12 – Meditazione di Maras sul Vangelo: “In principio era il Verbo …”

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Loppiano - Fattoria Tracolle vista da Nord

Meditazione sul Vangelo di Maras Alfredo Zirondoli

PREMESSA

Quella che segue è una trascrizione da una meditazione di Maras sul Vangelo del giorno. Si tratta quindi di una trascrizione di un parlato che espressamente non abbiamo voluto cambiare per rispetto dell’autore ben sapendo che al lettore richiederà un supplemento di attenzione. Maras in queste conversazioni, partiva dalle letture del giorno e le commentava direttamente senza nessun altro supporto se non il Vangelo e l’attenzione di chi ascoltava.

In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. (Giovanni 1,1)

“In principio era il Verbo …”, il Verbo, figlio del Padre, che è Dio e che era presso Dio e che era sempre stato fin da principio e che era la Luce degli uomini. Era la Luce anche prima che gli uomini esistessero, perché da principio gli uomini non esistevano. Lui era già la Luce degli uomini. Questo fa pensare che il Verbo si sarebbe incarnato. Era nel disegno di Dio anche prima che Adamo fosse e che il peccato entrasse nel mondo. Gesù non era venuto per cancellare il peccato. Sarebbe venuto comunque, perché era la Luce degli uomini.  E quindi se è la Luce degli uomini è per venire in mezzo agli uomini ed illuminarli. Questa luce splende nelle tenebre di questo mondo dove gli uomini non sanno cosa fare, che non sanno cosa vogliono, che hanno gli occhi chiusi. Ecco, questa Luce è venuta in mezzo alle tenebre ed ovviamente la Luce ha come compito di allontanare le tenebre. Però, siccome le tenebre vogliono esistere, non hanno accolto la Luce. Perché quando viene Gesù, è Lui, Lui è. Lui è tutto, la verità, la vita e quindi tutto ciò che non è, ma vuol essere verità scompare, deve scomparire. E qui si capisce che, essendo l’uomo libero, e volendo l’uomo una sua verità e volendo l’uomo una sua concezione della vita (secondo alcuni la vita è divertirsi, guadagnar soldi, diventare qualcuno, diventare potenti, dominare su tutti), ora di fronte a questa concezione della vita, il Verbo che è la Vita e viene in questo mondo, significa che le altre vite non sono e quindi devono cedere il passo, devono scomparire, proprio come le tenebre scompaiono quando c’è la luce. E le tenebre non l’hanno accolta. C’è una sola Luce che è vera, come c’è un’unica vita vera. Il mondo è stato fatto per mezzo di Lui eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Il mondo è un’espressione negativa, San Giovanni dice “è cattivo”, il mondo quindi è già condannato perché la Luce è venuta e le tenebre non l’hanno accolta, non hanno accettato di scomparire, quindi vengono condannate. Perché se uno non c’è non viene condannato, ma se uno c’è e resiste viene condannato.

Annullare i nostri desideri perché il Verbo sia la vita nostra

(Il mondo ha sempre due espressioni ed in questo brano ha il significato più negativo che anche Gesù stesso userà quando dice: “Io non prego per il mondo”). San Giovanni poi dice che è venuto tra i suoi, fra la sua gente, fra quelli della sua razza, quelli fatti come Lui. E questi non l’hanno accolto. Quindi non solo è venuto nel mondo, ma proprio fra quelli della sua famiglia. Ora Gesù pur essendosi fatto uno in tutto con questo popolo, non l’hanno riconosciuto, non l’hanno accolto. Però a quei pochi che l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio. E quelli che l’hanno accolto sono coloro che credono in Lui e questi non vengono dalla carne o dal sangue o dall’uomo, ma vengono da Dio. E questo è vero per quei pochi al tempo di Gesù e per quei tanti dei tempi successivi. Anche noi, se crediamo a Lui, non siamo nati da uomo, da carne …; e se crediamo in Lui l’accogliamo. Così si capisce che c’è una generazione secondo la carne che è la stessa di quella degli animali e quindi che non vale per il Regno dei Cieli, ha un valore molto accidentale e c’è una generazione soprannaturale che è l’unica che vale, che ci fa figli di Dio. E questa viene da Dio, dal disegno di Dio ed è così anche misteriosa. Tante volte ci chiediamo: come mai io sono stato scelto e lui no? Come mai io capisco certe cose e lui non le capisce? E questa è una domanda che si fanno tutti coloro che ad un certo punto sono stati illuminati. E’ lo S. S. che illumina e quindi fa capire delle verità che altri non capiscono. Ma perché allora io sono stato chiamato? Fa parte del piano di Dio, che è misterioso, ma che è però vero. E quando ci siamo dentro ci accorgiamo che è giusto, che è sapiente. Ci sono dei momenti nella nostra vita in cui ci rendiamo conto che è proprio giusta la chiamata che Dio ha fatto. Nel momento in cui ci rendiamo conto che ci ha scelto sentiamo proprio che non siamo nati da uomo, da carne. E questo, che vale per la nascita, vale anche per la continuazione della vita, che è lo stare insieme. Quindi noi siamo chiamati, e siamo chiamati a stare insieme, e questa chiamata a stare insieme continua, è questa la vita nostra. Non è solo corrispondere alla vita di Dio, ma è corrispondere al piano di Dio, che è vivere insieme. La nostra vita è Cristo e Cristo è Gesù fra noi. E quindi Cristo è noi, la mia vita è noi, quindi non esiste la mia vita, esiste la vita nella quale io sono partecipe, nella quale io sono dentro. E questa è una continua chiamata che non viene dalla volontà dell’uomo. Io sento benissimo che non siamo qui per volontà dell’uomo, noi possiamo dire sì o no, ma questa non è nostra volontà. Questo è aderire con la nostra volontà ad un piano di Dio, ma non siamo noi che abbiamo voluto questo. E’ Dio che ha voluto dire questo, poi noi possiamo dire di no, ma il piano l’ha fatto Lui. Quindi questo Gesù in mezzo nasce continuamente da Dio, non da volere di uomo, per cui si capisce che la nostra vita è tanto difficile, deve essere difficile, perché è continuamente allontanare quello che prima è chiamato tenebra. Ciò che potrebbe opporsi al piano di Dio deve essere continuamente spostato e questo lo sentiamo continuamente dentro di noi. Continuamente dobbiamo renderci conto che Gesù in mezzo non nasce da volontà di uomo, quindi dobbiamo spostare, annullare tutto ciò che sono i nostri desideri perché il Verbo sia luce e la vita nostra.

L’amore ha sempre un altro più grande a cui fare unità

E il Verbo si fece carne”. Quindi questa vita, questa luce è diventata noi, Gesù in mezzo, l’uno. Non è l’uno, uno più uno, è l’uno. E’ un’altra dimensione. Gesù in mezzo non nasce dalla somma matematica di tutti noi. E’ un’altra cosa. Questo Verbo che si è fatto noi, noi l’abbiamo visto ed abbiamo visto la sua gloria che è la gloria dell’uno. La gloria dell’unigenito del Padre, la gloria dell’unità sua col Padre, dell’essere uno pieno di grazia e di verità. Tutta la pienezza della grazia, della verità, della luce, della vita è in questo essere uno. La gloria sua è proprio l’essere uno. Ora, vedendo Gesù come espressione del Padre, il Verbo del Padre, la sua gloria è di essere Verbo del Padre. Ma non del Padre in quanto Padre, ma di un altro con cui è uno. Questo unigenito è tutto l’altro, che poi l’altro è il Padre che Gesù amandolo dice: è più grande di me. Il Padre non è sostanzialmente più grande del Verbo. E’ il principio e siccome in ogni cosa c’è un principio, nella Trinità dove sono tutti e tre uguali, c’è un principio. Non è che il principio è più grande. La gloria di Gesù è essere uno con questo altro che Gesù mette più grande di lui, perché l’amore mette sempre un altro più grande a cui fare unità. E proprio l’amore che crea l’altro e lo fa essere. E’ l’amore del Figlio che vede il Padre più grande di lui. E questo non in maniera umana. Veramente c’è una differenza sostanziale fra il modo di essere della Trinità e il modo di essere degli uomini. Per cui gli uomini devono spostare continuamente questo loro essere carne, sangue, tenebra, questo non essere vita vera per acquistare questo essere vero che è la Trinità, che è l’uno.

Loc. Terraio (Loppiano)

Loc. Terraio (Loppiano)

Dobbiamo sempre convertirci

Gesù è l’uomo perfetto perché è Dio, perché era sempre puro. Noi dobbiamo invece purificarci continuamente, spostare l’umano, il volere dell’uomo della carne, la vita, la vita che noi avremmo. Ognuno sa benissimo come vivrebbe la sua vita. Ogni uomo si fa un programma e se potesse lo realizzerebbe. Si fa la sua vita fatta di divertimenti, di viaggi, di sport, di tante cose, ma non è vita quella, non è la vita. Quindi spostare quella vita lì per aver la Vita è la condizione per essere figli di Dio, per essere anzi figli di Dio tutti insieme. Così questo Verbo che abita in mezzo a noi, che abita in mezzo ai suoi, questi suoi che lo conoscono e che l’accolgono e che non sono nati da carne, per questi la condizione è di non essere noi. Perché se siamo noi siamo quella tenebra che si organizza, che si struttura e che impedisce alla Luce di entrare. La tenebra che dice “io sono”, viene condannata, perché “io sono” è un altro. E’ Dio, “io sono”. Quando Gesù dice che è Dio, è Lui, non ci può essere un altro che dice “io sono”.  Così a noi ci è chiesto in ogni momento di spostare la tenebra che siamo. Se noi la spostiamo siamo veri, siamo vivi. Ognuno di noi è tenebra però può diventare Luce se muore. Se noi continuamente cerchiamo di non essere noi, siamo, ma non noi, Lui, Lui noi, Gesù in mezzo a noi, Gesù noi, ma Gesù non noi ed anche noi. Luce nella Luce ed anche Luce. Quindi l’unico modo per essere vivi, veri è quello di non essere. E questo dobbiamo esserlo insieme. Insieme dobbiamo non essere perché si veda un solo Cristo, un solo Dio in mezzo a noi. Che noi siamo dieci o venti o cento non importa, importa che Lui sia. La verità è che dobbiamo essere un corpo, un corpo, non tanti corpi e siccome di fatto siamo tanti corpi, dobbiamo morire a questo modo di essere e di pensare, di credere più al fatto che siamo uno che tanti, di veder più ciò che ci lega che ciò che ci separa. Noi vediamo continuamente tante cose che ci dividono. E’ più vero ciò che ci lega piuttosto di ciò che ci divide, perché ciò che ci lega è l’amore, è Dio e questo, è. Per questo dobbiamo sempre convertirci, siamo tutti nuove creature. Bisogna rinnovarci e rinnovarci significa accettare intellettualmente, psicologicamente e con il cuore di morire. Che è bene così, che è bene essere l’altro, è bene fare la volontà di Dio e non la nostra. Tante volte ci diciamo in maniera rassegnata: Beh! Facciamo la volontà di Dio! Non è così! E’ volontà di Dio, quindi facciamola, perché è una cosa bella non perché non c’è altro da fare.

Siamo nelle mani di Dio, meno male che ci siamo.

 

 

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.