Testimonianza su Maras di Adolfo Giorgio

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Adolfo Giorgio, focolarino, ha condiviso con lui lunghi tratti di vita e soprattutto l’ultimo periodo.

Adolfo Giorgio

Adolfo Giorgio

Ho potuto approfondire la mia conoscenza di Maras per alcuni anni dopo il ’73 quando per esigenze dell’Opera mi sono trasferito a Loppiano per collaborare alla scuola di formazione dei Focolarini della quale lui era allora il responsabile. La sua personalità poliedrica e ricca di intelligenza, esercitava sui focolarini un forte ascendente. Per tanti rappresentava un ideale da raggiungere e un luminoso esempio da imitare. Cosciente di questo, era molto attento a indirizzare prudentemente e sapientemente al senso dell’Opera e della Chiesa.

Malgrado, però, la sua prudenza e il suo   grande equilibrio, forse per la sua sensibilità che lo rendeva capace di intendere e di avvertire con lucidità, con delicatezza e acuta percezione estetica la realtà, non sempre riusciva a controllare il sano comportamento di alcuni che, a causa di vulnerabilità a livello psicologico, cercavano di imitarlo pedestremente con comportamenti emozionali eccessivi creando in alcuni momenti, qualche gruppetto che si separava degli altri.

Quindi, a parte qualche rara riserva, Maras è stato un eccellente formatore. Era un vero leader e sapeva interessare anziani e giovani alla sequela di Gesù. Le sue meditazioni assai seguite erano veri trattati di teologia, ma, allo stesso tempo sapeva renderle semplici e attraenti con un tocco di sapienza e una disarmante semplicità. Un linguaggio, dunque, comprensibile per tutti, piacevole e idoneo alla formazione integrale di tutta la persona.

Ha formato schiere di focolarini e, ricordo, quanto era attento nei vari avvicendamenti fra arrivi e partenze nel raccomandare a chi andava a far parte dei vari focolari nel mondo l’importanza della vita di unità e la priorità assoluta di anteporre sempre a tutto la presenza di Gesù. E’ stato un vero maestro di vita.

Poi le prove; grandi prove spirituali prima, fisiche poi. Prove provocate spesse volte dagli uomini con incomprensioni, malintesi, insinuazioni… Ricordando quei tempi, in un momento di intimità, mi confidava che mai aveva avuto risentimenti verso chiunque, ma piuttosto avvertiva l’intervento amoroso da parte di Dio che voleva manifestargli la sua predilezione. Mi diceva tutto questo con un’aria pacata e serena: segno evidente del dolore consumato. Alle prove spirituali, si sono aggiunte, poi, quelle fisiche… segnali di stanchezza, malessere diffuso e infine la scoperta di un tumore molto invasivo e invalidante: Mieloma multiplo.

Per molti anni ci siamo persi di vista. Ci siamo ritrovati alcuni anni dopo e, questa volta nello stesso focolare. Mi sono ritrovato difatti insieme con Giuseppe Garagnani, Angiolino Lucchetti e Maras, appunto, nel focolare di Piazza degli Eroi a Roma. E’ stato un periodo molto ricco per me. Se prima lo vedevo dinamico, attivo, pieno di iniziative…ora per il dolore che stava vivendo, paradossalmente, appariva ancora più grande. Scorgevo in lui una grande dignità. Gestiva bene questo suo malessere. Non lo ha fatto mai pesare e, per contro, sapeva sempre mettere a proprio agio chi lo avvicinava. Riflettendo, ho capito che tutto questo era il frutto di tutto un lavorio interiore: il dolore che sapeva generosamente trasformare in amore.
Alla domanda: “…Come stai, come va?  “…Sto male, non sto bene, ma sono sereno e vado avanti…”. Questa sua umanità attraversata ora dal dolore, ora dalle prove del vivere, ora dalle inevitabili solitudini si arricchiva sempre di più.  Oserei dire che l’esperienza del dolore lo ha talmente affinato e maturato interiormente che, forse a sua “insaputa”, in una sorta di intima conversione ha polarizzato la sua vita tutto e solo in Dio. Questo mi spiega la sua profonda e nuova libertà interiore che acquistava ogni giorno di più… Ultimamente si era molto aggravato e non era più autosufficiente. Spesso chiamava di notte. Devo confessare che mi costava un po’ essere svegliato di soprassalto. Questo mi rendeva piuttosto nervoso. Ricordo molto bene una notte, mentre lo aiutavo ho avuto la sensazione di avere a che fare con Gesù stesso. Mi sembrava di vederlo in dissolvenza: era Gesù sofferente che aveva bisogno di aiuto. Fu una sensazione molto gradevole. Improvvisamente avvertii una leggerezza e non mi costava più essere svegliato nel pieno della notte.  Al nervosismo si sostituiva la delicatezza del tratto e una gioia intima di servire. Penso che lui si sia accorto di questo mio cambiamento interiore. Con un sorriso che non dimenticherò mai: “Grazie per quello che fai per me…e grazie per il tuo modo delicato che fa tanto bene al cuore…”. Di tutto questo serbo tanta gratitudine a Dio.

Una delle ultime foto di Maras

Una delle ultime foto di Maras

In un altro momento un po’ sconfortato mi confidò: “…Ogni giorno che passa vado sempre peggiorando…chissà come andrà a finire…” Un po’ timidamente e con garbo replicai: “…Eh già Maras! occorre proprio dire “sì” una volta dopo l’altra…”.  E lui dopo un po’: ”…Proprio così,  proprio così…”.

Pur in questo stato di profonda prostrazione fisica era sempre attento e vigile. Sempre cordiale con chi veniva a trovarlo: “…Ciao! Come stai? Come è andata l’operazione del papà…e il tuo lavoro va bene?” Riflettendo capivo che l’amore che scaturiva da questi suoi comportamenti non erano improvvisati né frutto di ragionamenti. Vorrei dire che intuivo che era il frutto di un amore vissuto e depositato nel tempo in tutto il suo essere, e che ora emergeva in maniera naturale perché vita della sua vita. In una delle ultime notti che passammo a Firenze mi chiese di scrivere una lettera al medico ematologo che lo aveva in cura: il professor Alberto Bosi. Volle dettarmi una breve lettera, breve ma intensa. Fra l’altro diceva: “…E’ arrivato il tempo di “sciogliere le vele” …La ringrazio per tutto quello che ha fatto per me…Ora mi trasferisco a Rocca di Papa dove i miei amici focolarini si prenderanno cura di me…Affido la mia salute e la mia vita a Dio…Ancora grazie!”.

Una vera scuola! Per tanto tempo è stato una guida. Ora con la sua vita insegnava come si può morire con dignità e nella piena gioiosa adesione alla volontà di Dio. Gli sono molto grato per questo. Glie l’ho anche detto e lui era visibilmente contento…quasi a dire: “…Sì, è possibile…si può fare…”. Ora che Maras non è più con noi mi prende un sentimento di sconforto misto ad una intima gioia. La gioia di saperlo in buone mani. Lo sconforto perché mi manca la sua rassicurante presenza…ma avanti…come certamente lui stesso ci suggerirebbe.

Avverto che la morte rivela una vita…e la vita di Maras nella sua variegata complessità la scopriremo andando avanti nel tempo. Scopriremo sempre più il dono grande che è stato… Oserei dire per la Chiesa e per l’umanità. A questo proposito mi piace qui raccontare un episodio per certi versi serio, ma molto divertente che sottolinea un po’ in chiave scherzosa la realtà che sottende alla vita di Maras. Un giorno venne a trovarlo a Loppiano un suo antico maestro, un luminare dell’anestesia medica. Dopo avere trascorso alcuni giorni e, in qualche modo aver compreso il “segreto” di Loppiano, ci ritrovammo, una sera, per salutarlo e festeggiarlo nel salone degli incontri. Volle, poi, prendere la parola per dirci quale era stata la sua impressione.

Alla fine facendosi molto serio come se volesse dirci una cosa importante continuò: “…Cari ragazzi, ora vorrei dirvi cosa penso di quello che voi chiamate affettuosamente “Maras” per me il professor Zirondoli. Dovete sapere che io riponevo molta fiducia in lui…l’anestesia era una scienza nuova in Italia ed io avevo fatto affidamento su di lui perché divulgasse e insegnasse nelle varie Università italiane questa disciplina…Ma un giorno venne nel mio studio e con molta determinazione mi disse: “…Professore, io lascio…da un po’ di tempo ho scelto di vivere il Vangelo ed ora sento che Dio mi chiama a seguirlo…” Io a queste parole trasalii…e gli dissi: …” Ma professore, proprio perché lei vuole vivere il Vangelo deve rimanere, deve portare il Vangelo negli ospedali, nelle corsie…”. Fu irremovibile, non c’è stato verso per convincerlo ed io ero molto deluso e dispiaciuto. Devo dire che non ho mai capito questa sua scelta.

Ora qui, fra voi vedendo i vostri occhi luminosi e la vostra vita credo finalmente di avere capito…” E, spalancando le braccia come a sottolineare il peso e l’importanza delle sue parole: “…Certamente la medicina ha perso un genio e uno scienziato…e forse si è impoverita… ma la Chiesa e l’umanità intera grazie alla scelta del professor Zirondoli ha acquistato un Santo!”  E qui una scena molto curiosa: Maras che si scherniva con evidente imbarazzo mentre tutta la sala, felice e molto divertita, scoppiava in un fragoroso e lunghissimo scrosciante applauso.

 

 

 

 

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About Luca Tamburelli

Sposato e padre di fue figli, vivo in Francia, a Annonay, presso Lione. Sono amico di Maras e di moltissimi suoi amici.

Comments

  1. Lucas MAGNUS says

    Waw, che testimoninaza bella fatta da Adolfo. Ci hai portato Maras nella sua santità, che continua a formarci da lassù. Grazie Adolfo, Luca, grazie Maras, grazie a Chiara e a tutti.

  2. Grazie Adolfo di questa tua esperienza! Mi é sembrata molto bella ed equilibrata. Io sono stato otto anni a Loppiano e, mi sembra, che quello che dici di Maras, equivale alla pura veritá. Gli chiediamo che interceda per noi per poter vivere il resto della nostra vita come l’ha vissuta lui. Abbraccio dalla cittadella di O’Higgins….

  3. walter kostner says

    Grazie Adolfo, grazie Maras!

  4. grazie Adolfo di farci rivivere bellisimi momenti