filmetto, io mi ricordo com’era però non ho l’impressione ora che lui è solo quello lì). E c’è qualcosa che aumenta invece col tempo, che non è il ricordo, che invece va affievolendosi come il suono della voce, le parole dette da lui, ma c’è qualcosa che cresce ed è lui in una dimensione nuova ed è questa dimensione nuova che colpisce le persone che non l’hanno conosciuto. Tante persone sono state colpite da grazie ricevute, ma non lo hanno conosciuto e questo ti dà la garanzia che non è l’Aurelio storico che agisce, l’Aurelio legato al ricordo, ma l’Aurelio legato al Risorto di cui le anime dei giusti partecipano in attesa che il corpo si ricongiunga e partecipi anche lui della resurrezione.
Vedete anche che ognuno ha una Parola di Vita, per cui tanti venendo a fare meditazione qui fanno meditazione sulla Parola di Vita e le trovano tutte collegate. Mi ricordo un Focolarino che era stato molto colpito dalla prima Parola di Vita di Andrea che diceva: “Abbiamo creduto all’Amore …” e dice, ma come faccio a credere all’Amore e poi ha visto la Parola di Vita di Aurelio che dice: “Diventato perfetto in breve tempo compì le opere di una lunga vita” … questa è la perfezione … credere all’amore … e lui ce l’ha fatta quindi posso farcela anch’io se ce l’ha fatta lui. E dopo raggiunta questa perfezione ecco allora: “Vieni, amica mia, bella mia” … puoi entrare … e diceva, ma come si fa? “Basta ogni giorno il suo affanno” la Parola di Vita di … ce la farai se ogni giorno prendi la tua croce.
Poi c’è Albertina (la mamma di Maras), è un capitolo a parte, potrei parlare molto a lungo, evidentemente. Però ultimamente è successo un fatto. A Montet (altra cittadella in Svizzera) ci siamo trovati molto in difficoltà, improvvisamente, difficoltà che ci hanno fatto guardare anche reciprocamente Palmira e me, come fare? E allora mi sono raccomandato ad Albertina come tante volte ho fatto in questi anni. Dopo poco mi telefonava Palmira … tutta cambiata. “Ma sai Maras – mi dice – mi è venuta in mente Albertina, non me la sono mai ricordata, non me la ricordo mai, ma cos’è che dice? “Non pensarci … ci penso io, porto io i pesi di Montet”. Mettiamo Montet, sotto la protezione di Albertina. Ma sai è una cosa grossa, perché mentre io ero così sorpresa da questo fatto che mi è venuta in mente e che mi diceva queste cose e l’ho detto subito alle Focolarine e c’era la Maria Novella che diceva: Ma sai anche a me è successo, pensavo alla Fantasy, al Centro Ave che non si avvia, e Albertina mi diceva: “Portate i pesi gli uni degli altri”. Io ho proprio avuto l’impressione di una presenza, di un’azione, ecco! E allora metto giù il telefono e lo dico ai Focolarini che erano lì … c’era Angiolino che mi dice: “Sai Maras? Poco fa mi sono ricordato che lei mi ha detto quando eravamo a Loppiano:- Hai delle mani d’oro- cioè sai lavorare bene e questo mi è venuto in mente con un senso di fiducia che ce la farai, ce la farai” perché Angiolino s’interessa di tanti lavori. Quindi per dire come non è suggestione, non è ricordo, troppe le coincidenze e anche questa Parola di Vita di questo mese io la vivo come “portate i pesi gli uni degli altri”, il farsi uno, tutto a tutti, cosa vuol dire? Portare i pesi gli uni degli altri. Perché può essere molto facile farsi uno, può essere anche bello, romanticamente bello, poeticamente facile.
Per cui è sempre un punto di riferimento il Camposanto, proprio perché qui ci sono le persone che sono arrivate ad una stabilità, ad una vita durevole come dice S. Caterina e lì agiscono con la chiarezza di Dio e quella Luce, quella Potenza di Dio, mentre noi siamo limitati, vediamo tanto poco, come un enigma in uno specchio, diciamo poco potente proprio perché la nostra potenza è in proporzione a quanta grazia c’è dentro. Loro sono stati purificati per cui la grazia c’è.
…E’ bene proprio essere i loro altoparlanti, i loro portavoce oggi. Quel centuplo di cui parla Gesù e parla Chiara … Chi segue Gesù ha il centuplo in questa vita e la vita eterna … vale anche per quelli che sono nella vita eterna … ma anche prima, la vita eterna e poi il centuplo. Comunque sono due idee contemporanee che non si escludono.
Così come noi ora parliamo di Aurelio e sono cento persone che parlano di lui, che agiscono come lui, che amano come lui, che portano avanti il messaggio come lui l’ha portato; Perché se hanno seguito Gesù hanno diritto di avere il centuplo!
Ricordiamoci dei nostri che ci seguono e sono dovunque, anche se qui hanno il loro corpo, partecipando di questa dimensione universale che è propria di Dio, dappertutto ed in ogni tempo … dimensione universale nello spazio e nel tempo … per cui Aurelio lo sento presente nelle Filippine e negli Stati Uniti.
Tutto serve. Dio utilizza tutto. Quando è sua volontà tutti riescono, sono efficaci nel fare qualcosa, anche se non hanno mai saputo fare. Dio fa miracoli in questo senso. Non dobbiamo preoccuparci mai. Noi siamo stati chiamati da Dio e questo è sicuro, poi noi non siamo capaci di fare tante cose, ma non importa, basta che noi ci ricordiamo che Lui ci ha chiamato e Lui farà le cose. A noi sembrerà di parlare male, di rovinare tutto, però Lui le fa lo stesso, le porta avanti.