2 – Meditazione sul Vangelo: “Le beatitudini”

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Il laghetto di Loppiano

Il laghetto della Cooperativa di Loppiano

Meditazione sul Vangelo di Maras Alfredo Zirondoli

PREMESSA

Quella che segue è una trascrizione da una meditazione di Maras sul Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore richiederà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

Oggi è la festa di tutti i Santi e molti dei nostri hanno già raggiunto quelli che sono già arrivati e sono già in Paradiso. Però San Paolo chiama santi quelli battezzati, quelli che stanno percorrendo la strada per arrivare, quindi santi erano i cristiani per San Paolo.

In questo senso la Messa di tutti i Santi non rappresenta soltanto il nostro dover essere, ma il nostro essere, anche perché Tutti Santi vuol dire tutti quelli che sono in questa realtà raggiunta o sperata, però tutti quelli che sono incorporati a Cristo che è il Santo e anche perché essendo uno c’è una comunione fra tutti quelli che sono Corpo di Cristo, quindi Corpo di Cristo in paradiso o sulla terra è un unico corpo, la Chiesa è un’unica Chiesa e quindi c’è la comunione fra le membra della Chiesa, c’è la comunione fra i santi, quindi oggi è la festa di Tutti i Santi, quindi nostra. Noi guardiamo quelli che sono già arrivati.

La Messa di oggi ha come Vangelo le beatitudini e si capisce perché la Chiesa ha scelto questo pezzo per metterlo in questa Messa, cioè per arrivare a essere santi bisogna vivere le beatitudini. Da alcuni è stato chiamato “Il manifesto di Gesù”. La carta sulla quale si basa tutta una vita sono le beatitudini. Anche perché è vero che tutto il Vangelo è parola di Gesù, uomo-Dio, ci sono dei momenti in cui viene più in rilievo la divinità di queste parole di Gesù e, certamente, le beatitudini è una delle pagine in cui si sente di più che Gesù era Dio, perché solo un Dio può dire queste cose che gli uomini non potrebbero mai dire, perché tutta la formazione dell’uomo è fatta per evitare il dolore, per evitare la morte, per evitare la povertà e anche a quel tempo in cui Gesù parlava tutta la tradizione ebraica era basata invece sull’elogio della ricchezza, sul metter in luce la potenza, tutte queste cose che erano segno addirittura di benedizioni di Dio, ecco, il segno che Dio benediceva una persona era quando era ricca. E invece Gesù viene e dice: Beati i poveri, beati i perseguitati, beati i mansueti, i miti e quindi si sente la rivoluzione di quest’uomo che non è solo uomo, pur essendo uomo perché capisce gli uomini però li capisce a tal punto che dà a loro un messaggio che è tutto divino. Ma l’amore ci fa capire che dobbiamo essere così per essere come Gesù uomini-divini, uomini non di questo mondo, anche se vivi in questo mondo, quindi sentiamo in questo mondo le persecuzioni, le ingiustizie, la fame, la sete, il peso della povertà, li sentiamo in questo mondo però non ci toccano, anzi, ci fanno gioire, cioè ci danno il senso di essere di un altro mondo e quindi trasformare tutte queste cose che ci fanno soffrire per vivere già da questa terra in un altro mondo che è il Regno dei Cieli.

(Vogliamo) vivere con Gesù e come Gesù ha vissuto, perché queste beatitudini Gesù le ha dette, ma le ha fatte, le ha vissute Lui prima di dirle, tutto il Vangelo è una parola vissuta. Gesù viveva e parlava, faceva e parlava, cominciò a fare ed a parlare, dice il Vangelo. E quindi Gesù ha fatto queste cose. Lui è stato il povero, è il povero di spirito. Lui è stato l’afflitto, l’addolorato, il mansueto, quello che non ha reagito, quello che si è lasciato prendere come un agnello e portare al macello. Lui è stato povero, ha avuto fame e sete di giustizia, lui è stato misericordioso, Lui è stato puro di cuore, cioè staccato da tutto, povero di tutto quello che può rendere piena la vita di un uomo, tutti gli affetti più cari, li ha persi , li ha donati, ha donato sua madre a noi, a Giovanni l’ha data, a tutti noi l’ha data e quindi l’ha persa Lui ed era l’affetto più santo che Lui aveva e che gli veniva da Dio. Questo è segno di purezza di cuore. Lui è stato perseguitato per la giustizia e dopo c’è tutta la seconda parte che chi è povero vive nel Regno dei Cieli: chi è afflitto è consolato, chi è mansueto, mite eredita la terra, possiede la terra, chi ha fame e sete di giustizia è saziato, chi è misericordioso ottiene misericordia, ma questo è tutto l’aspetto positivo che viene dopo questa morte, che è una morte la povertà, è una morte la purezza, è una morte la persecuzione, è una morte, è un perdere continuamente qualcosa di nostro, di vitale e noi lo sentiamo bene cosa vuol dire questo rinunciare a tante cose, è un perdere una possibilità in cui noi ci esprimeremo umanamente perché la potenza è un modo di esprimere l’uomo, il possesso delle cose, delle persone , è un modo di esprimersi dell’uomo, rinunciare continuamente a questa espressione vitale è una morte e dopo la morte c’è la Resurrezione, allora si possiede molto di più di quello che si è perso, allora si fa la pace, gli operatori di pace, si costruisce la pace, si eredita la terra, si possiede la consolazione, quella gioia sottile che viene dentro quando si è vinto una battaglia contro sé stessi, contro l’egoismo proprio… che vuol dire perdere qualcosa, rinunciare ad esprimersi.

Laghetto di Loppiano

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Allora Gesù, vedendo le folle (ha parlato alla folla, quindi è un messaggio per tutti), salì sulla montagna e, sedutosi, i suoi discepoli si avvicinarono a Lui ed allora Gesù disse, insegnando: “Beati i poveri di spirito perché di essi è il Regno dei Cieli; beati gli afflitti perché saranno consolati; beati i miti, mansueti perché erediteranno la terra; beati quelli che hanno fame e sete di giustizia perché saranno saziati; beati i misericordiosi perché troveranno misericordia; beati i puri di cuore perché vedranno Dio; beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio; beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il Regno dei Cieli; Beati voi quando vi insulteranno e, mentendo, diranno ogni tipo di male contro di voi per causa mia, rallegratevi ed esultate perché la vostra ricompensa nei cieli è grande”. Questo è, quindi, il manifesto, la magna carta per poter entrare a far parte della comunione dei Santi, perché si possa oggi fare festa. Se noi viviamo così, se accettiamo questo manifesto come base di vita, oggi è festa per noi. E i Santi che sono in Paradiso queste cose le hanno vissute e Gesù ce le ha dette come Lui dice le cose con tutta una bellezza, una potenza, una sapienza, ma anche una verità, non ci ha nascosto nulla. Gesù non ci ha detto che è facile entrare nel Regno dei Cieli. E quindi noi sappiamo benissimo come fare, adesso dipende da noi. Entrare o non entrare, far parte o no della comunione dei santi, perché Lui ci ha detto come fare.

Poveri di spirito, è più facile essere poveri di cose materiali, è più difficile esserlo di cose spirituali, cioè questo perdere, questo donare le cose materiali è abbastanza facile, i soldi, le cose che possediamo, ma perdere o donare le cose spirituali, le impressioni, le amicizie, le grazie ricevute che ci arricchiscono di gioia, di consolazione , di ottimismo, perderle in modo da poter piangere con chi piange e invece dentro avremmo una grande gioia perché Dio in quel momento ce l’ha data. Oppure perdere la luce che Dio ci ha dato per farsi ignoranti con chi è ignorante, per amare il prossimo questa è povertà vera, è povertà spirituale che è più forte della povertà materiale. Perdere poi Dio come ha fatto Gesù sulla croce, nell’abbandono, per potere amare gli altri, per poter dare agli altri Dio, per darlo agli altri doveva perderlo Lui, perché non si può dare una cosa e tenerla, se la dai la dai e non ce l’hai più. Ecco questo dare Dio è un segno della povertà di spirito al massimo. E questo è chiesto anche a noi tante volte, non solo di dar le consolazioni, le gioie spirituali, ma anche addirittura di dare qualche volta Dio, quello che per noi è Dio, che può essere l’Ideale, il modo come abbiamo capito l’Ideale, che può essere la vita che abbiamo vissuto fino a quel momento, tutto ciò che per noi è Dio, darlo, e Dio ci chiederà anche questo, e concretamente ce l’ha chiesto tante volte.

Quindi non c’è più niente, uno si trova solo lì, di fronte a un Dio che non sa più cosa sia perché il Dio che conosceva prima non è più quello vero, è vero solo quello dell’attimo presente che non si sa ancora cos’è. Questi passi Dio li chiede nella nostra vita e soltanto se noi abbiamo un po’ di esperienza di amare G.A., di amare l’opposto di ciò che è chiaro, che è chiarezza, bellezza, armonia, proprio l’opposto, di amare quindi l’assurdo in ogni senso, quindi l’assurdo estetico, l’assurdo psicologico, l’assurdo teologico, l’assurdo effettivo, tutto quello che è assurdo, cioè contrario di ogni logica umana, se non abbiamo questa esperienza non riusciamo a fare questi passi subito quando Dio ce li chiede. Non andiamo né avanti né indietro e perdiamo tanto tempo. E non viviamo, mentre invece la vita nasce continuamente da questa morte, ma se noi non facciamo questi passi, che sono passi di morte, non li facciamo subito, non risorgiamo, non rinasce la vita e quindi non è vita, è una cosa che si trascina, mezza morta, mezza vecchia, mezza viva, mezza nuova, però non è niente. Noi siamo cristiani in questo secolo che vuol dire che siamo discepoli di Cristo che adesso è risorto. Quindi essere vivi adesso vuol dire esser risuscitati per essere discepoli di Cristo. Noi se non siamo vivi dopo una morte, non siamo discepoli di Cristo. Quindi questa povertà di spirito ci permette di possedere il regno dei Cieli, di possederlo dentro di noi e quindi di essere noi dentro del Regno dei Cieli, che è tutta un’altra cosa.

Beati quelli che piangono, beati gli afflitti, beati quelli che soffrono perché saranno consolati. La consolazione è di più dell’equilibrio che uno può avere prima di piangere. Cioè, vale di più essere consolati da Dio, piuttosto che essere contenti senza Dio, quindi è un guadagno. Beati quelli che piangono perché otterranno la consolazione da Dio, dallo Spirito di Dio, dallo S.S.  Beati i miti, i mansueti, sono quelli che rinunciano ad esercitare la loro potenza, la loro forza fisica, spirituale. Sono quelli che erediteranno la terra, possiederanno la terra, con tutti i valori che la terra può dare, valori terrestri, spirituali, umani, artistici.

Per capire le beatitudini bisogna guardare Gesù perché se no non si capisce cos’è la povertà, cos’è la mansuetudine, cos’è la giustizia. Ecco, Lui è stato mansueto, si è lasciato prendere, si è lasciato portare alla croce, ha parlato, ha detto, ha taciuto, come un agnello. E Lui ha ereditato la terra, Lui possiede tutto. E possiede gli uomini, possiede i nostri cuori, possiede le nostre anime, il nostro essere, si sente che noi siamo suoi, apparteniamo a Lui, perché Lui ci ha guadagnato, ci ha pagato.

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia. Ogni tanto bisogna averla questa fame, questa sete e poi bisogna sentire la beatitudine di non poterla risolvere questa sete, questa fame. Sono tante ingiustizie nel mondo, ci sono tanti problemi non risolti, bisogna sentire il desiderio di risolvere ed accettare di non risolverli. Questa è la beatitudine della fame e della sete. Ci sono tante persone che soffrono e noi non possiamo far niente e accettare di non far niente, di non poter fare niente. E questo è così difficile, eppure è quel perdere, quel morire che dicevamo prima. Perché uno è tentato di dire, ma io faccio qualcosa, faccio una rivoluzione, io adotto la violenza, io faccio, io faccio… La beatitudine di Gesù è questa: sentire fino in fondo i problemi dell’umanità e trasformarli in amore, che vuol dire, accettare di non poter far niente. Cosa ha fatto la Madonna ai piedi della croce? Non ha risolto il problema di Gesù che gridava “Dio mio perché mi hai abbandonato”. E questo stare di Maria è il momento più alto della sua vita, la sua realizzazione umana.

Non capiamo cos’è la giustizia per Dio, allora Dio ci ha insegnato ad essere misericordiosi e allora noi abbiamo l’impressione di andare al di là della giustizia. La misericordia infatti è la parte ultima della giustizia, al di là della giustizia c’è la misericordia. Cioè l’amore che non si esprime soltanto in giustizia, ma in misericordia. Noi potremo parlarne umanamente di questa misericordia, che è perdonare un’offesa che si è ricevuta, non è giustizia, è misericordia, però preferirei parlarne divinamente della misericordia, perché diventiamo così come Gesù che non aveva soltanto un modo di vedere umano, ma anche divino. E la misericordia è giustizia, non è più della giustizia. La misericordia è amare sempre al di là di ogni schema, anche dello schema di ciò che è giusto e ciò che non è giusto. Perché? Perché noi non sappiamo in realtà cos’è giusto, cosa non è giusto, ci sembra di saperlo, ma solo Dio conosce tutto. Solo Dio conosce i motivi per cui uno ha fatto una azione che noi giudichiamo ingiusta e quindi solo Dio può giudicare e Dio, Lui, è misericordia, appare a noi misericordia. Affatto in Lui giustizia e misericordia coincidono, è una sola cosa, non sono due cose; se in Lui coincidono vuol dire che in noi non coincidono perché ci vediamo poco, abbiamo l’occhio troppo poco esercitato a capire i veri motivi per i quali uno fa una cosa. Allora amate sempre, amate con la misericordia e sarete giusti. Sarete come Dio che è misericordioso, ma che è anche giusto.

Noi dobbiamo sempre amare, essere misericordiosi e troveremo questa misericordia.

Beati i puri di cuore perché vedranno Dio. Tutti sappiamo cos’è la purezza, non si parla di castità, si parla di purezza che è di più. E’ avere il cuore staccato da tutto, in questa purezza entra tutto, non entra soltanto la sensibilità di un certo tipo, entra tutto, i desideri, il compiacimento, il gusto, una frutta gustata, un letto comodo oppure di una riuscita, veder riuscita una propria idea, di vedere accettata un’idea che abbiamo avuto, c’entra tutto in questa purezza; la purezza di cuore è vivere il distacco, essere staccati da tutto ed attaccati a Dio che è la vita, la verità, ma in sé, alla verità in se non come sembra a noi. Se uno ama la verità non importa chi la dice a questa verità, importante che ci sia. Purezza di cuore è saper aspettare, essere pazienti, aspettare i tempi di Dio, a noi ci basta Dio nell’attimo presente. Questo saper aspettare le ore di Dio è il distacco e quindi purezza. Non parliamo dopo del mio, tuo… non è purezza, l’ho fatta io, l’ho detta io. Si capisce che i bambini, forse, capiscono più le beatitudini di tante persone grandi o colte, perché i bambini sono immediati e capiscono tutto. Essere staccato da tutto per un bambino è facile capirlo, non è facile farlo neanche per lui, ma è facile capirlo. Per una persona grande bisogna essere veramente cristiani, evangelici vissuti per capire cosa vuol dire questa purezza di cuore.

Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio. Fare la pace, costruire la pace è una cosa difficile, perché è necessaria la vigilanza di ogni momento; ogni momento noi possiamo costruire la pace o possiamo distruggerla, con una parola, dire una parola non opportuna, pesante, che suona come un giudizio, un senso di scoraggiamento, di lasciarsi andare… Ecco, possono distruggere un rapporto che si sta costruendo, un rapporto pacifico diventa un rapporto così che non è più vero, son tutte delle tentazioni per non impegnarsi troppo. Qualunque parola che noi diciamo su un prossimo può essere una valutazione non necessaria e quindi dannosa, si può distruggere una persona con una parola, se non è richiesta quella parola è dannosa e quindi non costruisce la pace, la distrugge. E questo vale per un gesto, possiamo avere un atteggiamento che le persone si sentono non amate. Quindi è tanto importante essere operatori di pace, vedere sempre il positivo, questa speranza che farà cambiare tutte le situazioni, che può sempre andar bene, che quello lì può sempre ricominciar da capo, può sempre convertirsi. Questo è costruir la pace. Abbiamo tanto da imparare sempre.

Beati i perseguitati per causa della giustizia. Ecco se noi cerchiamo di vivere come Gesù ci ha chiesto, se noi cerchiamo di amare sempre, tutti noi saremo perseguitati, intanto dal nostro uomo vecchio e poi dagli uomini vecchi degli altri e poi siamo perseguitati dal mondo come è strutturato. Ai santi che si sono liberati di tutte le cose del mondo ad un certo punto il diavolo personalmente agisce per farli cadere. Può essere una tentazione, una paura. Bisogna prepararsi nelle piccole cose per poter dopo reggere l’incontro con le grandi tentazioni. E quando parleranno male di voi, o diranno di voi delle parole negative e quando diranno ogni tipo di male mentendo e quando sarete perseguitati per causa mia, allora siate contenti, esultate perché la vostra ricompensa è nei cieli ed è grande.

Queste qui sono le beatitudini, cerchiamo di viverle. Gesù, come un maestro buono, non ci dice soltanto cosa bisogna fare, ma dice anche quello che ci aspetta dopo. A noi interessa fare la prima parte, perché la seconda parte la fa Lui. L’impegno nostro è far la prima parte. E cerchiamo di vedere come ha vissuto Gesù e come l’ha vissuta Maria. In Lei c’è stata chiaramente questa povertà, questa mansuetudine, questa purezza, questa costruzione della pace e questa persecuzione.

 

 

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.

Comments

  1. João Bosco Nogueira Fontão says

    Stupendo, vero? Un cattedratico dello spirito, un’aula magistrale sulla vita spirituale, una sintesi dell’essere cristiani… Grazie.

    • Luca Tamburelli says

      Certo, è illuminante! Questo commento al Vangelo mi fa pregare, per intercessione di Maras, di riuscire noi amici suoi a concretizzarlo nelle nostre vite.