Il ricordo di Aurelio Lagorio alle Mariapoli del 1968 – Probabilmente di Maras

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Libro sulla Mariapoli 68

Libro sulla Mariapoli 1968

Premessa: Durante le Mariapoli del 1968, nel programma che si è ripetuto in varie parti del mondo, nel 4° giorno, si svolgeva un momento particolare per ricordare Aurelio Lagorio arrivato alla “Mariapoli Celeste” da qualche mese. Abbiamo ritrovato il testo su Aurelio, da un libro edito da Città Nuova del ’68 che raccoglieva i temi e le testimonianze di quelle Mariapoli, e che vi proponiamo di seguito. Non è dato sapere chi è stato l’autore, ma ci sembra evidente e di riconoscere la mano (e l’anima) di Maras per il modo stesso di esprimersi e soprattutto per la conoscenza profonda e diretta che aveva di Aurelio, che solo lui poteva avere.

 Aurelio Lagorio è venuto a Loppiano nel novembre 1965, aveva 19 anni. Aveva conosciuto il Movimento a Montevideo, in Uruguay, mentre si trovava solo, in attesa di completare gli studi e raggiungere i genitori che erano ritornati in Italia.

Era un giovane pieno di vita, attivo, sorridente, sempre pronto e servizievole. Aveva già sofferto molto nella vita, ma non si notava, se non per un ottimismo fiducioso e pieno di speranza che gli derivava da un abbandono semplice e abituale in Dio e da un amore tenero e filiale alla Madonna, dalla quale si sentiva amato.

Aurelio con un amico

Aurelio con un amico

Dalle confidenze fatte più tardi ai compagni di focolare, sappiamo le dure prove alle quali fu sottoposta la sua giovinezza – solitudine, fame, fatiche – ma dalle lettere che egli scrive in quel periodo ai genitori traspare una serenità, una capacità di cogliere l’aspetto positivo – a volte comico – delle situazioni anche più difficili, uno spirito fresco e dinamico, che comunicavano la pace, tranquillizzano la famiglia lontana e al tempo stesso la esortano, la rendono partecipe della sua vita e delle sue scoperte, la inteneriscono e la edificano.

Visto con gli occhi di ora, l’Aurelio che svelano le lettere di quel periodo (precedente all’incontro col Movimento) è un Aurelio sconosciuto eppur non insospettato, che meraviglia eppure, non stupisce, un Aurelio che si manifesta un giovane del nostro tempo perfettamente laico (per usare un termine che il Concilio ha messo in valore) nel quale  già ci sono i segni evidenti di quella che sarà poi la sua caratteristica: la perfezione della carità.

Un Aurelio che scherza, gioca, che studia, che si stanca, ma che ha fa tutto per amore. Una volta incontrato il Movimento, la sua vita assume una dimensione nuova e sembra muoversi come nel suo elemento: ognuno infatti lo sente perfettamente a posto, sempre libero di amare il prossimo, sempre capace di farsi tutto a tutti.

Giunse a Loppiano come focolarino per fare il periodo di prova. Qui lavorò come tutti e più di tutti, alle strade, in cucina, dette lezioni private, fece tutti i lavori che si presentarono. E fece tutto bene. Sembrava tutto naturale per lui. A volte qualcuno si meravigliava di quel suo sorriso costante, eppure sempre nuovo, che rifioriva spesso da una difficoltà immediatamente superata o da una incomprensione vinta con amore. Ma sempre tutti erano edificati dal suo modo di agire, di lavorare, di buttarsi in ciò che la volontà di Dio gli chiedeva nell’attimo presente.

Ben presto divenne capace delle cose più diverse. Le persone più difficili, le situazioni più ingarbugliate si affidavano a lui. E tutto si sistemava. I bambini gli volevano bene, i grandi si confidavano con lui, i giovani si contendevano la sua presenza.

Dopo tre anni di vita a Loppiano, non si è trovato nessuno che abbia rilevato in lui qualcosa di negativo. Mai un’impazienza, mai una parola inutile, mai un atteggiamento rigido o escludente. Gli si affidò ben presto un focolare nonostante fosse tanto giovane. Ma riusciva a fare bene ogni cosa. I giovani che sono stati con lui dicono che, alla sua presenza, erano spontaneamente spinti a mettersi in un atteggiamento soprannaturale.

“Il problema dell’autorità non esisteva con lui. Si capiva subito che amava più di tutti e a lui ci si orientava spontaneamente”. “Quando non c’era unità in focolare, aveva un modo tutto speciale di farlo notare: taceva, e quel suo silenzio era così eloquente e…obbligante, che subito si rimediava”.

“Alla sera era l’ultimo ad andare a letto e sempre veniva a darci la buona notte e spesso ci rimboccava le coperte. Al mattino era lui che svegliava tutti e il suo sorriso più d’una volta ci ha fatto pensare all’Annunciazione: era come una proposta di un disegno d’amore che Dio voleva svelarci in quel giorno e una domanda se volevamo o no accettarlo”.

“Era una mamma per noi; grazie, Maria, d’averci dato Aurelio che ci ha dato il desiderio di essere te”.

Nel lavoro si donava sempre con intelligenza ed entusiasmo. Ben presto gli si affidò di ordinare il lavoro dei tessuti. E allora metteva insieme i focolarini e prima del lavoro si dichiaravano l’amore scambievole. Poi iniziava a lavorare prevenendo tutti, trascinando tutti con l’esempio. Quando qualcuno era in difficoltà, si piegava su di lui e lo aiutava spiegando nei particolari quanto doveva fare. Organizzò il settore della suddivisione dei ritagli dei tessuti e rese più efficiente il sistema del lavoro servendosi di un nastro scorrevole che rendeva la cernita più spedita e proficua. Iniziò poi il commercio con ditte di fuori e in quell’ambiente così difficile e nuovo per lui stupì tutti per la sua capacità che dimostrava di sapere stabilire rapporti concreti sul piano commerciale, pur credendo unicamente nei valori spirituali e ideali dei quali dava sempre ed apertamente testimonianza.

Prima di incontrare un commerciante o un industriale si preparava, e preparava chi l’accompagnava, a preoccuparsi solo d’amare. “Il resto verrà in sovrappiù”. E veniva puntualmente. Un giorno di festa, durante il pranzo, i focolarini giocavano a… chiedere grazie. Chi chiedeva per sé, chi per altri, ed erano aspirazioni molto alte. Chi chiedeva la santità, chi la realizzazione dei piani di Dio sull’Opera di Maria, chi l’accelerazione dei tempi per l’unità delle Chiese. Si chiese anche a lui cosa avrebbe desiderato. E Aurelio rispose sorridendo: “Io vorrei che arrivasse un camion di tessuti…”. (era il lavoro che si attendeva da vari giorni). “Ma come fai a muoverti così in quell’ambiente, tu che non te ne intendi?” – gli chiese un giorno un focolarino. “Non lo so, rispose semplicemente, ma… basta amare”.

Era anche iscritto all’Università della Facoltà di chimica e riusciva due volte all’anno a preparare qualche esame. Anche come studente riusciva bene, dava fiducia ai colleghi e ai professori che, vedendolo di rado, apprezzavano la “sua preparazione”. In realtà studiava pochissimo, ma cercava di fare fino in fondo la volontà di Dio nel poco tempo che aveva a disposizione. “ Io so bene che non terminerò gli studi – aveva detto un giorno ad un amico – ma studio per far bene la volontà di Dio”.

Altre volte aveva avuto accenni che ora possono sembrare profezie. Per esempio che un giovane gli aveva detto di aver sognato che sarebbe morto fra due anni, Aurelio aveva risposto: “Ma vai, io morirò prima di te”. Così a un bimbo che soffriva, Aurelio si era avvicinato, lo aveva accarezzato e gli aveva sussurrato all’orecchio: “Quando sarò in Paradiso pregherò per te”. E’ certo che Aurelio non pensava di morire presto. Di fatto però, siccome era nell’amore, diceva la verità anche senza rendersene conto.

Faceva un’infinità di cose; tuttora resta un mistero come abbia trovato il tempo, ad esempio, per scrivere tante lettere. Scriveva a parenti, ad amici vicini e lontani, a giovani conosciuti di passaggio a Loppiano e a bambini coi quali sempre era in corrispondenza. Eppure non era mai frettoloso e mai superficiale. E la disponibilità era la sua caratteristica.

Aurelio sulla sinistra davanti alla sua casetta a Loppiano

Aveva sempre l’anima aperta a tutti i problemi del Movimento e della Chiesa. Ne viveva e ne faceva vivere tutti, anche i parenti lontani, che teneva puntualmente aggiornati e che impegnava, con richiesta di offerta di sacrifici quando le necessità dell’Opera lo domandavano. Al Centro del Movimento scriveva comunicando esperienze spirituali e la vita del focolare affidatogli. Parlava spesso a nome di tutti anche se il suo rapporto era personale e unico.

Aveva capito l’unità in tutte le sue dimensioni e la viveva. Aveva capito – lo dice in una lettera al suo responsabile di zona ancora prima di venire a Loppiano – che, cercando di far tutto in unità col responsabile di focolare anche se si è lontani dal focolare, amando bene Gesù Abbandonato sul posto dove la volontà di Dio ci mette nell’attimo presente, e poi essendo sempre nella carità, si può arrivare ad avere l’anima dell’Opera e quindi l’unità col Centro dell’Opera. E questa unità che aveva trovata,  riusciva a rifletterla attorno parlando di Maria e della Sua Opera, con una tenerezza filiale, con un’efficacia suadente e con una completezza che convinceva, edificava e meravigliava tutti.

Finiti i due anni di corso a Loppiano si pensò che, data la sua competenza nel lavoro dei tessuti, sarebbe stato bene si fermasse ancora là. Quando gli fu comunicata la notizia non disse nulla, gli pareva normale che fosse così. Però dopo qualche giorno gli arrivò, per un malinteso, una notizia che parlava di partenza da Loppiano. E allora nei suoi occhi si vide passare un’ombra di dolore profondo e il suo viso assunse l’espressione attonita che prendeva sempre di fronte a qualcosa che non era evidentemente volontà di Dio. E Infatti, non era volontà di Dio che Aurelio partisse da Loppiano.

Il 27 marzo, un incidente grave gli procurava una grave contusione cerebrale che immediatamente gli toglieva la conoscenza. Dopo qualche ora, nonostante l’intervento tentato d’urgenza, veniva portato a Campogiallo (Loppiano) non essendovi ormai più nessuna speranza di salvarlo. E il giorno seguente, il 28 marzo, tutta la Mariapoli in festa – festa di paradiso, cui il cielo azzurro sereno e lo scampanio gioioso delle campane facevano contorno – accompagnava il suo corpo al camposanto di Lopiano e qui riposa ormai, prima pietra della Mariapoli, di quella città industriale che la sua vita di lavoratore e di studente, di giovane puro e innamorato, di laico e di consacrato, avevano contribuito a costruire e a consacrare.

E il suo ricordo è vivo in Mariapoli e la sua presenza – invisibile ma reale – è costante. Sempre si parla di lui e ogni cosa può essere occasione perché il suo esempio, le sue azioni, il suo sorriso, insegnino qualcosa a ciascuno. E’ spontaneo rivolgersi a lui per dedicargli poesie e canzoni che sgorgano dall’anima, è spontaneo pregarlo per le varie necessità della giornata. E lui sempre risponde, fedelmente, puntualmente con la stessa delicatezza silenziose e la stessa penetrante efficacia.

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.

Comments

  1. Bellissimo, grazie.

  2. Bellissimo, grazie ad Aurelio, Maras, Luca e tutti.